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In avvicinamento all'ottantesimo anniversario della Liberazione di Roma, Silvio Marconi ci guiderà attraverso una serie di articoli che esplorano momenti cruciali e figure emblematiche della resistenza contro il fascismo nella Capitale. Il viaggio inizia con 'Resistenza a scuola: docenti e studenti di Roma contro il fascismo', che mette in luce il coraggio di educatori e giovani impegnati nella lotta per la libertà. Prosegue poi con 'Rastrellamenti nazifascisti e Roma: dalle Fosse Ardeatine al Quadraro', un'analisi approfondita degli eventi tragici che hanno segnato la città e il suo popolo, testimoniando la ferocia dell'occupazione e l'indomabile spirito di resistenza dei romani. Segue un'analisi dei rapporti ambigui degli Alleati con i fascisti e i nazisti.
Revisionismo sulla Resistenza: una sottovalutazione storica
Il revisionismo sulla Resistenza, la sua sottovalutazione quando non criminalizzazione (accompagnati spesso dalla esplicita rivalutazione dei servi fascisti dell’occupante nazista e spesso dal loro riciclaggio) sono avvenuti fin dai decenni immediatamente successivi al 1945, non solo in Italia ma in tutto l’Occidente, ed hanno visto ad esempio il riciclaggio come Prefetto di Parigi di quel Papon che come collaborazionista dei nazisti aveva organizzato la deportazione degli Ebrei della Capitale francese, il tentativo di dipingere falsamente gli eroi dei GAP romani come terroristi, l’inserimento nei quadri istituzionali e militari tedeschi (e NATO) di protagonisti dell’hitlerismo e molto altro.
Dal crollo del sistema che orbitava attorno all’URSS e dal venir meno (largamente per azioni ad esse interne ma teleguidate) della significatività di alcuni PC occidentali (primi fra tutti il PCI e il PCF) questo insieme di attacchi si è accentuato in Occidente e, con la sua complicità attiva, si è esteso a territori come la Croazia, l’Ucraina, le Repubbliche Baltiche, spianando la strada a neofascismi espliciti o mal mascherati.
Il caso della Resistenza francese: la negazione della componente straniera
A questo processo che ha dato e dà frutti avvelenati si è coscientemente o incoscientemente collegata anche una serie di sottovalutazioni di elementi dello stesso fattore resistenziale da parte di chi pure si collocava e si colloca dalla parte antifascista della barricata; sottovalutazioni che hanno contribuito a rendere più difficile la pur esistente azione di contenimento dei processi revisionistici e mistificatori. In Francia, ad esempio, sulla base di un nazionalismo esasperato a lungo si sono largamente sottovalutate la componente straniera (inclusa quella di esuli ed immigrati italiani) alla lotta partigiana, il ruolo degli ex-militanti della Spagna Repubblicana nelle azioni della “Colonna Leclerc” che per prima entrò a Parigi nell’agosto 1944 e il ruolo dei resistenti in appoggio allo sbarco alleato in Provenza, offuscato dall’ultra-celebrato sbarco in Normandia e dalle azioni di sabotaggio partigiano di sostegno ad esso.
La Resistenza romana e la medaglia d’oro al valor militare
In Italia, per altrettanto lungo tempo si sono sottovalutati l’eroismo dei 600.000 soldati ed ufficiali italiani catturati dai nazifascisti che preferirono fame, schiavitù, spesso morte nei lager nazisti all’adesione alle truppe repubblichine, il ruolo delle donne nella Resistenza (non solo come staffette ma anche in tanti casi come combattenti e comandanti partigiane), il ruolo dei sacerdoti, quello delle formazioni partigiane anarchiche o della romana “Bandiera Rossa”. Perfino la Resistenza romana nel suo complesso è stata tanto sottovalutata per decenni in confronto a quella di città del Nord da far sì che solo con una azione lunga e difficile dell’ANPI di Roma si è finalmente arrivati a far riconoscere a Roma tardivamente (luglio 2018!) la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza.
Questo nonostante che già nel 1999 il libro di Marisa Musu ed Ennio Polito “Roma Ribelle. La Resistenza nella capitale 1943-1944” (Teti Editore) individuava a Roma e Provincia oltre 50 formazioni partigiane, con 15.209 aderenti ufficialmente riconosciuti e 541 caduti.
L’80° anniversario del 4 giugno 1944: riflessioni sulla Resistenza romana
La sottovalutazione della Resistenza Romana ha un rapporto duplice, di causa ed effetto, col mito (che ha purtroppo contaminato in parte anche ambienti antifascisti settentrionali) di una Roma scarsamente combattiva, quasi ignava, colpevole fra l’altro di non essere stata autrice di una insurrezione che, come avvenuto invece a Firenze, Genova, Torino, Milano e altrove, anticipasse o affiancasse l’arrivo degli Alleati in quel 4 giugno 1944 di cui quest’anno si ricorda l’80 anniversario e questo fatto, decontestualizzato dalla situazione romana e generale, ha a sua volta contribuito a rafforzare l’altro mito, sempre più sbandierato in questi tempi attuali di iper-atlantismo e revisionismo, della insignificanza della Resistenza, non solo romana, in un processo di Liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista che sarebbe stato tutto e solo appannaggio delle truppe alleate.
Churchill, Stalin e la strategia degli Alleati
Questo secondo mito volutamente non fa i conti con una serie di fatti storici fra cui basti citarne alcuni. Innanzi tutto gli USA1 entrarono direttamente nella seconda Guerra Mondiale solo perché e quando vennero aggrediti il 7 dicembre 1941 dai Giapponesi alleati di Hitler e Mussolini e anche dopo tale aggressione non dichiararono loro guerra a Germania nazista e Italia fascista ma furono i regimi nazifascisti a dichiarare guerra agli USA.
In secondo luogo l’apertura del fronte italiano nel 1943 non fu una scelta attenta alla liberazione dell’Italia (che fino all’8 settembre era e restava alleata di Hitler) ma una deviazione strategica dall’impegno preso con Stalin di aprire un secondo fronte in Francia2, voluta da Churchill (che chiedeva anche uno sbarco nei Balcani) per motivi attinenti all’interesse britannico relativo al controllo postbellico di Mediterraneo, Balcani e Grecia.
L’assurda stasi dopo lo sbarco di Anzio
L’avanzata alleata in Italia, nonostante un devastante uso del bombardamento aereo3 e le oggettive difficoltà del terreno, fu lenta anche a causa di scelte specifiche dei comandi alleati, come l’assurda stasi dopo lo sbarco di Anzio del 22 gennaio 1944 che vide le truppe guidate dal generale Lucas ferme nella testa di ponte per una settimana in assenza di difese tedesche che ebbero il tempo di riorganizzarsi e sferrare perfino un contrattacco.
Per giungere a Roma (59 km) gli Alleati impiegarono 4 mesi e mezzo e furono i mesi più terribili dell’occupazione nazista, i più duri per una Resistenza romana che in parte aveva abbandonato la rigida clandestinità proprio dopo lo sbarco alleato ad Anzio e che fu certo autrice di fortissimi colpi ai nazifascisti4 ma fu anche colpita duramente dagli occupanti e dai loro servi repubblichini quasi sempre grazie a delatori5.
Va inoltre ricordato il famigerato proclama che il generale Alexander, a nome del Comando Supremo angloamericano, emise pubblicamente il 13 novembre 1944 con il quale si rivelava l’arresto delle operazioni offensive per l’inverno e si chiamavano i partigiani a disarmare provvisoriamente e nascondersi, cosa che permise ai nazifascisti di distogliere forze dal fronte e realizzare mortiferi rastrellamenti e stragi in tutte le principali zone partigiane dell’Italia Settentrionale.
Episodi di lotta armata nella Resistenza Romana
I colpi dati dai nazifascisti alla Resistenza Romana (soprattutto grazie a delatori restati largamente impuniti) dopo che, successivamente allo sbarco alleato di Anzio, si era scelto di esporsi maggiormente “in pubblico”, l’azione frenante del Vaticano e degli ambienti resistenziali ad esso collegati, la disarticolazione del fronte militare dopo la cattura di Montezemolo, la strage delle Ardeatine, l’uccisione di tanti quadri della parte più attivistica della Resistenza della Capitale (“Bandiera Rossa” e PCI) sono i fattori principali che hanno reso impossibile l’insurrezione di una città come Roma che pure aveva saputo essere vera spina nel fianco dei nazifascisti per ammissione dello stesso Kesselring6 e che vide episodi di lotta armata ancora nel giorno stesso del 4 giugno, con l’intervento dei partigiani sulle vie consolari in supporto alle forze alleate, e addirittura il 5 giugno, con la difesa del ponte sull’Aniene contro i sabotatori tedeschi ad opera di un gruppo di resistenti adolescenti, che vide la morte per un colpo di mortaio (per decenni ignorata) del dodicenne Ugo Forno, il più giovane partigiano di Roma7.
I partigiani anarchici e l’eredità di “Bandiera Rossa” nella Resistenza a Roma
Senza nulla togliere al ruolo determinante delle forze alleate nella Liberazione di Roma, occorre, mentre si avvicina l’80 anniversario di quella Liberazione in un clima di crescente revisionismo fascisteggiante e di deliri neoatlantisti, non dimenticare tutti e tutte i/le Resistenti della città di Roma (ove la Resistenza ebbe inizio la notte stessa dell’8 settembre 1943) e in particolare chi per lungo tempo è stato sottovalutato: i partigiani anarchici romani, fra cui Riziero Fantini8, quelli di “Bandiera Rossa”9, le donne anche in ruoli combattenti come le gappiste, i sacerdoti, i poliziotti, i ferrovieri, gli studenti, i tipografi, i fabbricanti di “chiodi a quattro punte”, i partigiani sovietici, africani e polacchi che tutti assieme, nonostante la diversità di motivazioni ed esperienze di vita, riscattarono l’onta di un re fellone e dei suoi generali che avevano abbandonato la difendibile Capitale al nazifascismo l’8 settembre 1943 dopo essere stati per 21 anni complici attivi dei crimini fascisti.
Note:
- Paese che vedeva esponenti della grande industria come l’antisemita Ford aver finanziato l’ascesa al potere di Hitler e la traduzione del suo “Mein Kampf” e fornire il 40% dei camion della Wehrmacht, la IBM fornire alle SS i calcolatori meccanici usati nella contabilità dei lager, la CocaCola e la Lockeed mantenere attive le loro consociate nella Germania nazista;
- cosa che tardivamente avvenne solo nel giugno 1944, quando l’Armata Rossa era da tempo passata all’offensiva ed impegnava l’87% delle armate naziste;
- che portò anche alla controproducente distruzione dell’Abbazia di Montecassino e incluse enormi stragi di civili come quella del bombardamento di San Lorenzo a Roma del 19 luglio 1943, con oltre 3.000 morti, e quelle delle altre decine di bombardamenti sulla Capitale, su Napoli, su Palermo, su Genova, su Torino, su Milano, ecc., peraltro in base alla dottrina criminale teorizzata fin dagli anni ’20 dall’Italiano Giulio Douhet e sperimentata dai nazifascisti in Spagna, poi su Varsavia e sull’Inghilterra;
- 28 gennaio le agitazioni studentesche portano alla chiusura dell’Università di Roma, 25 febbraio sciopero alla Manifattura Tabacchi, 10 marzo attacco gappista a un corteo di militi fascisti a Via Tomacelli, 23 marzo attacco gappista a Via Rasella (dichiarato da Radio Londra “il più grande attacco contro gli occupanti nazisti in una città dell’Europa Occidentale occupata”),
- arresti dei collaboratori di Montezemolo il 23 gennaio, di Montezemolo il 25, rastrellamento al centro di Roma il 31 gennaio, irruzione nella santabarbara dei GAP il 1 febbraio, fucilazione a Forte Bravetta di 11 partigiani di Bandiera Rossa il 2 febbraio, arresto di 67 rifugiati nella Basilica di S.Paolo il 3 febbraio, arresto di Pilo Albertelli 1 marzo, assassinio di Teresa Gullace a Viale Giulio Cesare 3 marzo, fucilazione di Labò e Rattoppatore a Forte Bravetta 7 marzo, arresto del tenente Giglio 17 marzo, fucilazione di Don Morosini e cattura del gruppo dirigente della Resistenza del PSI 3 aprile, 10 donne assassinate al Ponte di ferro dopo l’assalto a un forno 7 aprile, 744 civili rastrellati al Quadraro 17 aprile, arresto del capitano Sorrentino e del tenente Paladini 4 maggio, arresto Abtonelli responsabile III Zona PS 16 maggio, fucilazione di 5 patrioti 24 maggio, Colorni ferito a morte 27 maggio, 6 partigiani fucilati 3 giugno, eccidio di La Storta che include l’assassinio di Buozzi 4 giugno;
- Comandante in capo delle forze tedesche in Italia;
- a cui solo il 5 giugno 2010 è stato intitolato quel ponte che aveva contribuito a salvare 66 anni prima;
- nato a Coppito (L’Aquila) nel 1892, emigrato negli USA nel 1910, tornato in Italia entra in contatto con gruppi di comunisti-anarchici, partecipa alle azioni per salvare Sacco e Vanzetti, arrestato per attività antifascista, dopo l’8 settembre organizzatore della resistenza a Montesacro, arrestato su delazione, torturato, fucilato nel dicembre 1943 a Forte Bravetta;
- fra cui militarono anche anarchici come Raffaele De Luca, che ne dirigeva il giornale clandestino, arrestato e condannato a morte (reo confesso) fu salvato impedendone il trasferimento per la fucilazione