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Che cos’è il conformismo?
Il conformismo è un cambio di atteggiamento dovuto dall’influenza attuata da un gruppo o di una persona su di un’altra persona o su un altro gruppo. Il soggetto che subisce l’influenza si conforma, agisce come agiscono gli altri, modifica il proprio pensiero rispetto a una norma o un proprio ideale per conformarsi al gregge. La conseguenza del conformismo è l’obbedienza. Veniamo indotti a credere quello che il gruppo o la persona vuole, e a volte, crediamo nel reale e avvenuto cambiamento di rotta personale.
E che cosa succede quando le richieste di conformismo degli altri collidono con la propria coscienza? Molti psicologi in passato hanno fatto determinati esperimenti per spiegare il conformismo. Tra i più eclatanti quello di Milgram noto psicologo sociale. Gli esperimenti di Milgram (1965, 1974) noti come esperimenti sulla norma dell’obbedienza all’autorità, testano ciò che succede quando le richieste di un’autorità entrano in collisione con quelle della coscienza di chi riceve la richiesta. Essi sono ricordati come gli esperimenti più famosi e nefandi negli annali della psicologia scientifica (Benjamin e Simpson, 2009).
L’esperimento di Milgram vuole descrivere un determinato tipo di conformismo che mira a mettere in luce il comportamento e la condotta. L’esperimento vede coinvolte diverse persone a cui vengono assegnati rispettivamente dei ruoli specifici: uno sperimentatore austero in camice bianco assegna casualmente ai partecipanti, a uno di insegnante e all’altro di alunno. L’insegnante ha dinanzi a sé un falso generatore di corrente ed è autorizzato a somministrare delle scosse più o meno forti in base all’errore del suo alunno. Lo sperimentatore incita l’insegnante a somministrare scosse sempre più forti, quando l’errore è più grande.
Milgram fu sorpreso del risultato dei suoi esperimenti. Si aspettava un basso livello di obbedienza, invece quello che ha dimostrato, è quanto la gente sia disposta a conformarsi anche a pressioni minime.
Ci vuole coraggio a non conformarsi. Ed è arrivato il tempo di sentire e agire abbandonando pregiudizi, stereotipi, di sentirsi liberi di esprimere la propria idea, anche se questa va a collidere con quella degli altri.
Pierpaolo Pasolini: un esempio di anticonformismo
Pierpaolo Pasolini è definito l’ultimo degli intellettuali, l’intellettuale per eccellenza del ventesimo secolo. Ha sfidato il mondo politico fascista e non, in una società fatta di piccoli e medio borghesi ottusi e chiusi. La sua morte ancora oggi è avvolta nel mistero, ma il suo “Io so”, dava troppo fastidio. Una penna pronta a sfidare i capricci del tempo, senza aver paura di alcunché. Un uomo anticonformista per eccellenza: “Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano”, così almeno amava affermare lui stesso. Un uomo che ha subito 33 processi, divenuto capro espiatorio di una italietta piccola e gretta. A cento anni di lui, così gli abbiamo fatto gli auguri.
É arrivato il tempo di esplorare la coscienza
Milgram ci ha voluto dimostrare cosa succede quando le richieste di un’autorità entrano in collisione con la coscienza di chi riceve la richiesta. Ma che cos’è in realtà la coscienza? Ci sono stati, ci sono e ci saranno molti dibattiti al riguardo, menti luminari come Freud e W. James hanno avuto un acceso dibattito. Nel suo saggio “Esiste la coscienza?” James scrive dei suoi dubbi sull’esistenza di essa.
Freud dal canto suo ci ha parlato dell’Io e dell’Es e del Super Io, del conscio e dell’inconscio. Jung invece ha esplicato il suo concetto di Archetipo: “è un indispensabile correlato di inconscio collettivo, indica l’esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti ovunque e dovunque” (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo; Bollati e Boringhieri).
Il tempo del coraggio e della comunicazione…
È il tempo della comunicazione, del coraggio di dire no al conformismo e non obbedire. Uno dei migliori modi per comunicare è alla Calvino. Quest’anno non è solo il centenario di Pasolini, ma anche di Calvino. Italo Calvino è stato un personaggio di grande spessore, un brillante scrittore, un uomo dalle mille splendide sfumature e sfaccettature. Ha combattuto con i partigiani prendendo parte alla resistenza e da quella esperienza è nato il romanzo: “I sentieri dei nidi del ragno”, un viaggio emozionante dove non racconta storie di eroi noti a tutti, ma di uomini comuni, goffi, stanchi e fin troppo umani, con un linguaggio forbito di immagini calviniane, dove colori e odori prendono forma.

Il tempo di comunicare attraverso le favole e le fiabe…
Un altro modo di comunicare favoloso sono le favole e le fiabe, comunicare tra grandi e piccini, da sempre. Un modo di comunicare antichissimo quello della fiaba che risale addirittura alla preistoria, a differenza della favola non ha una morale, nella fiaba ci sono personaggi magici, luoghi fantastici abitati da umani, maghi, streghe, gnomi, re e regine. La favola condanna il vizio umano, ha una morale e i personaggi sono per lo più animali. È il tempo di comunicare attraverso le fiabe.
Tic tac, tic tac il vuoto della casa è riempito dal ticchettio dei tanti orologi che colleziono. Non mi dà fastidio, quel ticchettio. Forse solo un po’, quando la memoria mi porta indietro di molto tempo. Quel tempo che non passa, ma scorre.
Per tutta l’eternità ho desiderato di non crescere, senza pensare a che cosa ne avrei fatto di quel desiderio avverato, disperso ormai nella sua completa solitudine. Nulla, così un giorno mi sono svegliato, deciso ad aggiustare orologi. Forse chissà, in quel modo mi sono detto che avrei sistemato anche le cose.
Alcuni antichi orologi a pendolo hanno un meccanismo assai delicato, che in pochi sanno maneggiare. Io preferisco riparare le sveglie. Ora però quell’ingranaggio che non vuole tornare a posto, mi sta dando particolarmente fastidio, così lascio stare e mi dirigo in giardino. Il fiume vicino alla mia abitazione fluisce silenzioso, senza affrettarsi troppo. Il veliero di capitan Uncino arenato sulla sponda leggermente fangosa ma verdeggiante, sembra un dio decaduto che viene ingoiato da un’oasi di sabbie mobili. Mi avvicino. Tic tac. Forse è arrivato il momento di fare quel viaggio che da un po’ invade le mie fantasie. Prendo l’essenziale e salpo con quel veliero che fiero e resiliente ha resistito all’usura cui il tempo l’ha sottoposto.

Tic tac.
Devo qualcosa a qualcuno.
Ok, forse molto più di qualcosa.
Tic Tac.
Il tempo che non passa, ma scorre… questo lo so bene, sono Peter Pan.
Il tempo di cancellare la parola violenza
È il tempo di cancellare la parola violenza, mettere da parte la parola razza. Di deporre le armi, da troppo tempo si combattono guerre, talmente tanto tempo che l’essere umano non ricorda nemmeno più perché sta combattendo. È la violenza di massa del novecento che però scuote gli animi e preoccupa gli antropologi.
Il tempo di tornare a creare legami
Sin dalla nascita, l’essere umano crea dei legami. Dapprima in una diade tra caregiver e bambino, poi pian piano con il resto del mondo. Nonostante la visione solipistica, l’uomo è un animale sociale. Eppure pensa troppo spesso a se stesso e ai propri interessi. Gli è necessaria la compagnia nonostante non abbia paura della solitudine. Quante contraddizioni in corpi fatti di carne ma che si sentono di carta. Non arrendersi all’idea di un essere unico ed egocentrico ma di un essere capace di creare dei legami, questo ce lo ha raccontato molto poeticamente Antoine de Saint Exupéry nel suo “Piccolo principe” e ce lo hanno dimostrato noti psicologi come Bowlby e Ammaniti.
Il tempo di riflettere sul senso di comunità
Dopo aver capito l’importanza di creare dei legami, possiamo riflettere infine sul senso di comunità.