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Anche se con La notte prima di Natale esuliamo dal nostro percorso di letteratura sovietica, a me e alla nostra esperta Sissi Del Seppia piaceva assecondare l’atmosfera natalizia di questo periodo, quindi vi lasciamo un’analisi e un commento interessanti e gustosi di questo altrettanto interessante e gustoso scritto del famoso autore russo Nikolaj Gogol’. Ancora una volta, vi lascio il link alla sua pagina Instagram, perché oltre che un’esperta mondiale di lingua, cultura e letteratura russa è anche un’artista più che valida: https://www.instagram.com/i_drugie_prikljuchenija_luny/
Premessa
Non è certo questo il luogo nel quale ricapitolare una biografia arcinota come quella di Gogol’, autore arcinoto. Quello che ci preme è lasciarvi qualcosa che non leggerete su Wikipedia né su altre piattaforme di divulgazione, qualcosa di più insolito e degno della vostra curiosità.
La notte prima di Natale – la trama
La notte del 24 dicembre il diavolo, per vendicarsi del devoto fabbro Vakula, ruba dal cielo la luna, rendendo la notte buia e inquietante. Vakula dunque, per conquistare il cuore della ragazza che ama, la bella Oksana, non può fare affidamento sull’incanto della luce celeste sulla neve: deve quindi farsi venire in mente qualcos’altro.
Da qui, scaturisce una serie di stramberie, incidenti e prodigi che ricordano molto gli intrecci delle favole.
Commento e analisi dell’esperta
Folclore, leggende, magìa. Ci troviamo nella profonda provincia ucraina, teatro d’infanzia del nostro autore, un contesto strettamente legato all’universo cosacco, intriso di mito, caleidoscopio di credenze popolari, influenze cabalistiche ed occultiste. Questo è il microcosmo all’interno del quale si svolgono le vicende narrate dal primo Gogol’, storie dai risvolti ora gotici, ora burleschi.
Tutto questo si agita nella prima raccolta di racconti di Nikolaj Gogol’. Datati 1831-32, gli episodi delle Veglie alla fattoria presso Dikan’ka, tra i quali l’oggetto del presente intervento, La notte prima di Natale, sono appunto ambientati in un contesto fiabesco e provinciale, una dimensione sospesa nel tempo il cui centro, la città di Mirgorod (toponimo traducibile come città-mondo o città della pace), a causa di implicazioni filologiche e bibliche, ci riporta mentalmente a Gerusalemme.
Il ciclo di racconti si articola in due sezioni , ciascuna delle quali contiene quattro episodi (Parte prima: La fiera di Soročincy; La sera della vigilia di Ivan Kupala; Una notte di maggio ovverosia L’annegata; Il messaggio scomparso. Parte seconda: La notte prima di Natale; La terribile vendetta; Ivan Fёdorovič Špon’ka e sua zia; Il luogo incantato.)
Trattasi di una narrazione a tre stadi: Gogol’ ci presenta il suo punto di vista, quello del narratore, il sempliciotto e disincantato Pan’ko, il quale accompagna il lettore in questo contesto fiabesco, memoria storica dello stesso autore, e quello dei personaggi. Tre visioni spesso volutamente in contrasto tra loro che danno vita ad un caratteristico sarcasmo, ad una poetica del paradosso, e ad una sempre più incalzante ed intenzionale illogicità finalizzata alla demolizione dell’aspettativa del lettore.
In questi primi racconti emergono alcuni dei leitmotiv della produzione gogoliana: il perenne contrasto tra la sfera della concretezza e quella dell’ideale; l’incomunicabilità dell’universo sociale; la perpetua dicotomia tra degrado ed incorruttibilità; la presenza dell’entropia che circonda il collettivo e che fagocita l’individuo demoniaco che decide di distaccarsene; lo storico scontro tra forze del bene e forze del male (quest’ultime da intendersi come ostacolo al raggiungimento della felicità umana); la disuguaglianza sociale come ostacolo all’Amore; l’immagine del forte e fiero contadino cosacco (temerario, libero, indipendente nonostante il giogo della servitù) come rappresentante di una viva, democratica e giusta collettività.
L’elemento fantastico in Gogol’ assume un valore distruttivo e maligno che sfocia inevitabilmente nel grottesco. Risulta quindi importante sottolineare il fatto che, nonostante la copiosa dose di demonologia, i racconti delle Veglie sono tutti in sostanza bozzetti comico-grotteschi. I personaggi mistici e gli spiriti maligni prendono parte per mano di Gogol’ alle vicende narrate in modo tale da risultare veri, autentici. Nonostante l’atipicità degli attanti messi in scesa in un contesto quanto mai storico, vissuto e reale, il nostro autore riesce a far percepire al lettore l’attendibilità dell’evento descritto con estrema abilità.
Lo stile narrativo è inedito e rivoluzionario per l’epoca. In queste pagine, oltre alla visione gogoliana del mondo, inizia a delinearsi il suo impareggiabile stile, noto al mondo con l’appellativo di skaz (dal verbo skazat’– dire.)
Il centro di gravitá dell’opera di Gogol’ non è mai l’intreccio, la fabula, bensì lo skaz, pilastro stilistico della produzione letteraria russa seguente: una lingua vivace, deformata e stilizzata intrisa di dialetto, volgarità, linguaggio tecnico-professionale.
Chiunque si trovi ad affrontare la sua prima lettura di Gogol’, qualsiasi sia l’opera scelta, deve sempre tenere presente, ai fini di un’ottimale fruizione del testo, che in Gogol’ è sempre il COME l’oggetto della narrazione, la tessitura stilistica, l’ordito della parola.
Conclusioni
La lettura del racconto è beve, sono davvero poche pagine, ma a me sono bastate per calarmi ancora di più in questa atmosfera di festa e magia che è tipica del Natale. Speriamo che l’articolo invogli anche voi ad andare a recuperare queste preziose pagine.