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di Riccardo Renzi1
Dopo l’evento del 30 maggio 2023, presso il Ristorante Minonda di Porto San Giorgio, che ha visto la presentazione del volume Lo stoccafisso dalle Lofoten a Fermo2, l’Accademia dello stoccafisso alla fermana lo scorso 9 agosto ha organizzato un nuovo evento che ha visto continuare il connubio tra buon cibo e divulgazione scientifica. Ospite della serata è stato infatti il noto agronomo e divulgatore scientifico, Daniele Paci.
Daniele Paci
L’Agronomo, ormai divenuto un volto noto della TV, vanta infatti decine di apparizioni su varie trasmissioni della RAI e altrettante presenze in radio nazionali, ha colto l’occasione per presentare il suo nuovo volume La spesa felice: come scegliere i prodotti migliori da mettere nel carrello e difendersi dalle insidie delle etichette3, pubblicato nel 2023 con la casa editrice milanese Sperling & Kupfer. Il volume è una raccolta di pillole legate al buon comportamento nel fare una spesa coscienziosa.
Come dice anche l’autore, fare la spesa non è cosa semplice e per chi non è del mestiere, leggere le schede dei singoli alimenti e comprenderle realmente, senza alcuni piccoli suggerimenti, può essere realmente complesso: «Fare la spesa non è semplice: abbiamo a disposizione una scelta vasta e diversificata, e le trappole delle etichette si nascondono dietro confezioni invitanti e prezzi modici. Per questo Daniele Paci, l’agronomo più noto del web, ha deciso di raccogliere in un libro tutti i suoi preziosi consigli per imparare a fare la spesa in maniera consapevole: ovvero, scegliendo i prodotti migliori, più adatti alle nostre esigenze e più naturali, imparando a leggere le etichette e la lista degli ingredienti, a riconoscere gli additivi meno buoni e a risparmiare senza sacrificare la qualità.
La spesa felice
La spesa felice è un manuale semplice da consultare: diviso in cinque grandi categorie (i fondamentali, frutta e verdura, conserve, oli e grassi, salumi e latticini), dedica una scheda dettagliata a ciascuno degli alimenti che mettiamo più spesso nel carrello. Partendo dalla sua scelta, cioè da come riconoscere l’alimento con le qualità migliori, l’agronomo ci racconta i dettagli dei cibi, aggiunge curiosità (sapete che le olive nere sono quasi sempre false?) e analizza i luoghi comuni (è giusto non lavare le uova?), dà consigli di buona conservazione (tenete le banane lontane dal resto della frutta) e sfata falsi miti (il sale e il bicarbonato non servono nell’ammollo dei legumi!). Per scoprire che è meglio prestare attenzione perfino all’acquisto dei cibi più semplici, come il sale».
Durante la presentazione Paci ha anche parlato di prodotti tipici della zona del centro Italia e della loro valorizzazione, dai grani agli oli. L’evento si è tenuto presso lo storico Gran Caffè Belli di Fermo, rispolverando così un sodalizio consolidato da tempo, quello tra l’Accademia e il locale fermano4. Sotto la presidenza del due volte sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio, l’Accademia, sta portando avanti un progetto di valorizzazione e riscoperta di molti cibi tipici della Marca meridionale, dei quali nel tempo si è persa memoria, non solo lo stoccafisso.
La poesia vernacolare di Antonio Angelelli
Accanto a questa coscienziosa riscoperta culinaria è portata avanti parallelamente, anche una riscoperta culturale, soprattutto della poesia vernacolare del sud della Marca, infatti in chiusura di serata l’attore teatrale, Angelo Ciuccarelli, ha recitato alcune poesie del poeta vernacolare Antonio Angelelli, in arte Ntunì de Tavarro’5, tra le quali Lu varbiere, con la quale, il poeta di Montegiorgio ha vinto La corrida del 16 maggio 1972:
Ce prôa con tutto, per fasse che lira, perfino a pijà in gniru a le persone; cià un postarellu appena ce se ‘rghira e loco nànti cià scritto: Salone. Serve quilli che cià, po’ se sta l’ore loco la porta sinza fa niente; co’ ‘llu càmusciu biancu da dottore, co’ la speranza che va lu criente. Però a vedellu co’ quella muntura, la jente ce sta quasci penzierosa, specie a la juintù jé fa paura e non se fa la varba più de cosa. Un dì servì un signore de rispettu, un tipu scunusciutu che passava; sinza rraprì de có’ lu ruvinettu, sputàa su lu pennellu e ‘nzaponava. Quillu a vedé cuscì mólla la crema, jé disse chiaro sinza cumprimenti: -Ma de’ ste parte usete ‘ssu sistema pe’ ‘nzaponà la varba a li crienti? – -No, questo, – disse, – è per quilli lontani, che quanno paga, è jente che li caccia, sulo a li forestieri; a li paesani jé se sputa diretti su la faccia. – Sennò serve con carma e cià maniera, vôle che li crienti scia contenti, quanno te raschia cià ‘na ma’ leggera, che se te taja manco te lo senti. Io ce capì ‘na ‘òta che ce jette che come attrezzatura mette voja: cià supprimatu, spirutu e pecétte, che manco de ‘na sala operatoria. Te chède scusa ‘gni ‘òta che te taja; ma quello che te fa ‘mpó’ meraviglia, cià un gattu, ch’è più grassu de ‘na quaja: sta sempre a smiaolà sotto la seja. Jé chidì unu fin che vinìa rasu: che vô ‘ssu gattu che sta a fa’ ‘ssa lagna?- Quissu, – disse, – c’è ‘vvizzu, ‘ncé fa casu, se casca li retaji, se li magna.
Note
- Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo.
- Lo stoccafisso dalle Lofoten a Fermo, a cura di Riccardo Renzi e Fabiola Zurlini, con testi di Riccardo Renzi, Fabiola Zurlini, Saturnino Di Ruscio, Vincenzina Moriconi ed Edoardo Mistretta, Fermo, Andrea Livi Editore, 2023.
- D. Paci, La spesa felice: come scegliere i prodotti migliori da mettere nel carrello e difendersi dalle insidie delle etichette, Milano, Sperling & Kupfer, 2023.
- L’evento si è aperto con un aperitivo di benvenuto a base di baccalà in temperatura con farina di Kamut, olive ascolane di pesce e chips di patate. Il menù della cena comprendeva:
– Antipasto: di carpaccio di baccalà con rucola, limone e ribes;
– Primo: calamarata fresa con stoccafisso del cuoco-alfiere dell’Accademia, Guido Gennaro;
– Secondo: stoccafisso alla fermana sempre del cuoco-alfiere dell’Accademia;
– Dessert: semifreddo al pistacchio con cioccolato fondente temperato;
– Vini: Vini Terra Fageto. - 1916 – Antonio Angelelli, il poeta contadino, noto con lo pseudonimo di “Ntuni’ de Tavarrò”, (da Tabarro cioè Mantello), nasce a Montegiorgio, il 16 gennaio 1916, dove coltiverà il suo campicello fino alla fine dei suoi giorni.
1926 – frequenta la scuola fino alla IV elementare e già a dieci anni ottiene il suo primo riconoscimento letterario alle “Olimpiadi dei piccoli”, a Fermo, con una produzione in prosa
1941 – Parte per la guerra in Albania; questa amara esperienza si rifletterà molto sulla sua produzione poetica (vedi “La via de casa”). Nel diario di guerra appaiono i primi versi in rima.
1950 – Negli anni ’50 con gli amici della sua contrada organizza il complesso “I gai campagnoli” con strumenti finti e uno solo vero, l’organetto, per cantare durante il Carnevale nelle case del paese filastrocche rimate, scritte con l’amico poeta Sesto Vita.
1960 – Ogni pausa della sua attività lavorativa nei campi è utile per appuntare in versi l’amore per le persone care, la nostalgia per le tradizioni che vanno scomparendo e soprattutto il dispiacere per l’esodo di molte famiglie contadine verso le grandi città, attratte dal sicuro guadagno del lavoro nelle fabbriche. Questo suo rimpianto tradotto in versi, si trasforma in liriche. Si iscrive ad associazioni di poeti dialettali e collabora a riviste di poesia vernacola.
1967 – Con alcuni amici poeti dà vita al gruoppo teatrale “Montejorgio Cacionà” per declamare poesie e recitare atti unici di propria produzione.
1972 – Spronato dagli amici e dagli ammiratori del marzo del 1972 partecipa con successo alla trasmissione radiofonica “La Corrida” con la poesia umoristica “Lu varbiere”. Vincitore del primo premio, ottiene venti gettoni d’oro. La sua fama varca i confini della sua regione, tanto che riceve lettere di congratulazioni da tutta Italia. Il 13 settembre dello stesso anno muore improvvisamente.