Di Riccardo Renzi1 e Federico Renzi2
Il presente contributo3, in comune accordo tra gli autori, intende indagare le vicende che hanno portato alla costruzione della chiesa del Divo Francisco in Fermo. I primi insediamenti degli ordini mendicati a Fermo coincidono con l’aumento demografico e la parziale ristrutturazione urbanistica della Città. Ciò fu il risultato della forte crescita economica che avvenne tra il 1210 e il 1255.





I primi che si stanziarono nel territorio attorno alla città furono i domenicani, il cui insediamento sarebbe antecedente al 1233. Quasi contemporaneamente si insediarono anche i frati minori conventuali in prossimità dell’angolo nord-est della cinta romana di epoca augustea4. Secondo i due storici locali Parisciani e Tomei, il primo nucleo della comunità di frati minori, accampati fuori città dal 1217 al 1223, si sarebbero stabiliti entro le mura, nei pressi della porta San Leone, per volere del vescovo Filippo II (1229-1250), il quale concesse ai frati la piccola cappella di San Leone, dipendente dal monastero di San Savino.
La cappellina doveva trovarsi in prossimità della cinta muraria sud della Città, porta San Leone, sarebbe poi divenuta porta Romana5 e poi porta Marina, dunque, l’attuale zona in cui sorge la chiesa di San Francesco. Le cronache dell’epoca risultano essere molto avare di informazioni, esse si limitano a riferire che la cappellina di San Leone venne poi occupata dalle religiose di Santa Marta e fu attiva sino al 15766.
Il vescovo diede loro la possibilità di costruire una nuova chiesa, così intrapresero subito la costruzione della chiesa di San Francesco. La costruzione in opus lateritium fu terminata nel 1245 e dedicata al Divo Francesco. La facciata che possiamo ammirare oggi è quella realizzata dell’architetto Pietro Augustani da Como (1741-1815)7, che andò a rinforzare il vecchio portale del 1604. In alto è possibile ammirare una fascia di piccoli archi.
L’abside, poligonale, alta e robusta, già consolidata nel 1894 dall’architetto Giuseppe Sacconi, è stata rafforzata nei primi anni Ottanta del Novecento. Il campanile: è stato eretto nel 1425 ed è ornato con maioliche e duplice fila di archetti. Interno: la chiesa si compone di tre navate, divise da possenti colonne cilindrine, che reggono volte di eguale possenza.
Nel 1931 vennero tolti gli intonaci e furono riportati alla luce gli affreschi originali. Nel 1951 vennero demoliti gli altari laterali e riportate alla luce le grandi finestre trilobate. Le vetrate istoriate vennero realizzate tra il 1952 e il 1957, su disegno di Joyce Pawle Salvadori. Misure: la chiesa misura 54,82 m di lunghezza e 21,61 di larghezza. Cappella del SS. Sacramento: La cappella fu voluta dalla famiglia Euffreducci.
Il monumento funebre fu fatto erigere nel 1527 da Celanzia degli Oddi al figlio Ludovico Euffreducci8, signore di Fermo. Il monumento è opera dello scultore Andrea Sansovino. Il guerriero è vegliato da una Madonna che si affaccia in un tondo. Sul sarcofago adagiata la statua dell’Euffreducci dai lineamenti distesi e giovanili. All’angolo della cappella, entro una nicchia ogivale, affreschi di scuola marchigiana del XV secolo, venuti alla luce nel 1931. Nella parte superiore una scena di Annunciazione. Nel mezzo si ha una Crocifissione. Ai lati San Bernardino da Siena, vescovo indefinito, San Pietro e Sant’Antonio Abate.
Al centro della chiesa è presente l’altare maggiore in stile gotico eretto nel 1955. Sotto la mensa, in un’urna di marmo rosso, il corpo di Beato Adamo Adami, morto nel 1277. Nelle navate laterali, ferri battuti del fermano Mario Bracalenti. Nella navata di sinistra, un affresco del Quattrocento che ritrae la Vergine che piange il Cristo Morto, ai lati dei soggetti: Sant’Antonio Abate, Giovanni Evangelista e San Francesco. Degne di nota sono le tele provenienti dagli altari laterali demoliti: – La Madonna col Bambino con Santa Maria Maddalena e Sant’Antonio Abate. L’opera è stata attribuita a Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio (1552 – 1626). – Adorazione dei Magi del 1591: Visitazione attribuita al Maestro Girolamo Morali; Vergine Incoronata con influssi del Lotto; Gloria di S. Anna con la Madonna, S. Gioacchino e San Giuseppe da Copertino.
Dopo il terremoto del 2 febbraio 1703, la chiesa venne modificata. Nel 1839 fu rifatta la pavimentazione. Nel 1978 fu restaurata la navata centrale e l’abside. Nel 1979 venne rifatto il tetto della navata centrale. Nel 1981 venne rifatto il tetto delle navate laterali. Nel 1983 venne completata la navata sinistra. La chiesa venne riaperta al pubblico il 19 marzo del 19839.
Note
- Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo.
- Geometra iscritto all’Albo.
- Riccardo Renzi ha curato la parte storica, mentre Federico Renzi quella prettamente archittettonica.
- Si veda: R. De Cadilhac, La chiesa di San Francesco a Fermo, storia, arte, architettura e restauri, Roma, Gangemi Editore, 2015, p. 11; L. Cinelli, Insediamenti domenicani nelle Marche (Secc. 13.-15.), in Gli Ordini mendicanti (secc. 13.-16.) : atti del 43. Convegno di studi maceratesi : Abbadia di Fiastra (Tolentino), 24-25 novembre, 2007, Macerata, Centro di studi storici maceratesi, 2009, pp. 155-168.
- L’ampliamento delle mura augustee avvenne tra 1241 e il 1254.
- Archivio Arcivescovile della Curia di Fermo, Cronica, 1526-1600, c. 243.
- Pietro Augustoni (Como, 2 settembre 1741 – Fermo, 12 ottobre 1815) è stato un architetto italiano. Egli ha realizzato le seguenti opere:Palazzo Vitali, Fermo; Palazzo Nannarini, Fermo; Palazzo Erioni, Fermo; Palazzo Pelagallo, Fermo; Completamento della parte superiore, con scalinata, dell’ex Seminario arcivescovile, 1770-76, Fermo; Facciata della chiesa di San Francesco, Fermo; Prospettiva di San Savino, Fermo; Rifacimento della chiesa del Carmine, 1794, Fermo; Interno della chiesa di San Zenone, Fermo; Chiesa di Santa Maria del Monte, 1770, Caldarola; Chiesa di San Pio, 1779, Grottammare; Palazzo municipale, 1780-1805, Loro Piceno; Sistemazione interna del convento dei Filippini (oggi Palazzo del governo), 1784, Ascoli Piceno; Facciata della chiesa di San Filippo Neri, Recanati; Chiesa di San Filippo Neri, Treia; Collegiata Santo Stefano, Monte San Giusto.
- Congiunto del famoso Oliverotto da Fermo, si adoperò con ogni mezzo per accattivarsi il favore popolare ed evitare l’annessione del territorio nello Stato Pontificio. Il bell’aspetto, la giovane età e il coraggio dimostrato nelle sue azioni lo resero gradito ai fermani. La sua notorietà è dovuta anche all’artistico monumento funebre eseguito dallo scultore e architetto Andrea Sansovino e visibile nella chiesa di San Francesco (Fermo). Figlio di Tommaso († 1498) e di Celanzia degli Oddi. All’indomani della strage di Senigallia e dell’assassinio dello zio Oliverotto (fratello del padre), Lodovico e le tre sorelle maggiori ripararono con la madre vedova, per motivi di sicurezza, a Perugia nel palazzo della nobile famiglia di origine. Il bambino – aveva sei anni – venne subito affidato alle cure di Giampaolo Baglioni, signore della città, per intraprendere l’addestramento militare. Trascorse alcuni mesi a Firenze in qualità di paggio nella corte del cardinale Giovanni de’ Medici, futuro papa Leone X. Poi, sollecitato dalla madre, decise di ritornare a Fermo per riconquistare la città e formare un governo signorile. Queste intenzioni, però, furono difficili da attuare e assai contrastate da oppositori interni ed esterni. L’elezione di Leone X e il sostegno dei Baglioni favorirono Lodovico, coadiuvato da Brancadoro da Fermo e da Cesare Giosia, nella presa del territorio. Il 24 marzo 1514 ottenne la nomina formale di signore di Fermo nel palazzo tardo gotico in cui Oliverotto, nel 1502, aveva ordinato la strage della sua famiglia materna. Celanzia degli Oddi rientrò subito a Fermo e fece sposare il figlio con Giulia, appartenente all’importante casata romana dei Conti di Segni, ma l’unione sarebbe stata priva di prole. I mariti delle sorelle Giovanna, Caterina e Zenobia erano rispettivamente: Valerio Orsini, Alfonso Paccaroni e Vincenzo Adami. Lodovico accompagnò poi Giuliano de’ Medici in un’ambasciata papale al re Francesco I di Francia. Partecipò, in seguito, a scontri con il ducato di Urbino e con Brancadoro che incitò i fermani contro di lui. Il pontefice tentò di mediare tra i due, ma, dopo un’effimera tregua Lodovico sfidò apertamente gli avversari. Rifiutatosi di arrendersi fu assediato dall’esercito di Giovanni de’ Medici, superiore numericamente al suo, nei pressi del castello di Falerone. La battaglia che seguirà in località Piane di Montegiorgio vedrà la morte di Lodovico Euffreducci e la cattura di Alessandro Simeoni da Carnasciale, suo validissimo luogotenente. Ferito mortalmente al collo da un’arma inastata (probabilmente da Brancadoro) nelle vicinanze del fiume Tenna, morì il 20 marzo 1520 all’età di 23 anni. Il cadavere fu provvisoriamente inumato nella chiesa di Montegiorgio, indi fuori le mura di Fermo. Sette anni dopo la madre lo fece riportare in città per una sepoltura degna del prestigio della famiglia. Fermo fu incorporata nello Stato della Chiesa. Si veda: G. De Minicis, Biografia di Lodovico Euffreducci, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1840; G. Fracassetti, Notizie storiche della Città di Fermo, Fermo, Paccasassi, 1841; P. Litta, Euffreducci di Fermo, in Famiglie celebri italiane, Milano, 1861; F. Maranesi, Guida storica e artistica della città di Fermo, Milano, Alfieri, 1923; M. Vitali (a cura di), Fermo, la città tra Medioevo e Rinascimento, Milano, Silvana Editoriale, 1989.
- La Voce delle Marche, 20 marzo 1983.