“La donna morta” di Manuel Rico: storia di un pittore tormentato



«La certezza che quei quadri, finestre su una realtà oscura, parlavano, per la prima volta dopo tanto tempo, delle sue derive esistenziali, si riferivano alla sua stessa vita, erano una sfida, una provocazione, una vendetta»: “La donna morta” di Manuel Rico è un romanzo potente, è un viaggio nell’anima e nell’ispirazione di un uomo che sente di non avere più né l’una e né l’altra.

Gonzalo Porta è un pittore acclamato; l’arte astratta è stata la beneficiaria del suo talento ma da qualche tempo egli non prova più passione per quello che fa: una profonda crisi ha bloccato la sua mano e il suo estro, ed egli stesso si è inaridito. Il tempo, scandito con tele e pennelli, ha perso consistenza; Gonzalo è avvilito, e avverte l’atmosfera di Madrid come sempre più opprimente. Rovistando nelle memorie dell’infanzia ricorda un luogo, Cerbal, dove aveva viaggiato con suo padre: questo posto si trova non troppo lontano dalla città, da cui sua moglie Berta non può allontanarsi del tutto perché la casa editrice per cui lavora ha bisogno di lei; sembra il posto ideale per trasferirsi per un periodo, nella speranza di riacquistare la passione per la sua arte. Berta non è contenta della scelta di Gonzalo: Cerbal è un villaggio semidisabitato, fuori da ogni rotta turistica e immerso in un paesaggio dominato dalla non confortante e aspra altura chiamata “la donna morta”; nonostante i suoi comprensibili dubbi, alla fine ella accetta per amore del marito.

Nel silenzio del villaggio Gonzalo comincia a intravedere le cause del suo conflitto interiore e sente forte il desiderio di rovistare tra i quadri dipinti all’inizio della sua carriera, quando era votato al realismo: «Lentamente ed efficacemente, la sensazione di assistere all’irruzione di un mondo sommerso e frammentario si impadronì di lui: scene espropriate di una città che non esisteva più, volti che il tempo ha sepolto, strade scomparse sotto i viali della post-modernità, messaggi di un’esistenza precaria, di quella di una Madrid ancora attanagliata dall’ultimo respiro del dopoguerra, sembravano risvegliarsi da un lunghissimo sonno. Li sentiva suoi e, allo stesso tempo, lontani». Gonzalo avverte il potere distruttivo della memoria, che si fa strada dentro di lui spingendolo a scoprire il perché dei suoi tormenti; Manuel Rico intreccia il disagio del suo protagonista con il ritrovamento di un manoscritto misterioso e con una serie di persone e avvenimenti che sembrano appartenere a un tempo perduto: è il momento di confrontarsi con una complicata e stravolgente verità.




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