I movimenti LGBT+ hanno attraversato nel corso del tempo vari luoghi, arrivando perfino ad affidarsi ed integrarsi con le destre, ma questi sono casi estremi seppur non trascurabili e anzi alla lunga divenuti piuttosto sistemici.
Spesso viene dimenticato nei vari movimenti che l’antagonismo non è un concetto vuoto, e che (per contro) c’è un sistema che è un sistema di valori nei quali rientra anche l’etero sessismo, eppure nella storia dei movimenti e delle proteste per la richiesta di diritti e di riconoscimento soggettivo, le punte delle proteste hanno riguardato la consapevolezza di tale etero sessismo e la messa in discussione dello stesso, particolarmente lo hanno fatto le femministe radicali anarchiche e non, mettendo l’accento sulle differenze ma non al fine di emarginare ma affinché esse trovassero rappresentanza.
In questo quadro le dicotomie però hanno inficiato e pesato notevolmente su l’interezza del movimento. Il desiderio di adeguarsi al modello etero ha fatto il resto innescandosi con la dicotomia: o giusto o sbagliato, che risulta pervasiva quando dietro di essa c’è un modello che include la famiglia come nucleo fondante della società patriarcale gerarchizzata con annessi ruoli e funzioni attribuite ai ruoli stessi.
Il genere sessuale è una costruzione sociale, eppure pur essendo questa una verità da inscrivere all’interno della società data, e nella quale si cresce, è un concetto non ancora compreso e anzi criticato perfino oggi dal movimento LGBT+ in molte sue parti.