“Erano tempi, erano bei tempi.
Erano tempi che correvo
che rompevo e che scappavo
e coi tuoi occhi ci giocavo.
Erano tempi, erano bei tempi.
Erano tempi di parole
che correvano da sole
ed era veramente amore”
(Roberto Vecchioni)
A volte ripenso alle mie estati da ragazzo. Fino a otto anni ho passato le vacanze a Cecina. Mi ricordo che avevamo la casa vicino alla pineta. Quando era brutto tempo e non si poteva andare al mare mi recavo con mio padre in pineta e mi divertivo a fare volare un aliante di plastica con le ali di polistirolo, che naturalmente si danneggiava e allora bisognava ripararlo subito. A dire il vero passavamo lì soltanto il mese di agosto. Prendevamo una casa in affitto. Eravamo in sette in famiglia. Oltre ai miei genitori e a me c’erano anche mia sorella minore di sette anni, i miei nonni e la zia zitella di mia madre. Mio padre era impiegato alla Piaggio. Mia madre lavorava in pretura. Il mio nonno lavorava come operaio sempre alla Piaggio. Mia nonna era casalinga. Mi ricordo che gli ultimi due anni a Cecina ebbi mal di gola e così mi toccò prendere delle punture di penicillina. Passai più tempo a letto febbricitante che al mare. A parte questo inconveniente erano anni spensierati per me e la mia famiglia. Allora non c’era crisi economica come oggi. Tutti erano villeggianti per almeno un mese. C’era anche chi si comprava la seconda casa al mare. Come è cambiato tutto nel giro di pochi decenni!!! Poi optammo per un’altra località balneare. Passavamo le vacanze a Rosignano Solvay di cui ho dei ricordi più vividi, anche se questi possono sempre trarci in inganno perché sono sempre falsati. I medici avevano detto che a Rosignano c’era l’aria migliore e che tutti gli asmatici andavano in ferie lì. Di Rosignano mi ricordo gli stabilimenti balneari, la chiesa, la passeggiata lungomare, i lunghi viali alberati, le ville dei dirigenti della Solvay con le palme in giardino. Mi ricordo che la sera andavamo a piedi fino a Castiglioncello. A Rosignano non mi divertivo molto. Nel bagno che frequentavamo non riuscivo a fare amicizie perché c’era un solo gruppo di ragazzi che giocava sempre a calcio fiorentino e non mi facevano giocare con loro perché io a loro avviso ero troppo gracile e non avrei resistito fisicamente agli urti. Insomma ero tagliato fuori. Di conseguenza passavo quasi sempre il tempo a leggere fumetti sotto l’ombrellone, a nuotare oppure alla sala giochi. Le ragazze non mi consideravano perché non mi facevano giocare a calcio fiorentino. Raramente andavo da me alle spiagge bianche, che erano tali a causa degli scarichi della Solvay. Allora non soffrivo il caldo. Forse allora lo sopportavo meglio perché ero molto più giovane. Oppure forse oggi il clima è cambiato e le estati sono più torride. Comunque sia….allora stavo meglio. Un anno fa sono ritornato a fare un giro a Rosignano. Hanno costruito un porto. È cambiato tutto rispetto a quando ci andavamo. Quando avevo diciotto anni abbiamo smesso di andare ad agosto a Rosignano. Io allora iniziai a fare da pendolare. Andavo al golfo di Baratti. Andavo con il treno fino a Populonia bassa. Allora mi toccava fare circa due chilometri per arrivare al golfo. Mi toccava anche attraversare una strada molto trafficata e pericolosa per i pedoni perché le auto sfrecciavano ad alta velocità. Oppure mi fermavo con il treno a San Vincenzo e poi prendevo il pullman per il golfo di Baratti. Mi ricordo che si recavano lì da tutta la Toscana con la macchina e anche da tutta l’Europa. Spesso gli stranieri venivano con i camper e le roulotte. A forza di frequentare quella spiaggia conobbi sia persone abitanti nelle villette a schiera vicino alla stazione di Populonia che abitanti di Populonia antica, che era molto visitata non solo perché da lì si godeva un’ottima vista ma perché c’erano i resti di una acropoli. Populonia infatti era stata una città etrusca in cui si lavorava molto il ferro, estratto dalla vicina Elba. Ma la cosa che mi attraeva di più di Baratti erano tutte le ragazze in topless che venivano lì ad abbronzarsi. Mi ricordo che partivo la mattina alle sette e tornavo a casa alle otto di sera. Ogni mattina trovavo subito la voglia di ripartire. I miei li vedevo pochissimo. Tempo di cenare, sdraiarmi e dormire, risvegliarmi, andare in bagno, farmi la barba e ripartivo. Il mondo mi chiamava ed io non potevo che rispondere alle sue sollecitazioni. Mi affascinava l’umanità. Dormivo senza pensieri. Vivevo senza dubbi. Mangiavo poco. Mi bastava un panino come pasto. Viaggiavo in boxer. Mi portavo sempre appresso una radiolina per sentire la musica in spiaggia. Stavo ore a fare il bagno. È proprio da quei tempi che non faccio un bagno in mare. Adesso ho la pancia. Peso venti chili in più. Ma non sono aumentati i muscoli. È aumentato soltanto il grasso. Non ho mai avuto un fisico da spiaggia. Prima ero troppo magro. Oggi sono in sovrappeso. A Populonia è da allora che non torno più. Avevo conosciuto anche una ragazza, ma non avevamo mai combinato niente. Si parlava e basta. Mi ricordo che lavorava in un panificio. A volte mi portava alla stazione con il motorino. Chissà che farà oggi? Molto probabilmente si sarà sposata e avrà dei figli. Io e lei eravamo solo amici. Mi ricordo che frequentava un tipo di Piombino. Forse oggi sarà sposata con lui. Una volta finita quell’estate non mi feci più vivo. Cambiai completamente giro. Ci perdemmo di vista. Talvolta mi chiedo che senso abbia avuto incontrarci e parlarci. Non mi ricordo neanche più che tipo di discorsi facevamo. Io per lei ero un tipo strano. Ero un diversivo: uno che arrivava da una cittadina distante e le parlava di posti che non aveva mai visto. Per lei io probabilmente ero originale. Sicuramente io non ho lasciato una traccia in lei e nemmeno lei l’ha lasciata in me. È stata solo una non-storia. Ora sono completamente cambiato. Non cerco più me stesso. Non cerco più la carne di donna. Oggi ho imparato a stare da solo (me lo ripeto continuamente come se fosse vero). Non so se allora ero più innocente di adesso. Forse oggi sono solo un poco più rimbambito e meno libero di allora. Nessun evento ora mi meraviglia più. Ora sono un misantropo. Prima la vita era magmatica ed enigmatica. Io ero lineare. Oggi è l’esatto opposto. Tutte quelle stagioni sembrano così lontane, però casualmente riaffiorano improvvise nella memoria, anche se un poco sbiadite. Tutto ritorna: atti, gesti, sogni, delusioni, sproloqui, incontri, stati d’animo, suggestioni, inquietudini, rimpianti, ilarità. Mi ricordo di ogni infatuazione, di ogni minima ferita interiore. Allora ogni inezia sentimentale era fonte di tragedia. Oggi questi ricordi mi sembrano superflui. Forse il passato è propedeutico. È un periodo di apprendistato nel migliore dei casi. Oggi non mi esprimo più. Non ho certezze, assiomi, postulati. È il tempo del silenzio. Lunghe ore passate in silenzio ogni giorno. Oggi non vago più senza meta e non ho più antagonisti perché non corteggio più nessuna ragazza. Oggi non fa alcuna differenza tra luce e buio, tra immaginazione e realtà, tra memoria e oblio. Il passato comunque non sempre torna a consolarci. Talvolta è una brutta bestia e ci ricorda sempre che alcuni commedianti di un tempo oggi non ci sono più.