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Nel 2006 usciva per le Edizioni Dell’Albero/COME di Milano il mio libro Il nemico che non c’è. L’invenzione a tavolino di storia e identità, in cui affrontavo con alcuni esempi storici la questione di come identità nazionali e loro simbologie, appartenenze e nemici vengano sistematicamente inventate e fatte assimilare a comunità, gruppi, popoli dalle forze dominanti violentando la realtà storica attraverso innumerevoli strumenti di diffusione di stereotipi, di minimizzazione o ribaltamento di eventi e di uso del criterio “due pesi e due misure”.
Il falso della Battaglia di Roncisvalle
Ricordavo, ad esempio, che la Battaglia di Roncisvalle (778 d.C.) che è alla base dell’epica tardo medievale e rinascimentale e di tradizioni popolari come quelle dei “pupi” e delle decorazioni dei carretti siciliani, non fu affatto un agguato dei perfidi Mori musulmani alla retroguardia carolingia ma una imboscata contro di essa realizzata dai cattolicissimi Baschi, che venne però trasformata dai poteri cristiani in eroico scontro fra la “Vera Fede” impersonificata dai Paladini franchi contro quella falsa dei cosiddetti “maomettani”.
Quel falso, che ebbe nella elaborazione e diffusione della Chanson de Roland (XI secolo) il suo strumento principale di diffusione a livello dotto e delle corti feudali e nell’azione di schiere di cantastorie a livello popolare, ha influenzato l’epica e l’etica occidentali per secoli, ma anche l’onomastica, la concezione stessa del rapporto fra cavalleria e “guerra giusta”, le forme di demonizzazione del nemico islamico, le modalità di educazione scolastica e non è un caso se Guglielmo di Malmesbury, nella sua cronaca, ci narra che alla vigilia della Battaglia di Hastings del 1066 (che vedrà la sua vittoria sul sovrano sassone Harold) il sovrano normanno Guglielmo il Conquistatore intonava passi della Chanson de Roland e se l’”Arazzo di Bayeux, massimo documento iconografico dell’autoglorificazione della conquista normanna dell’Inghilterra, è esso stesso concepito sui canoni della Chanson de Roland.
Criminalizzazione del dominio islamico
In effetti, la falsificazione della verità storica sulla Battaglia di Roncisvalle se in Sicilia serve proprio ai Normanni a criminalizzare un passato di dominio islamico socio-economicamente più positivo per le plebi rurali (che non vi soggiacevano al servaggio della gleba) rispetto al presente del loro feroce sistema feudale, altrove in Europa viene usata come mito fondatore del rapporto privilegiato fra le genti franche (e i loro sovrani) e Dio nella lotta contro ogni nemico, criminalizzato e satanizzato; una concezione che verrà ripresa di volta in volta nei secoli da altri poteri occidentali, come quelli britannici, germanici, ecc. .
I Quattro Mori della Sardegna
Altre volte, i simboli che i popoli si trovano a considerare propri e da innalzare contro gli oppressori stranieri non sono altro che elementi creati da qualcuno di quegli oppressori per arruolare gli oppressi contro altri nemici reali o immaginari. Così, ad esempio, il simbolo dei “Quattro Mori” orgogliosamente utilizzato in Sardegna (e oggi vessillo ufficiale della Regione oltre che, dalla Prima Guerra Mondiale, della “Brigata Sassari” dell’Esercito Italiano) da autonomisti e indipendentisti è stato in effetti coniato da quegli Aragonesi che completarono nel 1420 con campagne militari devastanti la conquista della Sardegna iniziata nel 1326, ponendo fine all’ultima realtà autonoma dell’Isola, il Giudicato di Arborea; quel simbolo, in effetti appare già in sigilli aragonesi del 12811 e non ha alcuna origine sarda ma anzi viene imposto alla Sardegna dai suoi oppressori.
Il Kilt come costume tradizionale scozzese
Così oggi innumerevoli riferimenti letterari, cinematografici, televisivi e brands commerciali di whisky o di merendine ci inducono a credere che il kilt, di tessuto a righe incrociate di distinti colori (decorazione detta anche merceologicamente “scozzese”) sia da tempo immemorabile il costume tradizionale degli Scozzesi e che con quel tessuto usato a gonnellino combattessero gli indipendentisti alla Braveheart e perfino i montanari delle Higlands contro i Romani. In realtà la storia è ben diversa, come hanno dimostrato storici come Trevor-Roper e Thiesse.
Nel 1727, il proprietario (inglese!) di alcune ferriere del Lancashire assunse taglialegna scozzesi per abbattere alberi nelle Highlands da usare come combustibile nelle sue aziende; i suoi poveri manovali usavano per coprire le gambe un plaid a tinta unita senza tagli né rifiniture (non potendosi permettere il costo di abiti come i pantaloni), che serviva loro anche come coperta per dormire nelle baracche; visto che quei plaids rallentavano il lavoro, l’Inglese fece ideare da un sarto militare (altrettanto inglese) miglioramenti al plaid, introducendo pieghe e tagli per favorire i movimenti delle gambe ed egli produsse il kilt che si diffuse rapidamente fra gli Scozzesi.
Pochi decenni dopo, dopo la rivolta scozzese giacobita fallita, i monarchi britannici proibirono tutti gli abiti scozzesi diversi da quelli inglesi, con l’eccezione di quelli dei reggimenti scozzesi dell’esercito inglese; quando nel 1782 il divieto fu abolito, il kilt venne adottato soprattutto dalle classi superiori scozzesi, peraltro largamente anglicizzate, sia sotto la spinta delle tradizioni militari, sia, nel XIX secolo, del romanticismo neo-celtista sviluppatosi a partire dalla nascita (sotto l’egida di Walter Scott) nel 1820 della Celtic Society a Edimburgo. Ed è proprio questa società che nel 1822 inventa la tesi secondo cui nell’antichità il kilt (che in realtà non esisteva) era decorato con righe diverse a seconda del clan di appartenenza, tesi che viene immediatamente fatta propria e usata da un industriale tessile (inglese) che elabora una serie di modelli di decorazioni di kilts in un catalogo abbinandoli ai diversi clans, per incrementare le vendite.
Quello stesso anno, in occasione della visita di re Giorgio IV ad Edimburgo, gli organizzatori dei ricevimenti (fra cui Scott) impongono ad ogni clan di presentarsi con i kilts del catalogo e perfino il re accetta di indossare un kilt. Per rafforzare la campagna di falsificazione, i fratelli Allen producono un falso manoscritto del XVI secolo con le raffigurazioni degli abiti scozzesi e arrivano a sostenere che quei kilts di diversa decorazione erano diffusi in tutta l’Europa medievale come eredità “celtica”!
Un altro meccanismo di costruzione di identità e superiorità fittizie è dato dal trattare in modo differenziale gli eventi che accadono a chi ci viene presentato come appartenente al “noi” ed a chi ci viene presentato come appartenente ad un “loro” che spesso è semplicemente un modo per costruirlo come nemico; si tratta ovviamente della base del razzismo moderno, fondato sulla duplice menzogna dell’esistenza di distinte razze umane (dimostrata falsa dagli studi di genetica) e della superiorità di quella “bianca”, come dell’omofobia, dell’antisemitismo come dell’islamofobia, ecc., ma questo processo influenza in forme talora meno evidenti anche il pensiero e l’azione di chi rifiuta il razzismo, aborre il fascismo, combatte l’antismitismo e l’omofobia, ecc. .
La 2° Divisione Corazzata Waffen-SS Das Reich
Nel giugno 1944, dopo lo sbarco alleato in Normandia, fra le truppe naziste trasferite in Francia dal Fronte Orientale vi è la 2° Divisione Corazzata Waffen-SS Das Reich, alcuni reparti della quale saranno responsabili il 10 giugno dell’unica distruzione di un intero villaggio, Oradour-sur-Glane (giustamente lasciato allo stato di macerie come luogo di memoria, per decisione di De Gaulle, dal 1945), dove vennero massacrati 642 uomini, donne e bambini francesi2, un evento noto a tutti in Francia ed a molti in Europa.
Crimini nazisti in Bielorussia e Ucraina
Meno noto e quindi meno esecrato in Occidente è che quella Divisione nelle sue operazioni sul Fronte Orientale aveva partecipato a varie stragi di Ebrei, ad esempio a Minsk in Bielorussia3 dove furono trucidati 920 Ebrei e distrutto non uno, ma 648 villaggi russi, ucraini e bielorussi! Ancora meno noto è che proprio il simbolo di quella divisione4 sia usato da movimenti suprematisti bianchi in USA, dai neofascisti italiani di “Terza Posizione” in passato (e oggi spesso da “Forza Nuova”) e soprattutto sia il simbolo della formazione neonazista ucraina detta “Battaglione AZOV” che ha avuto un ruolo importante nel golpe ucraino del 2014, come reparto integrato nella Guardia Nazionale e poi (divenuto Reggimento Motorizzato) nell’Esercito Ucraino, nei crimini di guerra contro le genti del Donbass dal 2014 al 2022 e infine nella difesa di Mariupol durante l’invasione russa del 20225 e presentato da alcuni servizi RAI semplicemente come “reparto d’elite.
Appare quindi evidente che gli stessi crimini di nazisti e collaborazionisti (francesi, italiani, ucraini, belgi, norvegesi, baltici, croati, slovacchi, ecc.) al loro servizio sono giudicati assai più gravi e mostruosi se commessi verso i villaggi occidentali che verso quelli della Polonia, della Yugoslavia, della Grecia e soprattutto dell’URSS, forse anche perché alle aggressioni naziste contro quelle terre (Polonia esclusa) hanno attivamente preso parte le truppe italiane.
L’assalto neofascista alla sede della CGIL
Il 5 ottobre 2021 militanti neofascisti assaltavano la sede nazionale della CGIL a Corso d’Italia a Roma; lo sdegno per tale atto che ricorda quelli di un secolo prima è stato enorme e apparentemente unanime, anche se lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste chiesto a gran voce da Sindacati, ANPI e tanti altri sulla base delle norme della Costituzione e delle leggi Scelba e Mancino non è poi avvenuto, e si è svolta una imponente manifestazione antifascista unitaria a Roma.
La strage di Odessa
Il 2 maggio 2014, orde di militanti neonazisti fatti affluire da altre città attaccavano la Casa dei Sindacati di Odessa in cui si erano rifugiati manifestanti contrari al golpe avvenuto a Kiev e che erano stati aggrediti in piazza; oltre 50 uomini e donne furono massacrati (bruciati vivi o colpiti mentre cercavano di scampare alle fiamme) in quell’occasione: non un minuto di sciopero, non una manifestazione sindacale, non una condanna del governo di Kiev, che ha insabbiato ogni indagine sulla strage nazista in Ucraina e che celebra come eroi i collaborazionisti degli hitleriani nella seconda Guerra mondiale, sono mai avvenuti in 8 anni!
La rivolta della Corazzata Potëmkin
Di Odessa, al più si ricorda l’episodio della rivolta nel 1905 della gente della città e della Corazzata Potëmkin reso celebre dal film di Eisenstein degli anni ’30, sempre quando non si trasformi falsamente (come ha fatto un servizio Rai nel marzo 2022) quella rivolta anti-zarista in “rivolta antibolscevica”! Non si ricorda il massacro perpetrato in quella città di oltre 30.000 Ebrei da Tedeschi e Rumeni il 22-24 ottobre 19416 forse anche perché Odessa era retrovia dei marinai italiani inviati da Mussolini e di base a Mariupol.
Insomma come ci sono per l’Occidente profughi di guerra di serie A, giustamente accolti e aiutati, ed altri di serie B, lasciati crepare in mare o nelle foreste o rimandati ai lager libici o trattenuti in centri detentivi, così ci sono vittime del nazifascismo di serie A, da commemorare, e di serie B, da rimuovere o minimizzare, perché né il germe del razzismo e del suprematismo fascista, né quello della mistificazione storica sono mai stati estirpati davvero.
Note
- https://www.regione.sardegna.it/j/v/2576?s=1&v=9&c=6554
- https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Oradour-sur-Glane
- https://berlinomagazine.com/2020-das-reich-la-divisione-corazzata-piu-feroce-delle-ss-autrice-dei-massacri-di-minsk-tulle-e-oradour-sur-glane/
- https://it.wikipedia.org/wiki/2._SS-Panzer-Division_%22Das_Reich%22#/media/File:SS-Panzer-Division_symbol.svg
- http://anpimirano.it/2014/i-simboli-nazisti-ufficializzati-in-ucraina-a-livello-statale/foto5/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_d%27Odessa
Non saranno mai estirpati. Troppo funzionali ai sistemi basati sulla delega del potere