Esercitare responsabilità invece di rivendicare diritti. Prendersi cura delle persone e dei territori è il messaggio degli attivisti hawaiani. Prefazione di Adriano Favole.
Emanuela Borgnino è un’esperta antropologa che insegna all’Università di Torino ed è Visiting Scholar all’Università di Manoa, alle Hawaii. É proprio qui che ha anche condotto una ricerca sulla responsabilità ecologica e in questo saggio, pubblicato da Elèuthera, ci porta con lei a scoprire i popoli indigeni che vivono sull’isola e sulla reale storia di essa.
Come sono nate le Hawaii? L’autrice afferma che possono essere usati due percorsi per risalire alla loro creazione e sviluppo: o attraverso la geologia, archeologia e demografia (quindi la scienza classica) oppure attraverso la geografia kanaka maoli e i miti cosmologici della cultura hawaiana. Come per gli altri popoli indigeni, anche qui la conoscenza di questi popoli viene tramandata oralmente.
La mitologia hawaiana
La mitologia hawaiana é colorata, analogica, metafisica, complessa e ricca di simboli e metafore.
Nel saggio vengono usati molti termini hawaiani come “Kumulipo” che significa “origine dell’oscurità” e indica l’inizio della creazione che definisce anche la discendenza divina dei sovrani hawaiani.
Si narra che il primo essere vivente nato nelle profondità oceaniche fu il polipo del corallo, costruttore delle barriere coralline. Sussegue poi la genesi di stelle marine, ricci di mare e in parallelo flora e fauna terrestre. Dalle alture delle montagne fino alle profondità oceaniche, ogni essere vivente è interconnesso all’altro.
Infatti non a caso gli hawaiani non hanno un termine per identificare la natura in quanto, sia gli uomini che il collettivo non-umano fanno parte della famiglia dei viventi allo stesso modo. E anzi, noi umani siamo i più giovani di questa famiglia dato che siamo comparsi sulla Terra solo trecentomila anni fa.
Popoli indigeni custodi degli ecosistemi
Parte fondamentale del saggio è il ruolo del colonialismo sui nativi e del grande insegnamento che possiamo trarre dalle loro ecologie native. I popoli indigeni credono infatti che l’ambiente non possa essere dominato poiché l’essere umano ne è parte e condivide la responsabilità di prendersene cura. La cultura nativa ci offre, quindi, un nuovo paradigma del vivente fondato sulla dipendenza dall’ambiente, sulla cooperazione tra specie nel sulle relazioni. Il pianeta ha bisogno delle sensibilità indigene.