L’Italia non è un Paese…

“Ma adesso avete voi il potere

Adesso avete voi supremazia, diritto e polizia

Gli dei, i comandamenti ed il dovere

Purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti

Ignorano quel tarlo mai sincero

Che chiamano “pensiero”

Però non siate preoccupati

Noi siamo gente che finisce male, galera od ospedale

Gli anarchici li han sempre bastonati

E il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato

Non scampa, fra chi veste da parata

Chi veste una risata”

(Francesco Guccini)

Secondo gli esperti il 31 dicembre 2022 solo il 6% dei fondi del Pnrr è stato utilizzato. C’è addirittura qualcuno della Lega che non vorrebbe i soldi dall’Europa perché ideologicamente è euroscettico. Siamo messi molto bene! Siamo ormai alla frutta! Hanno fatto crollare il governo Draghi. Costui almeno aveva credibilità internazionale e godeva della stima di tutti. Ma Draghi non guardava in faccia nessuno ed era un vero primo della classe: generava troppe invidie, sensi di inferiorità e risentimenti tra tanti politici. Certo hanno celebrato Giorgia perché è la prima premier italiana. Una donna al governo!  Dovremmo essere contenti per questa ragione? Bisogna vedere che donna è la presidente del consiglio e io nutro molte perplessità sulla sua validità, sulle sue capacità,  oltre al fatto non secondario che è inesperta e digiuna di relazioni internazionali e macroeconomia. Il problema non è come gli esponenti di questo governo vedono l’Unione Europea, ma l’esatto contrario. Oggi Spinelli e Rossi si rivolteranno nelle tombe. C’è chi nella maggioranza vuole fare carta straccia del manifesto di Ventotene,  a scapito naturalmente degli italiani.  C’è poco da essere allegri, senza considerare tutte le cadute di stile, gli scivoloni, “le sgrammaticature” istituzionali. Nel frattempo il debito pubblico cresce, cresce, cresce. Insomma qui c’è da rattristarsi molto per la pratica, la sostanza ma anche per le forme (quando uno ricopre un ruolo istituzionale ed è una figura di primo piano le sue dichiarazioni sono fatti e pesano moltissimo). Mi ricorda Leopardi, secondo cui è molto più probabile che non si vada di bene in meglio ma di male in peggio. Così è stato in questi ultimi decenni. Il potere d’acquisto e i salari sono tra i più bassi d’Europa. Neanche i soggetti politici nuovi hanno migliorato la situazione. Sono favorevolissimo al sussidio di disoccupazione,  ma così come è concepito fa acqua da tutte le parti. I navigator si sono dimostrati inefficaci. Centinaia di ricchi imprenditori e mafiosi hanno percepito irregolarmente il reddito di cittadinanza. Il superbonus non incide sul debito pubblico, ma peggiora comunque i conti dello Stato (sempre secondo gli esperti). Il ceto medio non esiste più. C’è un grande impoverimento collettivo. Ci sono italiani che lavorano e che comunque non arrivano a fine mesi coi soldi. Secondo Equitalia sono 21 milioni gli italiani indebitati, anche se molti con cifre inferiori ai mille euro. Secondo i dati della Caritas quasi 6 milioni di italiani sono poveri. Abbiamo un tasso di natalità tra i più bassi dell’Occidente e continuando così il sistema previdenziale e sanitario crollano. La solitudine inoltre è un dramma. Secondo dati recenti il 38% degli italiani al di sopra dei 65 anni vive da solo, ma si contano sulle dita d’una mano gli assessorati alla solitudine; governo e comuni non prendono provvedimenti a riguardo. Non solo ma va ricordato che sono quasi 6 milioni gli anziani con un reddito pensionistico inferiore ai mille euro.   Per le nuove leve non va meglio perché il tasso di disoccupazione è del 22%. Da un certo punto di vista sono da comprendere e da compatire certi giovani che vivono come se non avessero domani. Io sono della generazione x e almeno ai miei tempi i giovani lavoravano e studiavano, avendo una speranza. Oggi ci sono sempre più giovani che vivono “sdraiati” (Michele Serra ci ha scritto un libro). Questa nazione ha tolto ai giovani d’oggi i sogni e la speranza. Ma ben pochi si lamentano. Giovani, maturi e vecchi sono tutti addomesticati come cagnolini, inebetiti e indottrinati da troppa televisione, anestetizzati dal fitness, dalla pornografia, dalla guida di un Suv. Tutti rassicurati nella propria comfort zone. Tutti chiusi nella nostra bolla di filtraggio. Nessuno ha più la forza di ribellarsi perché siamo tutti rassegnati e disfattisti. In fondo pensiamo che sarebbe fare una battaglia contro i mulini a vento e non servirebbe a niente. Qualsiasi tentativo di cambiamento forse è destinato a cadere nel vuoto. Ai tempi di Umberto Eco si poteva essere integrati o apocalittici. Ora non si può che essere integrati (se si ha un minimo di amor proprio e si vuole sopravvivere) e apocalittici (se si ha un minimo di lucidità). L’Italia non è un Paese per giovani ma nemmeno per vecchi. L’Italia più semplicemente non è un Paese. 

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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