Quando sono in ferie mi viene sempre voglia di dedicarmi a letture da brividi: non solo le storie di fantasmi sono le mie preferite in particolare, ma il genere horror in sé è quello che mi piace di più. Mi ero imbattuta in un post su Instagram nel quale si vedevano diversi libri riguardanti questo tema, tra i quali c’era anche La stanza rossa e altre storie di fantasmi. Non veniva specificato quasi niente nella descrizione, quindi ho deciso di provare un po’ a scatola chiusa ad intraprendere la lettura. Il potere dei social!
Lucy Maud Montgomery – l’autrice
Nata nel 1874, L. M. Montgomery fu una scrittrice canadese che si dedicò alla narrativa per l’infanzia per la maggior parte della sua carriera. Iniziò molto giovane a scrivere, ma il successo arrivò solo nel 1908 con il primo romanzo della serie che la rese famosa in tutto il mondo: Anna dai capelli rossi.
Già, l’autrice di queste storie del terrore è la stessa che ci ha regalato il personaggio immortale della piccola Anna. All’epoca le ghost stories erano una vera e propria moda, e l’autrice decise di cimentarsi anche in questo genere. D’altronde, dopo aver scritto i primi otto volumi della saga di Anna, l’autrice aveva perso interesse per la sua creatura, giudicando che ormai si fosse esaurito tutto il potenziale della storia iniziale e volendo dedicarsi anche ad altro.
Morì a Toronto nel 1942, lasciandoci numerose sue opere, tra le quali figurano altre serie di romanzi con protagoniste giovani bambine e ragazze.
La raccolta di racconti
La stanza rossa e altre storie di fantasmi, tradotto per la prima volta in italiano, raccoglie sei racconti per così dire del terrore. Più che vere storie di paura, sono brevi narrazioni di ambientazione gotica, molto adatte ai ragazzi e agli amanti delle tipiche atmosfere inglesi. Gli argomenti sono vari, e i personaggi sono diversi per ogni racconto.
Il volume è abbellito da alcune illustrazioni, una per ogni storia, di Michela Pollutri, e da fregi che incorniciano tutte le pagine. Senz’altro l’occhio ne rimane soddisfatto.
I racconti presenti in questa raccolta furono pubblicati su varie riviste dell’epoca, e appartengono a epoche distanti nel tempo tra loro. Lo stile, però, rimane invariato ed è quello inconfondibile della loro autrice: delicato, fine, gradevole. Perfetto per la narrativa per ragazzi.
Conclusioni
Volumetto molto accattivante e perfetto come regalo. Si legge facilmente nel giro di qualche ora, essendo i racconti piuttosto brevi e la lettura molto scorrevole. Devo dire che non è esattamente la lettura che mi aspettavo. Pur cimentandosi in un genere così diverso da quello che l’ha resa famosa, l’autrice non riesce ad abbandonare lo stile tipico della narrativa per l’infanzia: quello che ne risulta sono racconti comunque molto piacevoli da leggere, ma molto blandi e, onestamente, soprattutto alcuni, che poco hanno a che fare con l’orrore. Sicuramente gli amanti della narrativa “bon ton” inglese lo ameranno, sembra davvero di trovarsi dopo cena nel salotto buono a conversare amabilmente con gli ospiti sazi e soddisfatti.