La promessa di riforme del governo Draghi

Nel marzo 2020 Draghi dichiarava che “stiamo combattendo una guerra” e che i bilanci dello stato vanno utilizzati per difendere l’economia da shock non causati dal settore privato. In questo febbraio 2021 una crisi di governo, apparentemente senza validi motivi, provocata da Matteo Renzi, porta al governo Draghi. Il nuovo governo riceve il sostegno di un’ampia maggioranza parlamentare grazie all’appoggio di quasi tutti i partiti politici, seppure con idee e programmi notevolmente differenti. A mettere tutti insieme attorno al tavolo di governo è la prossima spartizione del bottino del Recovery Fund.

Recovery Found e “riforme Draghi”

Massicci finanziamenti europei che arriveranno solo se il governo Draghi farà le riforme. Di queste riforme sentiamo spesso parlare nei brevi servizi dei telegiornali e nei dibattiti politici televisivi, ma raramente viene spiegato esattamente in cosa consistono queste riforme.
Provando a cercare sul maggiore motore di ricerca, gli articoli delle testate on-line trattano genericamente il tema. Un articolo pubblicato da Il Sole 24 ore del 25 settembre 2020 ci spiega che elargire finanziamenti senza attuare delle riforme è come seminare in un terreno arido. Secondo il giornale di Confindustria le riforme essenziali riguardano il settore della pubblica amministrazione, della giustizia e del sistema della contrattazione collettiva.

La riforma della pubblica amministrazione di Draghi


Per esempio, la riforma della pubblica amministrazione avrebbe lo scopo di “omologare le regole del lavoro dei pubblici dipendenti a quelle dei lavoratori privati”. Una sorta di privatizzazione del pubblico impiego da decenni desiderata da ministri e consulenti che riscontriamo a partire da D’Antona fino ad arrivare alle ultime dichiarazioni di Renzi. Il leader di Italia Viva chiederebbe l’elezione dei rettori delle Università attraverso consigli di amministrazione.

Questo nuovo governo Draghi, con le riforme promesse, piuttosto che una riconversione ecologica, si appresta ad accompagnare il nostro paese verso una trasformazione dei suoi apparati. Pubblica amministrazione e contrattazione collettiva diverranno sempre più funzionali al mercato del lavoro ed alla competizione economica.
A questo punto non si capisce contro chi, i rappresentanti al governo del capitalismo e degli interessi finanziari, stiano combattendo una guerra. Se contro la crisi, che pare riguardi il 17% delle imprese italiane, oppure contro un’organizzazione sociale che ancora prevede un pubblico interesse, un diritto ed un accesso a servizi e beni fondamentali. Un settore pubblico che ha sofferto i numerosi tagli degli scorsi anni e che non si è stati in grado di valorizzare durante la pandemia attraverso, per esempio, la ricerca di un vaccino che ci rendesse immuni dai capricci speculativi e dai brevetti dei privati.

I limiti dei movimenti sociali


In questo scenario il ruolo dei movimenti viene reso sempre più marginale dalle restrizioni anti-covid e dalle conseguenti limitazioni dei dibattiti e momenti d’incontro assembleare. Possiamo discutere sull’opportunità del pubblico e dello stato e se e come possano diventare “collettivi”. Dobbiamo discutere sulla crisi della democrazia rappresentativa e della necessità di istituire assemblee municipaliste federate. Dobbiamo dotarci di strumenti che ci permettano di fare a meno di ricorrere ad un mercato dello sfruttamento del lavoro. Strumenti che valorizzino le numerose piccole attività che attorno a noi rischiano la chiusura, soprattutto in questo periodo, non riuscendo ad accedere alla distribuzione organizzata.

E poi una riflessione va fatta su questa corsa all’innovazione tecnologica, sui benefici in vari campi, così come sulle ripercussioni ambientali, salutistiche e sui rischi nel controllo di dati e di informazioni.
È ora che le forze sociali antiautoritarie ed anticapitaliste riescano a superare divergenze, riescano ad elaborare un progetto ed a porsi degli obiettivi. C’è un forte desiderio di libertà ed uguaglianza sociale che non trova gli spazi per esprimersi.

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