Indice dei contenuti
Alessandra Jatta – l’autrice
Alessandra Jatta è nata a Roma (1960) dove attualmente vive. Laureata alla Sapienza in Storia dell’Europa orientale, e alla Sorbonne in Letteratura francese, ha vissuto all’estero per diversi anni lavorando come traduttrice, interprete, giornalista. I suoi romanzi “Foglie sparse” e a seguire “ Apolide” sono stati pubblicati con la Voland Edizioni. Alessandra Jatta è la pronipote dei protagonisti del libro: Gli Olsufiev sono i suoi bisnonni, nipote di Assia Olsufiev la primogenita si Olga Pavlovna Šuvalova e Vasilij Olsuf’ev.
La Rivoluzione d’ottobre
Il 1917 non è solamente uno degli anni in cui imperversa la Prima Guerra Mondiale, uno tra il più terribile di quegli anni con la sconfitta di Caporetto e l’entrata in guerra degli degli Stati Uniti, ma anche l’anno in cui ci furono “i dieci giorni che sconvolsero il mondo”, con la Rivoluzione Russa detta “Rivoluzione d’ottobre” – anche se avvenne a novembre – che attua il crollo e la fine del regime zarista istituendo uno stato comunista, prendendo spunto dalle teorie del filosofo economista Karl Marx. Destituire l’impero aristocratico dello zar Nicola II è un dovere che varie forze rivoluzionarie si pongono come obbiettivo. Le forze rivoluzionarie si distinguono in bolscevichi – gruppo maggioritario all’interno del partito operaio socialdemocratico, guidato da Lenin; i menscevichi gruppo minoritario, propugnatore dell’intermedia fase detta “rivoluzione borghese”– ; i “cadetti” che sono coloro che chiedono riforme costituzionali e il suffragio universale; infine i socialisti rivoluzionari, con tenaci radici nelle campagne.
Trama
L’addio degli Olsufiev alla Russia
Dopo la caduta dello zar e il decadimento degli aristocratici, la famiglia Osufiev è costretta ad abbandonare l’amata patria. L’autrice, entra nella mente del personaggio principale Olga Olsufiev, e così descrive la partenza:
“Sta lasciando la sua patria colpita da una follia collettiva che, per quanto si sforzi, non riesce ad accettare. Una patria, la Russia, che quelli come lei non li vuole più: li caccia, li umilia, li disprezza, li uccide. Da quella maledetta notte di fine ottobre del 1917 ogni cosa è cambiata per sempre, la rivoluzione ha spazzato via il suo mondo, i suoi amici, i suoi parenti, i suoi cari”.
In particolare tra le varie forze rivoluzionarie, quella che temono di più sono i bolscevichi, che li costringevano a fare una dura selezione delle persone di cui fidarsi: chiunque poteva rivelarsi un nemico.
L’autrice sempre “nella mente di Olga” descrive così un passaggio molto importante, il punto di vista dei destituiti, perché nelle guerre non ci sono mai né vincitori né vinti:
“Chiude gli occhi. Per un attimo rivede gli orecchini variopinti della donna, le sue dita inanellate, le sembra di sentire l’odore acre della zuppa di cipolle dell’isba dove l’aveva ricevuta. Nella sua mente echeggiano le parole spietate che le aveva sussurrato, il forte accento georgiano, la voce roca: «Mentre voi ballavate dallo zar ricoperti d’oro e di pietre preziose, i contadini non avevano cibo e neppure di che scaldarsi…» – Non era così… – si dice confusa, l’espressione incredula stampata sul volto”.
Il ringraziamento alla Gran Bretagna
L’aiuto per fuggire dalla Russia, arriva dalla Gran Bretagna, la Royal Navy li ha trasportati in salvo. A bordo, Olga conosce il tenente People, che rimane ammaliato dall’affascinante giovane donna russa, che a 36 anni ha già cinque figli – il più piccolo e amato dalla stessa: Aleksej, salvato dalle acque gelide e morte certa – e un marito quindici anni più grande di lei: Vasilij.
Apolide
Con il druid, il tenente Peolple li porta a Batum. Da lì raggiungeranno poi Firenze, la culla del rinascimento.
La notte prima di raggiungere Batum, anche se ora si sentono al sicuro, molti pensieri invadono la mente di Vasilij, il marito di Olga: il problema dei documenti, i loro passaporti sono senza valore, sia in Russia sia all’estero. Sono degli apolidi – e da qui ovviamente il titolo del libro –, dei senza patria. Da qui un susseguirsi di eventi forti, gioiosi e tristi che vedono coinvolta la famiglia di Olga.
Fino ad arrivare a un’epilogo dolce e amaro.
La ricostruzione dei fatti storici
La ricostruzione dei fatti storici che si intreccia con gli eventi personali della famiglia è magistralmente narrata:
“L’infelicità scritta sul volto, Vasilij passa giornate intere nello studio ad analizzare i registri degli anni precedenti […]. Trascorre ore sdraiato sul divano impegnato solo a prender coscienza del fatto che non tornerà più in Russia. Tutte le speranze da lui nutrite nei confronti del fascismo erano crollate a Febbraio del 1924, quando Mussolini aveva riconosciuto ufficialmente l’Unione Sovietica e allacciato relazioni diplomatiche con lo stato bolscevico. Uno smacco per tutti gli esuli russi rifugiati in Italia, che avevano creduto nell’astro nascente della politica italiana per rientrare un giorno in patria. Chimere belle e buone. Soltanto ora se ne rendeva conto. L’anno passato Mussolini aveva ottenuto una revisione della legge elettorale e indetto nuove votazioni, assicurandosi la maggioranza parlamentare, anche grazie ai brogli che Giacomo Matteotti aveva denunciato, venendo assassinato per questo a giugno. Subito dopo, l’opposizione aveva abbandonato la camera consentendogli di rimettere in moto le squadre d’azione e di limitare la libertà di stampa. Infine, con il discorso alle camere del 3 gennaio Mussolini aveva posato la prima pietra per erigere il suo regime autoritario”.
Accompagnano la trama del libro una serie di foto, a consolidare la narrazione, dove realtà e finzione si fondono. Un ottimo modo di descrivere la Rivoluzione d’ottobre da un’altro punto di vista.
Colpisce la dedica del libro che viene “raccontata” alla fine del libro:
“Ad Alksej Olsufiev, un eroe russo del ‘900. Ad Alessio Olsoufieff, un eroe italiano del ‘900”
Buona lettura o buon viaggio – in altro spazio e in un’altra epoca –, a voi la scelta.