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Un viaggio nelle storie dimenticate della Resistenza italiana, dove le donne non furono solo comparse. Benedetta Tobagi restituisce voce, dignità e memoria a protagoniste spesso invisibili. Un libro necessario, oggi più che mai.
Benedetta Tobagi
Laureata in filosofia, Ph.D in storia presso l’Università di Bristol, lavora sulla storia dello stragismo. Ha condotto programmi radiofonici per la Rai e collabora con la Repubblica. Si occupa di formazione per docenti sulla storia degli anni Settanta, del terrorismo. Si occupa di progetti didattici. Ha pubblicato diversi testi per Einaudi, tra cui “La resistenza delle donne” vincitore del Premio Campiello.
Gli abissi aridi
“La resistenza delle donne” è un testo dove sono racchiuse tante storie, molte voci, tutte al femminile. Con grande maestria, Benedetta Tobagi raccoglie quei racconti di donne, che in uno dei periodi più bui della storia italiana, hanno avuto il coraggio di combattere, non una guerra, ma tante, tutte feroci e implacabili: una su tutte quella di essere donne, di far parte del “sesso debole”, di stare sempre in quel lato oscuro e terribile, un mostruoso “appezzamento” di mare, con abissi profondi e con sopra uno strato di terra arida, fatta di giudici e giurie senza coscienza. Perché è così, anche se le donne hanno combattuto la loro resistenza, se ne è sempre parlato meno rispetto alla guerra dei partigiani e in quel poco le donne sono state sempre esposte a giudizi, pregiudizi e infilate dentro a stereotipi di genere.
Un percorso di consapevolezza
Il percorso che intraprende l’autrice è fatto di una “voce” ferma, solida, limpida e cristallina, ma anche colma di dolcezza, dolore, calore. L’autrice dà voce a tutte quelle donne che non avevano mai raccontato la loro vera lotta per la Resistenza, per paura di essere giudicate. Perché si sa, ma non è mai scontato: il regime fascista riteneva le donne psicologicamente deboli, un regime che lascia l’eco distruttivo che ancora oggi è un suono stridulo e inaccettabile. Tuttavia la rabbia – che nel tempo è diventata costruttiva – non è interamente rivolta a quel regime totalitario. Tutt’altro. Perlopiù è rivolta a chi avrebbe dovuto sostenere quelle donne, diretta a quei compagni, quella società che era (è) capace di criticare, censurare, disapprovare le azioni fino a stigmatizzare.

I nodi
In questo testo, fatto di donne italiane che nella guerra partigiana della Resistenza, sono state i nodi, gli intrecci, il punto focale, il collegamento, un avvolgimento del tratto su se stessa e in un suo collegamento con lo scopo di realizzare, di arrivare alla cosa più importante di un individuo: la Libertà, quella la condizione in cui una persona può decidere di pensare, esprimersi e agire senza costrizioni.
Non solo parole, ma anche immagini
L’autrice non si limita solo alle parole. Dà a quelle parole delle immagini e le rende accessibili, “le dona” a tutti: il testo è forbito di bellissime fotografie che non sono più ferme negli archivi storici, arrivano nelle mani di tutti. E allora quella parole diventano un volto, un luogo, che danno al lettore una forza invisibile: l’orgoglio di avere delle antenate che hanno i tratti e le caratteristiche dei supereroi, ma che al contrario di questi, sono state vere, reali, e quella forza, scorre in tutte le donne italiane di oggi.
E allora ricordiamoci che le donne italiane hanno la luce di Irma Bandiera, la tempra di Vittoria Gandolfi, la forza di Rosetta, la potenza di Prosperina Vallet che “trascende il tempo il luogo”, l’aura dell’angelo della lanterna: “curare non è servire”, le donna hanno l’istinto della prudenza, che è indispensabile per la sopravvivenza.
La resistenza delle donne è un testo intenso, che fa riflette e come ho già detto riempie di orgoglio ogni italiana.
È una grande voce
“La resistenza delle donne” è una grande voce che se ascoltata, può far ragionare ogni individuo sulla piaga del femminicidio.
Il femminicidio è quando un uomo uccide una donna per ragioni legate all’odio, nel momento in cui queste donne esprimono atti di libertà.
Secondo un’inchiesta Istat i numeri di femminicidio sono questi: Circa 150 casi all’anno in Italia [157 nel 2012, 179 nel 2013, 152 nel 2014, 141 nel 2015, 145 nel 2016], un totale di circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna. Se ne contano migliaia nel mondo. Numeri da genocidio.
“Una nuvola non decide di sciogliersi in pioggia, di perdersi in cielo, di farsi tempesta. Accade e basta”.