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Ho acquistato La ragazza del Kyūshū di Seichō Matsumoto quando Adelphi mise in sconto alcuni dei suoi titoli: volevo assolutamente approfittarne, ma ormai eravamo arrivati agli ultimi giorni della promozione e non c’era più tempo per fare valutazioni accurate su quali titoli convenisse di più acquistare, così lo presi senza starci troppo a pensare. Non avevo ancora letto niente di quell’autore, è stata l’occasione per scoprire una uova voce della letteratura giapponese.
Seichō Matsumoto – l’autore
Il suo vero nome è Kiyoharu Matsumoto, nasce a Kukuoka nel 1909. Abbandona molto presto gli studi e per diverso tempo lavora in una tipografia.
La sua produzione di gialli, grazie alla quale raggiunge la fama internazionale, inizia nel 1955, anno in cui inizia a pubblicare racconti appunto gialli di stampo prettamente realistico, in netto contrasto con l’allora vigente letteratura gialla giapponese, impregnata di elementi spesso fantastici. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, con una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Spesso Matsumoto è stato definito il Simenon giapponese. La sua produzione comprende più di 300 opere tra romanzi e racconti, tradotti in tutto il mondo.
Muore di cancro nel 1992.
La ragazza del Kyūshū – la trama
La vicenda prende avvio dall’omicidio di una vecchia usuraia nella provincia del Kyūshū. Ne viene accusato un giovane maestro elementare: il ragazzo viene quindi arrestato e trova la morte in carcere poco tempo dopo. L’unica a credere nella sua innocenza è la sorella, la ragazza di cui parla il titolo. Con i suoi pochi risparmi, Kiriko, questo il nome della ragazza, compie un lungo viaggio fino a Tōkyō per assumere il famoso avvocato Ōtsuka. L’uomo però, essendo uno dei migliori avvocati del paese, è molto impegnato e la sua parcella troppo alta per una ragazza di provincia: l’uomo rifiuta il caso e congeda Kiriko senza perdere troppo tempo.
Da questo momento, l’ingiustizia subita da Kiriko e soprattutto da suo fratello metterà in moto una serie di eventi che non si arresteranno finché non si giungerà ad una conclusione capace di placare l’ira della giovane ragazza.
Kiriko Yanagida – la ragazza del Kyūshū
Kiriko è la giovane che dà il titolo al romanzo, eppure nelle pagine del libro non compare così spesso come ci si aspetterebbe. Nonostante il fatto che sia lei a mettere in moto tutta l’azione, in scena compare poco. In effetti, la sua forza d’animo è tale che non è necessario che sia presente perché le cose avvengano ed inizino a muoversi.
All’inizio del romanzo, Kiriko è solo una ragazza di provincia approdata per la prima volta in vita sua nella grande capitale. Sprovveduta ed ingenua, non ci ha pensato due volte prima di spendere quel poco che aveva messo da parte per cercare di salvare il fratello.
Arrivata a Tōkyō però, è costretta a scontrarsi duramente con la realtà. Il mondo è più gretto e meschino di quanto si sarebbe aspettata, e la giustizia non sempre è davvero dalla parte della verità.
Il netto rifiuto dell’avvocato di assumere la difesa del fratello per ristabilirne l’onore fa scattare qualcosa in lei. All’improvviso si ritrova una donna matura ed esperta, che sa cosa vuole e sa esattamente cosa fare per arrivare al suo scopo.
I problemi della società giapponese degli anni ’60
La vera protagonista di questo romanzo, senza voler svelare troppo, è la disparità che sussiste anche all’interno del sistema giudiziario tra i poveri e coloro che invece possono permettersi una difesa adeguata. La mancanza di denaro più che la mancanza di tempo ha inciso negativamente sulla decisione del grande avvocato di città di scagionare un giovane accusato ingiustamente. Nonostante il giovane fosse già morto, scagionarlo avrebbe comunque significato non solo ristabilirne il nome, ma anche togliere dalla vita della sorella la macchia di avere un assassino per fratello, con tutte le difficoltà che questo comporta.
Per chi non ha mezzi, non ci può essere giustizia. Se non puoi pagarti un avvocato, te ne verrà assegnato uno d’ufficio: quante volte abbiamo sentito questa frase nei film? È ciò che succede al fratello di Kiriko, e l’avvocato d’ufficio, un giovane alle prime armi, fa ciò che hanno fatto anche tutti gli altri: accetta la conclusione più ovvia come quella giusta e non cerca nemmeno di scagionare il suo cliente.
Kiriko diventa la portavoce di tutti coloro che, a causa della loro povertà, non hanno potuto farsi sentire. Nonostante il romanzo sia stato pubblicato nel 1961, le sue tematiche sono ancora attuali.
Conclusioni
Un giallo diverso da quelli ai quali siamo abituati. Non c’è il mistero da sciogliere al centro di tutto. Il fulcro è un groviglio di ingiustizia, amarezza e di ricerca di un riscatto. Una lettura non leggera, ma che rimane nel cuore e nella testa. Si continua a pensarci, ma non tanto a chi sia il vero colpevole, quanto a tutto il resto. Alla povera Kiriko, costretta a spogliarsi della sua purezza per adeguarsi al mondo che la circonda e che le ha portato via il fratello. Al giovane morto in carcere e a cosa deve aver passato. All’avvocato Ōtsuka e a tutti i rimpianti che dovrà portarsi dietro per sempre.