Intervista al Bio-Pranoterapeuta Luigi De Falco

Domanda. “Buon giorno, per prima cosa vorrei chiederle cos’è la pranoterapia e qual è l’etimologia del nome”

Risposta. “La pranoterapia è la tecnica di guarire diverse malattie attraverso il solo utilizzo delle mani. Non è una scienza ma una disciplina e come tale è tutelata. Il nome deriva dal sanscrito “Prana”, che è l’energia vitale, posseduta da tutti con maggiore o minore intensità”

D. “Come opera il pranoterapeuta?”

R. “Beh vi sono diverse figure di pranoterapeuta e diverse modalità curative. Tutte però si basano sull’azione di questa energia vitale e vitalizzante. Compito del pranoterapeuta è ristabilire l’equilibrio psicofisico delle energie, ricreare una situazione di armonia interiore, un’armonia tra il “Sé”, l’”Es” e l’Universo.”

D. “Quando nasce la pranoterapia?”

R. “Le tecniche pranoterapeutiche risalgono alla notte dei tempi. Il concetto induista di karma ne è alla base. Anche nel Medioriente ed in Egitto si è iniziata ad utilizzare tale pratica in tempi risalenti. La diffusione, sebbene occulta e legata a riti orfici, ha fatto il suo ingresso in occidente col contatto tra cultura greca e cultura persiana e, nel corso del Medioevo veniva insegnata come tecnica consentita solo a determinati iniziati al neoplatonismo. Tuttavia è nel settecento che ha una diffusione più palese e poi dall’ottocento ad oggi è stata studiata dalla Parapsicologia che ne ha cercato una correlazione scientifica, afferente alla fisica ed alla medicina.”

D. “In che senso una connotazione scientifica?”

R. “Nel senso che i flussi energetici sono stati definiti tecnicamente come “biofotoni celebrali” cioè la mente del pranoterapeuta produce queste onde elettromagnetiche che vanno a curare la parte danneggiata da uno squilibrio. Esistono tre tipi di onde fondamentali:
Le onde Theta che , da 4 a 6 Hz riattivano le funzionalità articolari e muscolari, da 6 a 7 Hz effettuano una azione di ripresa cellulare degli organi, da 7 ad 8 riattivano il sistema immunitario ed il subconscio.
Le onde Alfa che, da 8 a 12risolvono problematiche respiratorie, infiammatorie, circolatorie ed eliminano le tossine, da 12 a 13 riattivano le funzionalità mentali (capacità di calcolo, ragionamento, intuizione, memoria visiva, a breve termine ed a lungo termine). Le onde Beta da 13 a 19 Hz riattivano la realtà conscia cioè volontà e più in generale personalità individuale. ”

D. “Esiste una connessione tra pranoterapia, data l’etimologia, ed i Chakra dei popoli di lingua sanscrita”

R. “Senz’altro, ed è questa forse proprio la base dei trattamenti biologico-medici prano- teraupeuti, esistono, infatti, diverse sfere d’azione armoniche del nostro corpo, ovemai una di queste fosse disarmonica opera il pranoterapeuta. Esistono, infatti, diversi chakra corrispondenti a differenti azioni di malessere che, tramite l’azione terapeutica, si riequilibrano, sono sette:

Il Muladhara chakra (o centro basale, plesso radicale, chakra della radice)

Questo centro sottile dai 4 petali viene collocato tra l’ano ed i testicoli o la vagina, nel perineo. Sarebbe collegato a reni e ghiandole surrenali. Le sue funzioni fisiologiche riguarderebbero la produzione delle ossa e le attività riproduttive. Perdite materiali (p.e. una perdita in borsa) chiuderebbero questo chakra. Da questo chakra arriverebbe una “energia terrestre” e la sua chiusura produrrebbe la sensazione che “manchi la terra sotto i piedi”.

Ha come simbolo geometrico il triangolo con un vertice in basso racchiuso in un quadrato, emblemi il primo dell’organo sessuale femminile e il secondo dell’elemento Terra; in esso dorme Kundalini. Il loto presenta quattro petali. Il suo Mantra-seme è Lam, La divinità preposta a questa ruota è Brama, la sua energia vitale prende il nome di Savitiri o sposa del creatore.

Il significato del nome di questo chakra è «radice», ovvero principio-energia capace di assicurare sviluppo e nutrimento a ogni cosa. È orientato verticalmente con l’apertura dell’imbuto verso la Terra. La sua funzione principale sarebbe legata al corpo materiale, all’istinto di sopravvivenza e produrrebbe un senso di armonia fisica e mentale in rapporto alla natura, soddisfacendo i bisogni primordiali quali il cibo, l’acqua, l’aria, il riposo. Poiché ha solo un polo, tenderebbe ad essere un po’ più grande degli altri chakra.

Swadhisthana chakra (o centro pelvico)

Questo centro sottile gravita attorno al Nabhi, come un satellite, delimitando così la regione del Void. È il solo chakra mobile. È situato sotto il ventre, circa due dita sotto l’ombelico, alla base del canale destro, Pingala Nadi. Controllerebbe l’apparato riproduttore, le gonadi, le ovaie, l’utero, la vescica, la prostata. Grazie ad esso l’uomo e la donna godrebbero ed offrirebbero piacere sessuale. È descritto come un centro molto energetico, soprattutto nell’uomo che durante l’orgasmo emetterebbe con lo sperma una grande quantità di energia (in Cina l’eiaculazione viene anche chiamata “piccola morte”).

Ha come simbolo geometrico la falce di luna racchiusa in un cerchio, emblema dell’elemento Acqua; i petali del loto sono sei. La divinità preposta è Varuna, la sua energia vitale o Shakiti è Saravai. Le ghiandole endocrine che sarebbero associate a questo chakra sono le gonadi ed ovaie. È di colore arancio, è bipolare ed orientato orizzontalmente.

Svadhisthana è legato al mondo materiale, al piacere fisico, alla gioia di vivere, al desiderio. Un suo cattivo funzionamento deriverebbe da conflitti nella sfera sessuale, come tradimenti, abusi, litigi.

Manipura chakra (o del plesso solare)

Questo centro è chiamato anche Nabhi e si trova nella regione del plesso solare appena sotto il diaframma. Viene associato al benessere individuale e collettivo, all’accettazione del prossimo, alla forza di volontà individuale. Sarebbe legato allo stomaco, all’intestino, al fegato, alla colecisti, alla milza, al pancreas. Si bloccherebbe a causa di grandi spaventi (con contrazione dello stomaco) o per reazione a situazioni o persone che non vengono accettate e tale blocco provocherebbe incapacità di rimanere calmi, scoppi d’ira, iperattività, disturbi di origine nervosa. L’elemento di questo chakra è il fuoco. Ha come simbolo geometrico il triangolo equilatero. I petali del loto sono dieci. Il mantra-seme è Rang, la sua energia vitale è Bhadraki. È di colore giallo, è bipolare ed orientato orizzontalmente.

Anahata chakra (o centro del petto o del cuore)

Questo chakra sarebbe situato al livello del plesso cardiaco, dietro lo sterno, nell’asse del midollo spinale. In esso, fino all’età di 12 anni, sarebbero prodotti gli anticorpi, inviati nel “sistema sottile” (un concetto della filosofia indiana la cui esistenza non ha però riscontro scientifico) contro gli attacchi esterni a corpo e psiche. Lo sviluppo non corretto o il blocco del chakra del cuore causerebbero sentimenti d’insicurezza. Da questo chakra centrale dipenderebbero tutti gli altri. Sarebbe la sede dello Spirito, la fonte della forza onnipotente, manifestata in Shiva. Tale chakra viene associato ad una personalità sana e dinamica, piena di amore e compassione e all’amore per la famiglia. Si chiuderebbe in caso di conflitti in famiglia, abbandono, perdita di un caro. Tale chiusura si ripercuoterebbe col tempo su cuore e polmoni e causerebbe polmoniti, asma, malattie cardiache. Questo chakra sarebbe associato anche al timo.

Ha come simbolo geometrico il doppio triangolo incrociato. I petali del loto sono dodici. Il Bijia-mantra è Vam, la divinità è Isana e la sua energia vitale è Bhuvanesvari. È di colore verde, bipolare, orientato orizzontalmente e il suo elemento è l’aria.

Vishudda chakra (o centro della gola)

Questo chakra si situerebbe a livello del pomo d’Adamo nell’uomo e nell’incavo della gola nella donna e sarebbe responsabile del funzionamento del collo, della lingua, della nuca, della bocca, delle orecchie, del naso, dei denti. Attraverso esso si attuerebbe la comunicazione con gli altri e con le divinità e sarebbe la fonte dei mantra che si cantano. A livello fisiologico, controllerebbe il funzionamento della tiroide. Con il chakra aperto la persona comunicherebbe con voce chiara e ferma, mentre si chiuderebbe quando viene bloccata l’espressione della propria personalità e quando c’è insoddisfazione per il proprio lavoro o per i propri studi. La chiusura causerebbe mancanza di voce, torcicollo e malattie della gola e della tiroide.

Questo chakra ha 16 petali, ha come simbolo geometrico il triangolo equilatero nel quale è inscritto un cerchio, emblema dell’elemento etere (Akasa). Il Mantra-seme è Ham. La divinità preposta è Sadasiva e la sua energia vitale è Sakini. È di colore blu, bipolare, orientato orizzontalmente. Quando sviluppato, conferirebbe infatti il potere di esprimersi e parlare in modo estremamente persuasivo e convincente.

Ajna chakra (o centro frontale o terzo occhio)

Questo centro nel corpo fisico è rappresentato dall’incrocio dei due nervi ottici nel nostro cervello (il “chiasmo ottico”) e controllerebbe il funzionamento della ghiandola pituitaria e gli occhi. Un affaticamento eccessivo della vista (per cinema, televisione, computer o lettura di libri) nuocerebbe a questo chakra che sarebbe anche danneggiato dai cattivi pensieri. Influenzerebbe il mesencefalo. Questo chakra permetterebbe di pensare al futuro, creare progetti, di sviluppare percezioni extrasensoriali come la capacità di vedere senza l’uso del senso della vista, di raggiungere stati mistici, di percepire la cosiddetta aura (un presunto campo che circonderebbe le persone, ignoto alla scienza, da non confondere con ciò che viene chiamato aura in medicina) e di viaggiare nel cosiddetto “piano astrale”. Il chakra si chiuderebbe in caso di delusioni per la mancata realizzazione di un progetto di vita. Gli squilibri si manifesterebbero attraverso incubi, fenomeni psichici incontrollati o sgradevoli, mancanza completa di sogni, confusione mentale e con malattie collegate alla vista e mal di testa frontale.

Sui due petali del loto vi sono le lettere Ham e Ksam Contiene la rappresentazione della sacra sillaba Om, sintesi di tutti i mantra. La divinità preposta è Shambu e la sua shaki è Sidda-*Kali. È di colore viola, bipolare, orientato orizzontalmente.

Sahasrara chakra (o centro coronale o dei mille petali)

Sarebbe situato nella ghiandola pineale e costituito dalla riunione dei sei chakra. Sarebbe uno spazio incavo, sui bordi del quale si troverebbero mille nervi. Questi nervi si potrebbero vedere sezionando il cervello trasversalmente. Prima della realizzazione del sé questo centro è chiuso dall’ego e dal superego. Illuminato dal risveglio della kundalini, diventerebbe simile a un fascio di fiamme dai sette colori che si integrano creando infine una fiamma di colore cristallo chiaro. Ciò corrisponderebbe alla libertà assoluta, alla gioia dello spirito, alla serenità, alla relazione tra la coscienza dell’individuo e quella dell’universo. Questo chakra si chiuderebbe in caso di “quasi svenimento” per evitare la perdita di coscienza e la fuoriuscita dell’anima. Fisicamente si manifesterebbe con vitiligine e vertigini e nel campo psicologico con noia, insoddisfazione, odio verso Dio.

Ha nel suo cuore un loto più piccolo a dodici petali in cui è inscritto il triangolo chiamato Kamakala, che simbolicamente raffigura la sede della Shakti Suprema, cioè la “forza cosmica” non individualizzata. Nei mille petali del loto sono contenute tutte le lettere dell’alfabeto sanscrito. È di colore bianco ed è orientato verticalmente con il relativo imbuto che punta verso il cielo.

D. “Perfetto, se vuole darci informazioni circa la sua attività e dove opera”

R. “Allora, sono bio-pranoterapeuta e mi chiamo Luigi De Falco, ricevo solo per appuntamenti a Pomigliano d’Arco (NA), il mio numero è 3385429284”

D. “La ringrazio della disponibilità”

R. “Di nulla, è stato un piacere”

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