Già dal gennaio 2003 nel suo rapporto sull’Italia, l’Unicef si preoccupava che l’ora di religione cattolica nelle scuole dell’infanzia e primarie potesse essere discriminatoria nei confronti di chi non se ne avvale. “Il Comitato esprime preoccupazione per il fatto che i genitori, in particolar modo quelli di origine straniera, non sempre sono al corrente della non obbligatorietà dell’educazione religiosa.” Il problema in realtà riguarda anche i genitori di lingua italiana, specie quelli che hanno frequentato la scuola dell’infanzia prima del 1985, anno in cui fu introdotto tale insegnamento anche in questo grado d’istruzione. E’ vero che all’atto dell’iscrizione, anche sul modulo per la scuola dell’infanzia compare l’opzione “si avvale/non si avvale dell’IRC”, ma molti genitori pensano sia una pura formalità che riguarda più che altro il percorso scolastico a venire, a partire dalla scuola primaria, specialmente ora che esistono gli istituti comprensivi, che raggruppano sotto di essi i gradi d’istruzione dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria di primo grado. Si accorgono poi, tali genitori, dell’esistenza dell’IRC anche nella scuola non dell’obbligo, quale è quella dell’infanzia, quando i loro figli escono di scuola turbati per discorsi sulla morte, l’inferno e l’aldilà, che hanno sentito in classe da una delle maestre. Questo nella migliore delle ipotesi, perchè ci sono casi in cui le insegnanti di religione sgridano o mettono in castigo bambini anche piccolissimi, perchè non seguono la loro lezione.
Tuttavia, esonerare il proprio figlio dall’ora di religione può essere ugualmente sconveniente in quanto alla scuola dell’infanzia, salvo rari casi, solitamente i bambini che non si avvalgono dell’IRC sono pochissimi, e questo spostarli dalla loro classe in un’altra o in un’altra aula, sia pure con la presenza di una delle maestre, viene percepita dai bambini come l’esclusione da qualcosa. In questo poi spesso, le insegnanti di religione o curriculari, ma comunque molto cattoliche nella scuola dell’infanzia sono, è il caso di dirlo, proprio maestre; invece di spostare i giovani allievi dalla loro aula in un’altra prima che l’insegnante di religione vi entri, lo fanno dopo, magari mentre la loro collega distribuisce ai bambini che si avvalgono, i testi di religione, tranne a quelli esonerati, in modo da marcarne ancora di più la sensazione di essere esclusi da qualcosa, e se i bambini chiedono il perchè di ciò, gli viene risposto: -Perchè tua madre e tuo padre non vogliono che tu faccia religione.-
Insomma da qualsiasi lato la si voglia guardare, l’ora di religione cattolica, per i bambini che non la seguono è un fattore discriminante, proprio come sostiene l’Unicef.
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