Anche gli intellettuali di sinistra (che sono la maggioranza) hanno la loro responsabilità nella disfatta alle elezioni di questo centrosinistra. L’intellighenzia in senso esteso, in senso lato non fa sconti a nessuno. Critica sempre il proprio schieramento politico per il semplice gusto di farlo. Deve sempre soddisfare il piacere fisiologico di dare addosso alla propria parte politica, a costo di sputare nel piatto in cui mangia.
Chiamatelo disfattismo, chiamatelo masochismo politico, chiamatelo tafazzismo, ma a onor del vero è effettivamente così. Che poi un conto è abbandonare la nave prima che affondi perché si è lungimiranti, mentre un altro paio di maniche è contribuire ad affondare la nave e poi dare la colpa ad altri! Certamente dopo la sconfitta certi intellettuali che sono sempre stati a sinistra, più per calcolo che per passione, più per interesse personale che per amore della verità, ora guardano alla finestra, non sanno che pesci prendere e per continuare a vivere nella loro agiatezza non potendo diventare subito di destra si mettono a inveire contro il centrosinistra, lo denigrano, cercano di assestare il colpo di grazia per distruggerlo. Il fatto è che gli intellettuali di sinistra, apparentemente, a discorsi tutti duri e puri, si sentivano al sicuro, avevano le loro certezze granitiche, pensavano di potersi fidare dei loro politici.
Invece ora scatta la rabbia incontrollata. Eppure così facendo dimostrano la loro ingratitudine a politici che sono stati i loro referenti, dato che per avere cattedre e poltrone gli intellettuali si sono sempre rivolti in un sistema collaudato di ricattabilità, clientelismo, nepotismo proprio a quei politici, che ora tanto disprezzano. Insomma certi intellettuali di sinistra hanno visto che è cambiato il vento, non possono sconfessare la loro fede politica da un giorno all’altro e ora per puro opportunismo danno addosso a più non posso alla loro parte politica.
Certamente il loro schieramento ideologico si è sempre dimostrato miope a non accogliere a braccia aperte certi intellettuali, ma è altrettanto vero che a certi grandi intellettuali non va mai bene niente. La risultante di questi due fattori è il rapporto conflittuale che certi grandi intellettuali italiani hanno avuto con la politica, come ad esempio Vattimo, Odifreddi, Cacciari, etc etc. La realtà è che se il centrosinistra chiama all’impegno, alla scesa in campo molti intellettuali, ecco allora che faranno non uno ma dieci passi indietro, declineranno gentilmente l’invito per non sporcarsi le mani, per tutelare la propria immagine. La verità è che pontificare dall’alto è molto meglio che affrontare problematiche quotidiane di partito e incontrarsi/scontrarsi con gli elettori.
Ma certi intellettuali devono ricordarsi di essere responsabili anche nei confronti dell’Italia, della collettività intera. Devono ricordarsi che il voto italiano è espressione popolare e come tale va rispettato. Gridare al “popolo bue” perché ha votato destra non serve a niente, anzi è estremamente deleterio per l’immagine che diamo all’estero dell’Italia. Essere snob e affermare che gli italiani sono tutti stupidi, ignoranti è controproducente oltre a essere falso ideologico.
Certi intellettuali dovrebbero dimostrare cautela e responsabilità nelle loro dichiarazioni pubbliche, nelle loro esternazioni. Certi intellettuali dovrebbero capire che è un lusso che nessuno può più permettersi disprezzare il popolo, magari citando la casalinga di Voghera di arbasiniana memoria. Sarebbe l’ora di uscire dalla propria torre eburnea e respirare qualche salutare boccata d’aria fresca. Non si può gettare il bambino con l’acqua sporca: un conto è il popolo che ha il diritto di essere rappresentato da chi vuole e un conto sono la demagogia e il populismo di certi partiti.
Certi intellettuali devono ricordarsi che non possono neanche augurarsi, non possono neanche auspicare lo sfacelo, il disastro. Si devono ricordare che se malauguratamente la destra porta al fallimento lo Stato italiano falliranno molti industriali, molti artigiani e molti commercianti, odiati dagli intellettuali in questione, ma lo Stato non avrà neanche più soldi per pagare i loro stipendi da cattedratici o le loro pensioni da ex insegnanti. Adesso bisogna solo sperare che la Meloni faccia un buon lavoro perché lo Stato italiano non ha tempo da perdere, ha delle scadenze improrogabili, ha delle urgenze. Il momento è cruciale.
La Meloni è chiamata a delle scelte molto difficili. Purtroppo abbiamo questa destra al governo. Il governo a ogni modo non può fare passi falsi perché ci rimetterebbero tutti gli italiani. Riconoscere la gravità e la delicatezza della situazione non significa necessariamente essere di destra, significa piuttosto dimostrare di non essere stolti. Insomma certi intellettuali dovrebbero ricordarsi che siamo tutti sulla stessa barca. Nessuno escluso.