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L’umorismo di Luigi Pirandello è un saggio diventato pietra miliare e classico di riferimento sul tema. Intra propone la seconda e più completa edizione edizione del 1920 con la risposta alle critiche di Benedetto Croce alla prima edizione.
L’umorismo di Pirandello
L’umorismo è un saggio attraverso il quale l’autore, Luigi Pirandello, intende fare chiarezza e definire il concetto e la categoria dell’umorismo. Ad alimentare la confusione è anche l’utilizzo nella lingua inglese della parola humor e nel francese della parola humour. Si tende a far confusione o ad accumunare umorismo, ironia e comicità senza fare una distizione.
Pirandello cerca di trovare una soluzione a degli interrogativi riguardo l’umorismo. Se l’umorismo sia un fenomeno esclusivamente moderno, se sia di natura nordica e riguarda le culture germaniche piuttosto che quelle latine. L’umorismo di Pirandello viene citato dalla professoressa Laura Salmon nel suo studio su I meccanismi dell’umorismo, in cui prende in considerazione gli autori che meglio hanno trattato il terma: Pirandello, Bergson, Freud e Raskin.
Differenza tra comicità e umorismo
Secondo Luigi Pirandello la comicità si ha quando c’è l’avvertimento del contrario, un contrasto tra la nostra aspettativa e quello che accade nella narrazione. L’umorismo, invece, si fonda sul sentimento del contrario che è una forma di comprensione del contrario attraverso l’empatia con l’oggetto della nostra attenzione. Avviene nell’osservatore una riflessione che lo porta a superare l’avvertimento e a spiegarsi il motivo di quella percezione.
Il fascino per l’umorismo inglese e francese
Pirandello critica quella mania di prendere in considerazione solo gli autori umoristici stranieri, citando Pascoli secondo cui c’è un fascino per la lingua straniera e un quid nella propria lingua e letteratura che non viene percepito. Tra gli autori francesi che Pirandello prende ad esempio di umorismo vi sono Voltaire, Montesquieu, Rabelais.
Tra gli autori di lingua inglese che secondo Pirandello sono esempi di umorismo, vi sono: Chaucer, Sterne (Tristram Shandy), Byron, Swift, Fielding, Dickens, Thackeray (Il libro degli snobs, Vanity fair), Sidney-Smith.
L’umorismo italiano
Numerosi sono gli autori italiani che Pirandello cita e paragona ai più famosi autori stranieri. Tra le maggiori opere umoristiche italiane ci sono Il morgante di Pulci, L’illustrissimo di Cantoni, L’asino e Il buco nel muro di Guerrazzi, Candelaio di Giordano Bruno, Il Decamerone di Boccaccio. Ma anche Folengo e Belli per la poesia maccheronica, il Berni, la poesia satirica di Passeroni.
L’umorismo secondo Pirandello
Pirandello definisce l’umorismo come una forma di “autoironia” in cui le persone riflettono su se stesse, prendendosi in giro, con un distacco critico costruttivo. Egli credeva che i risultati dell’umorismo fossero profonde riflessioni filosofiche che sopravvivevano alle interpretazioni temporanee o all’effetto di divertimento di un certo periodo.
L’ultimo capitolo del saggio è dedicato alla ricerca di una definizione dell’umorismo. Pirandello ne individua la caratteristica principale nella contraddizione fondamentale che ha origine nel disaccordo tra la vita reale e l’ideale umano, tra le nostre aspirazioni e le nostre debolezze, che ha come effetto la perplessità tra il pianto e il riso, lo scetticismo di ogni pittura umoristica e il suo procedere minuziosamente analitico.
Il sentimento del contrario
Il sentimento del contrario è il processo, individuato da Luigi Pirandello, da cui scaturisce la rappresentazione umoristica. Il sentimento del contrario è quella particolare riflessione che ci impedisce di ridere di una rappresentazione comica. La differenza dell’umorismo dall’ironia sta nel fatto che l’umorista sa irridere e sdegnarsi nel racconto di uomini e sentimenti, ma, al tempo stesso, riesce ad essere indulgente e a compatire.
L’umorismo affiora proprio da quel contrasto tra la riflessione e il sentimento.