Alcuni dicono che l’anarchia è una cosa da ragazzini oppure da giovani. Alcuni dicono che l’anarchia sia una fase passeggera della giovinezza. Alcuni dicono che anche loro da ragazzi erano anarchici, ma poi sono maturati, sono diventati grandi e considerano degli anarchici di mezza età come persone che soffrono di regressione adolescenziale. Dicono che poi si cresce e si mette la testa a posto, più precisamente a partito. È un atteggiamento paternalistico e viziato da un senso di superiorità questo, esattamente come chi vede nell’anarchia un’ideologia superata, datata (quando invece è ancora viva e le sue origini sono nobili, umanisticamente parlando). I ragazzi che compiono atti vandalici sono subito etichettati come anarchici. Naturalmente queste persone “perbene” fanno l’equazione anarchia=ribellismo fine a sé stesso. L’anarchia è la dottrina più diffamata in quanto molti usano questa parola in modo improprio. L’anarchia vera è libertà, è contrasto al potere e ai suoi abusi, sempre frequenti. In realtà gli anarchici da questo punto di vista sono sempre attenti, sensibili e vigili a ogni forma di ingiustizia. Alcuni dipingono gli anarchici come dei figli di papà, che si meritano il carcere o che si meritano di essere controllati dalla Digos solo per il fatto di essere anarchici. Per alcuni l’anarchia è la peggior cosa che si possa realizzare, anche in nazioni corrotte e dominate dalla criminalità organizzata, ma sono tutte persone che hanno paura di perdere privilegi acquisiti, prebende, rendite di posizione, perché una vera anarchia metterebbe in discussione tutto. Alcuni dicono che l’anarchia è disordine totale, eversione pura, ma costoro confondono il caos con l’anarchia. Dicono che ci vuole qualcuno che comanda. A questo tipo di critica rispondo con le parole del poeta Fabio Strinati: “l’anarchia è ordine senza autorità”. Gli anarchici non vogliono essere servi, né padroni. Sono per l’indipendenza. È per questo che tra di loro si chiamano compagni, ma non ci sono capi e leader incontrastati come nel comunismo, per quanto umanamente possibile. Dicono anche che gli anarchici non sono carne, né pesce e questo è naturalmente un complimento, visto e considerato che la carne e il pesce a cui si riferiscono in questo Paese sono avariati.
Gli anarchici sono violenti. Questo dicono. E citano esempi di monarchi assassinati dagli anarchici, dimenticandosi tutti gli orrori che hanno causato i re in passato e senza considerare quel particolare contesto storico, economico, sociale. Attualmente ci sono anche anarco-insurrezionalisti, che credono nelle idee di Bonanno e ricorrono alla violenza, ma in questi anni non hanno ucciso nessuno e bisogna dare loro atto che rivendicano sempre le loro azioni, non si nascondono e pagano sempre in prima persona. Tra gli anarchici non ci sono cattivi maestri perché nessuno si considera un maestro: ci sono naturalmente persone che sbagliano, come in ogni altra comunità politica, Ma la stragrande maggioranza degli anarchici è pacifica. Bertrand Russell, Chomsky, De André, Piero Ciampi, Claudio Lolli, Guccini sono sempre stati anarchici pacifici. Ma questo non si dice, perché è in atto una narrazione a tinte fosche degli anarchici, talvolta una mistificazione della realtà. Non piace al sistema chi fa una critica radicale al sistema. Non piace al potere chi fa vera controinformazione senza bavagli e senza censura. A volte l’autonomia di pensiero e l’indipendenza di giudizio tipiche di chi è anarchico vengono strumentalizzate. Oggi capita che si professino anarchici persone di potere che anarchiche non sono: professarsi anarchico per un potente è una definizione di comodo, un modo per celare le proprie idee. I cosiddetti anarchici conservatori non esistono, poiché le due cose sono mutuamente esclusive: insomma delle due l’una! Coloro che si dichiarano anarchici conservatori sono solo conservatori, che vogliono far credere di avere l’onestà intellettuale e il coraggio di vivere senza compromessi, che loro, persone di potere, non hanno. Ma chi è anarchico veramente sorride, non grida “infiltrati”, lascia correre perché la vera anarchia è inclusiva. C’è chi dice che l’anarchia è pura utopia e critica l’associazionismo e l’autogestione delle fabbriche, che un tempo è stata realizzata in Spagna con buoni risultati. L’anarchia quindi, secondo una scuola di pensiero, è irrealizzabile, è un sogno che non potrà mai diventare realtà. Gli anarchici, come Stirner, fondano la loro causa sul nulla, non credendo in Dio, nelle religioni, nello Stato, nelle istituzioni. E alcuni fraintendono questa presa di coscienza lucida e ponderata con un nichilismo totalizzante, così come alcuni confondono gli anarchici individualisti con degli egoisti folli e gli anarchici bakuniani con dei rivoluzionari violenti. Per alcuni gli anarchici fanno solo casino e non sono propositivi. Si dimenticano che chi è veramente anarchico rifiuta il potere, sa dire di no. Inoltre dai tempi di Sacco e Vanzetti, passando per Valpreda l’anarchico è sempre stato un ottimo capro espiatorio. Se mettono una bomba, almeno in Italia, è sempre colpa degli anarchici inizialmente! Ripeto ancora una volta a scanso di equivoci: non tutti gli anarchici sono eversivi, c’è chi crede come Nozick in uno Stato minimo, c’è chi accetta la Costituzione. Io sono in un certo qual modo anarchico, sono anarchico a modo mio e non ci ho mai guadagnato niente a esserlo. Nessuno mi ha dato soldi o lavoro perché sono anarchico a modo mio. Nessuna donna è venuta a letto con me perché sono anarchico. Non ho mai avuto favoritismi di nessuna sorta all’atto pratico. Anzi le mie critiche ai partiti italiani mi hanno attirato delle antipatie, ma io credo nell’espressione del libero pensiero. Anzi ci si rimette sempre ad essere anarchici perché si è mal visti da tante persone. Esiste un certo ostracismo nei confronti degli anarchici. Eppure in un mondo dove tutti sono omologati culturalmente, socialmente, esteticamente, persino sessualmente, gli anarchici non sono omologati o lo sono il meno possibile. Io sono anarchico per una ragione molto semplice: vedo troppo schifo in questo mondo e non ci sto a seguire il pensiero dominante. Io sono in un certo qual modo anarchico, seppur non molto strutturato ideologicamente, perché non vedo alternative o meglio vedo nell’anarchia l’unica vera alternativa e non sono il solo a pensarla così, a non sentirsi rappresentato dalla classe dirigente e dai partiti di questa nazione, anche se il mio per ora è solo attivismo digitale, dato che non posso muovermi da Pontedera, avendo i genitori anziani (soprattutto mia madre, che è del 1941). Cerco di dare il mio piccolissimo contributo alla causa. Questo è quanto. Questo è quello che avevo da dire oggi.