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Grazie a questo romanzo ho scoperto un autore che si è già inserito tra i miei preferiti. Ho amato tutto: la scrittura, lo stile, la storia, l’ambientazione… Avrei voluto che Ninna nanna delle mosche non finisse, avrei voluto continuare a seguire i suoi personaggi ancora e ancora, non avrei voluto lasciarli mai. Se c’è qualche regista che sta leggendo queste righe: presto, fate un film di questo libro!
Alessio Arena – l’autore
Alessio Arena nasce a Napoli nel 1984 e non è solo scrittore, ma anche cantautore e traduttore.
Dal 2008 vive a Barcellona, dove si è laureato in letteratura comparata e dove adesso insegna. La sua vita si divide quindi tra Italia e Spagna, tra progetti letterari, musicali ed educativi.
Scrive il suo primo libro nel 2009, L’infanzia delle cose, col quale vince il premio letterario “Giuseppe Giusti”. Nello stesso periodo inizia anche a lavorare sui suoi primi testi musicali.
Da allora, scrittura e musica rimangono intrecciate e si alternano nella vita di Arena senza interruzione: racconti, album, libri, singoli…
Il suo viaggio in Cile, terra dove ambienta Ninna nanna delle mosche, risale al 2017: in realtà, è la musica a dominare la sua esperienza cilena, ma come dicevamo poco sopra note e parole sono sempre strettamente collegate.
Per chi volesse conoscere in modo più approfondito l’autore, qui di seguito il link al suo sito: https://www.alessioarena.com/
Ninna nanna delle mosche – la trama
Negli anni venti del Novecento, il nord del Cile è la terra promessa per una comunità di emigranti italiani. Sono minatori che hanno colonizzato i villaggi di quella sterminata pampa, impiegati intorno alle raffinerie per l’estrazione del salnitro.
Il loro è un lavoro che li chiude sottoterra e spesso li uccide, di svaghi ne hanno pochi, un po’ di alcol, molta nostalgia. Gregorio Zafarone è l’operaio che all’officina Porvenir scrive per i suoi compagni analfabeti le lettere da mandare alle famiglie in Italia.
Ma le sue, di lettere, quelle indirizzate a Berto Macaluso, giovane fornaio di Palmira, il paese nell’entroterra lucano di cui sono entrambi originari, non hanno mai ricevuto risposta. Gregorio, bruciato dal sole e dalla mancanza, non smette di chiedersi cosa possa essergli successo.
Fino al giorno in cui tutto cambia. Le parole per il suo amore proibito raggiungono Berto, chiuse in una busta in cui è intrappolata una mosca, e lo spingono a partire per il Cile e a lasciarsi alle spalle tutto quello che conosce. A seguire le tracce del fornaio ci sarà la moglie, Serafina Canaria, ninnanannara la cui voce concilia il sonno e l’amore.
Ninna nanna delle mosche è una storia appassionante, affidata a personaggi in transito tra mondi lontani: donne che attraversano le Ande in groppa a una mula, pellegrini danzanti del deserto dell’Atacama e un circo di diseredati si uniranno in un viaggio che sembra non avere mai fine.
L’ambientazione del romanzo
La nostra storia si svolge in due teatri, lontani tra loro ma accomunati da una vena magica, onirica e remota: da una parte la Lucania, dall’altra il Cile.
La Lucania è una regione storica dell’Italia; comprendeva circa tutta la Basilicata, estendendosi dal mar Tirreno fino al Golfo di Taranto. Da questo territorio quasi mitico prende avvio la spinta centrifuga dei vari personaggi, la loro fuga o il loro inseguimento.
Anche l’altro luogo del racconto, il Cile, è ammantato da una certa aura di mistero. Siamo negli anni della prima grande emigrazione italiana verso le Americhe, un continente quasi sconosciuto ai più allora, data anche la scarsa scolarizzazione e istruzione della popolazione. Una volta giunti lì, però, quest’aura non svanisce, anzi si fa più intensa. Il deserto di Atacama, coi suoi paesaggi lunari e con i suoi abitanti intrisi di superstizione, religione e riti arcani, mostra a chi arriva quasi una conferma di tutti i miti e le leggende che finora ha sentito.
La forza centrifuga iniziata in Italia diventa forza centripeta in Cile, dove tutti i personaggi iniziano pian piano e in maniera all’inizio confusa ad avvicinarsi gli uni agli altri, inesorabilmente e inevitabilmente. Non si può andare contro al Destino.
I temi affrontati
Ninna nanna delle mosche può essere letto a più livelli.
Il primo, quello immediatamente percepibile e fruibile da tutti, è quello della narrazione, della bellissimo storia di amore e riunione.
Il secondo, quello che viene in mente subito dopo in successione, riguarda un primo tema affrontato dall’autore: quello dell’omosessualità. Non è questo il luogo dove affrontare in maniera approfondita un argomento così imponente, quindi accenniamo giusto un paio di cose. L’attività sessuale tra adulti consenzienti e non commerciale tra persone dello stesso sesso è legale in Cile dal 1999. Soltanto, aggiungerei. All’epoca in cui la nostra storia ha luogo, quindi, l’omosessualità era considerata e di conseguenza perseguita come un crimine a tutti gli effetti.
L’iniquità della politica e la sua corruzione sono un altro grande tema del libro. Affrontato però soltanto en passant, perché d’altronde non è quello il motivo centrale né tantomeno è ciò su cui si vuole far soffermare l’attenzione del lettore, va comunque nominato. Il Cile è celebre, purtroppo, per i suoi numerosi e violenti colpi di stato, e per il clima di sfiducia e paura instaurato immancabilmente da ogni nuovo ma non originale capo dello Stato.
Ultimo leitmotiv del libro, quello che insieme all’amore lo permea di più, è la musica. Onnipresente, la musica ci accompagna in ogni pagina del romanzo, dalla Lucania al Cile, non ci abbandona mai. Qui si sente tutta la passione per l’autore per questa componente della storia: senza la musica, sembra dire, la vita non è possibile. La musica è quasi artefice ultimo del destino di tutti.
Lo stile
Ambientazione e temi trattati sono entrambi molto terreni e reali. Eppure l’atmosfera che si respira è quella delle vecchie favole, delle leggende, delle storie di miracoli. La narrazione ricorda molto quella dell’epica, di Omero e di Virgilio, ma procede con una semplicità e scorrevolezza molto più contemporanea. Davvero molto abile il nostro autore: ha reso piacevole persino l’atto stesso di leggere.
La storia di Berto e Gregorio, di Serafina e comara Assunta, della piccola Rosa si trasfigura in qualcosa di più: da rocambolesca vicenda di poveri emigranti si fa mito incredibile di ricerca e di vita. Non per niente, nelle ultime pagine gli stessi personaggi secondari iniziano a parlare di Serafina Canaria come di un personaggio miracoloso.
Conclusioni
Ho amato questo libro, tantissimo. Vorrei con questo articolo contribuire a farlo conoscere di più perché se lo merita. Si tende a guardare con diffidenza agli autori emergenti e alle case editrici indipendenti, ma così facendo ci limitiamo e rischiamo di privarci di autentici tesori. L’ho consigliato a tutti quelli che conosco, veramente, e a tutti quelli che mi hanno visto leggerlo e mi hanno chiesto “Com’è?”. È una di quelle storie che ti rimangono dentro e alle quali ogni tanto ti capita di ripensare. Che ti accompagneranno sempre.