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L’origine storica della bandiera anarchica è forse controversa e dibattuta ma, quasi sempre, non è accompagnata dalle giuste fonti documentali a sostegno delle diverse teorie. Grazie a Massimo Ortalli dell’ Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana, sono riuscito a consultare il catalogo delle bandiere dei lavoratori. Questo libro contiene diversi studi e ricerche sulle bandiere che hanno accompagnato gli operai nella storia delle loro battaglie per l’emancipazione.
A cerchiata, simbolo dell’anarchia
La A cerchiata è diventata il simbolo preminente del movimento anarchico, derivando dalla massima di Pierre-Joseph Proudhon: “La società cerca l’ordine nell’anarchia”. Questo simbolo rappresenta l’aspirazione anarchica verso la libertà e l’autonomia, contrapponendosi al disordine delle gerarchie e del potere coercitivo. La sua adozione da parte della Gioventù Libertaria nel 1964 in Francia e successivamente dall’Alliance Ouvrière Anarchiste nel 1956 a Bruxelles evidenzia la sua storia radicata nel movimento anarchico europeo. Nonostante alcune speculazioni errate sulla sua nascita nel movimento punk degli anni ’70, la presenza documentata durante la guerra civile spagnola negli anni ’30 conferma la sua storicità antecedente. La diffusione globale del simbolo nel 1968, durante i movimenti contestatori dell’epoca, ha consolidato la sua riconoscibilità come emblema dell’anarchismo moderno.
La Mostra delle bandiere dei lavoratori
Il 14 marzo 1981, a Torino presso il Museo Nazionale del Risorgimento è stata inaugurata la Mostra “Un’altra Italia nelle bandiere dei lavoratori”, frutto di una ricerca storiografica che ha come oggetto le classi subalterne. Alla Mostra è seguito un convegno internazionale sulla “Cultura operaia nella società industrializzata” che si è tenuto a torino dal 27 al 30 maggio 1982.
Qualche mese dopo viene stampata la seconda edizione del Catalogo della Mostra “Un’altra Italia nelle bandiere dei lavoratori” con la prefazione del Presidente della Repubblica Sandro Pertini e una premessa di Norberto Bobbio Presidente del Centro Studi Piero Gobetti.

Il catalogo delle bandiere sequestrate dai fascisti
Dalla prefazione e dalla premessa del libro sappiamo che l’oggetto della mostra e del libro sono 190 bandiere ritrovate da Carla Gobetti nel 1978 presso l’Archivio Centrale dello Stato. si tratta di bandiere considerate sovversive che furono sequestrate dai fascisti ed esposte nella Mostra della rivoluzione fascista. In seguito a questa scoperta, le bandiere dei lavoratori furono separate dagli altri cimeli fascisti e da allora conservate ed esposte nel Museo Nazionale del Risorgimento Italiano presso Palazzo Carignano a Torino.
Nel testo, il catalogo fotografico della bandiere è preceduto da un capitolo di studi effettuati sulle bandiere. Gli articoli sono degli studiosi Guido Quazza, Aldo G. Ricci, Silvana Pettenati, Ersilia Perona Alessandrone e Luciano Boccalatte. In particolare, l’articolo “Una lettura delle bandiere operaie” torna molto utile per una ricostruzione dell’utilizzo dei colori e dei motti nella bandiere che vanno dal 1848 al Bienno Rosso e la nascita del Fascismo.
I colori delle bandiere dei lavoratori
L’articolo “Una lettura delle bandiere” di Ersilia Perona Alessandrone, direttrice dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, contiene un paragrafo sui colori delle bandiere. Grazie a questo studio ed alla sua bibliografia possiamo facilmente ricostruire una storia delle bandiere rivoluzionarie.
La bandiera rossa
Secondo Jean Jaurès1, il primo utilizzo della bandiera rossa in una rivolta popolare è stato il 10 agosto 1792 nella presa del palazzo delle Tuileries, dove si trovava il re Luigi XVI. Nel 1831 a Merthyr Tydfil, nel Galles, i minatori bagnarono una bandiera nel sangue di un agnello sacrificale prima di mettersi in marcia2. La bandiera rossa prevalse anche nella terza rivoluzione francese del 22 febbraio 18483, che diede vita alla seconda repubblica. Il colore rosso della bandiera allontanò socialisti e borghesi. Il nuovo governo, con un discorso di Lamartine, fece del tricolore il simbolo della nuova repubblica screditando la bandiera rossa socialista. La successiva insurrezione del giugno 1848 segna la contrapposizione definitiva tra borghesi e proletari.
Persino Giuseppe Mazzini dovette giustificare l’uso del rosso durante i moti del 1848 che portarono all’instaurazione della seconda repubblica romana nel 1849. Successivamente, nella rivolta del sette e mezzo del 1866 a Palermo, invece, la bandiera rossa fu issata sul municipio al posto della bandiera tricolore4. Fu solo nel 1870, con la presa di Roma e la breccia di Porta Pia, che anche i repubblicani adottarono la bandiera rossa traditi dall’annessione dello stato pontificio al Regno d’Italia5.
La bandiera rossa è stata simbolo della Comune di Parigi del 1871. Il 18 marzo fu issata presso l’Hôtel de Ville, municipio di Parigi, occupato dai rivoluzionari.

La bandiera nera anarchica
La bandiera nera fu utilizzata a Lione nella rivolta dei canut del 1831. Gli operai tessili presero il controllo della città issando la bandiera nera con la scritta rossa Vivere lavorando o morire combattendo. La bandiera nera, con Louise Michel, divenne simbolo di lutto in seguito alla sconfitta della Comune di Parigi. Fu brandita dagli anarchici romani durante gli scontri con la polizia il 1° maggio 1891 a Roma in piazza di Santa Croce in Gerusalemme.6
Nel suo scritto Perché la bandiera nera anarchica, Emma Goldman spiega che il nero è simbolo di negazione, negazione delle bandiere delle nazioni. Nero è anche simbolo della rabbia nei confronti dei crimini compiuti dagli stati. Nero è anche simbolo del lutto per le vittime delle guerre delle nazioni e per l’oppressione dei lavoratori. Ma il nero è anche un simbolo positivo di determinazione, forza, fertilità, bellezza e speranza.
Origine della bandiera rosso-nera dell’anarchia
In seguito alla Conferenza di Rimini del 1872, che decretò la costituzione della federazione italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, nell’inverno del 1873-1874 sembrava che fossero maturi i tempi per un’insurrezione. Gli anarchici italiani presero contatti con i repubblicani e costituirono il Comitato Nazionale per la Rivoluzione Sociale. L’ultimo proclama del comitato recitava “Compagni operai! È giunto il momento di vendicarci di tutte le oppressioni patite! Il vessillo sotto cui schierarci e vincere è rosso e nero. Egli significa: Morte ai tiranni e pace agli oppressi!“7
La prima presenza di coccarde rosso-nere si ebbe nel tentativo insurrezionale di Castel del Monte dell’11 agosto 18748.
La prima presenza documentata di una bandiera rosso-nera e di coccarde degli stessi colori risale a pochi anni dopo. L’8 aprile del 1877, infatti, la banda del Matese, composta tra gli altri da Carlo Cafiero ed Errico Malatesta, entrò a Letino con una grande bandiera rosso-nera che fu issata sulla croce presente nella piazza del paese9. Nel 1880 a Rimini, durante la commemorazione della Comune di Parigi, i manifestanti riuscirono a portare la bandiera rosso-nera sull’Arco di Augusto, uno tra i più importanti monumenti della città.10
Dopo questi avvenimenti la bandiera rosso-nera resterà simbolo degli anarchici. La ricorderà e la sognerà Pietro Gori in carcere nel luglio del 1890 a Livorno.11
La bandiera rosso-nera della CNT-FAI
Lunedì 27 aprile del 193112 al sindacato degli edili si tenne una riunione per l’organizzazione della manifestazione del Primo Maggio. Uno dei problemi da discutere era quello di prendere una decisione sulla bandiera da adottare per la manifestazione. C’era all’epoca una polemica tra il gruppo anarchico Bandera Roja che lanciò l’idea della costituzione di una Federacion Comunista Anarquista Iberica mettendo al centro della propria militanza le questioni sindacali e operaie; e il gruppo Bandera Negra più radicali e ideologici.
Fu Garcia Oliver, del gruppo Bandera Negra, a proporre l’adozione della bandiera rosso-nera superando una polemica che non aveva più senso in seguito alla costituzione della Repubblica nel 1930. Il Primo Maggio 1931 fu la prima volta che sventolò la bandiera rosso-nera ad una manifestazione della CNT-FAI.

Note
- Jean Jaurès, Storia socialista della Rivoluzione francese, vol. IV, La caduta della Monarchia, Milano, Coop. Libro popolare, 1954, p. 315
- Gwyn A. Williams, Introduzione a John Gorman, Banner bright, London, Allen Lane, 1973, p. 1
- Maurice Dommanget, Le drapeau rouge e la rèvolution de 1848, Paris, Spartacus, 1948, p. 27
- Renzo Del Carria, Palermo 1886: Una insurrezione senza speranza, in Rivista storica del socialismo, anno IX, n. 27, gennaio-aprile 1966, in particolare pp. 163-168
- Il pensiero romagnolo, anno XXX, n. 43, 11 novembre 1922
- I fatti del 1° maggio 1891. Dal rapporto del Questore di Roma al Procuratore del Re in Luciano Cafagna, Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della “febbre edilizia” e della crisi (1882-1891), in “Mov. op.”, anno IV, n. 5 , settembre-ottobre 1952, p. 780
- Elio Conti, Le origini del socialismo a Firenze, Roma, Editori Riuniti, 1950, p. 166
- Aldo Romano, Storia del movimento socialista in Italia, III vol., Milano-Roma, Bocca ed., 1954, pag. 161
- Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici, pp. 119-121, 126
- Andrea Costa a Vollmar, 27 marzo 1880
- Pietro Gori, Sogno, in Opere, vol. I, Prigioni, La spezia, Pasquale Binazzi editore, 1911, p. 75
- Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola, tomo I° Pisa 1999
Ottimo e molto dettagliato.
Grazie mille