Manifesto pisolini! Guida femminista per sopravvivere al capitalismo

Con le illustrazioni di Hanna Suni

Ma vai a dormire!

Sono molto lieta di parlarvi di un libro letto recentemente che mi sembra molto connesso al tema della working class proprio per l’appartenenza sociale a questa “grande famiglia” di cui l’autrice ci fa generosamente partecipi fin dall’introduzione.
Si tratta di Manifesto Pisolini, edito leplurali, di Virginia Cafaro e con la splendida prefazione di Biancamaria Furci.

Questo libro tascabile è una chicca fin dalla copertina di Hanna Suni e dalle illustrazioni che corredano i capitoli.
Un manuale piccolo ma denso. Un inno contro il capitalismo, e, come recita il sottotitolo, “una guida femminista sul diritto al riposo”. Un piccolo gioiello in pagine scritto con il femminile universale (scelta che ho particolarmente apprezzato!) racconta e analizza un tema strettamente connesso alla vita della classe operaia.

La lettura di questo Manifesto mi ha evocato tutta una serie di immagini e tematiche molto presenti nel canto popolare. Chiedo scusa se farò una piccola digressione storico-canora!

Chi sta in poltrona? Il ricco, il padrone!

Nel canto popolare spesso il padrone viene citato come quello che sta “in poltrona” mentre il povero “a lavorare”. Nei canti dei lavoratori e delle lavoratrici il tema della stanchezza è molto presente; molti canti di risaia, per esempio, raccontano la fatica e la gioia di ritornare a casa, in Amore mio non piangere, Giovanna Daffini esclama “Mamma papà non piangere se sono consumata, è stata la risaia che mi ha rovinata”. Sempre le mondine nel 1906 scioperavano per ottenere una riduzione dell’orario lavorativo da 12 a 8 ore, sostenute dal sindacalista e avvocato Modesto Cugnolio. Proprio in questo contesto nasce la canzone “Se otto ore vi sembran poche, andate voi a lavorar”.
Il canto popolare e di lotta si fa fonte e testimonianza della vita operaia, dei turni nelle fabbriche (accorrono alla mente due celebri film: Tempi Moderni di Charlie Chaplin (1936) e La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri (1971)), i cui ritmi estenuanti si rispecchiano poi in canzoni più recenti che con ironia dichiarano sfacciatamente la volontà di “Lavorare con lentezza”.

Il lato oscuro del power nap

Ma il testo di Virginia Cafaro va ben oltre la lotta operaia e il diritto all’ozio, già citato da Stevenson nel suo Elogio, infatti l’autrice inserisce la sua prospettiva nell’analisi sociologica dell’attualità, portando interessanti riflessioni sul tema del senso di colpa, della procrastinazione, della critica a un power nap performante e idealizzato dal capitalismo, del lavoro sfiancante, precario e dei turni inumani, dei lati inquietanti dello scrollare lo smartphone e delle abitudini e i disturbi del sonno che condizionano il quotidiano.

Per spezzare la catena dei ritmi malsani, del lavoro estenuante, della FOMO, l’autrice offre delle bellissime metafore animalesche, prendendo ispirazione dai bradipi o dai koala. Spesso mi sono trovata a osservare il dolce ozio dei gatti, che possono suggerirci buonissime pratiche di vita. Questa sì che è filosofia!

Diritto all’ozio e iperconnessione

Il rimprovero talvolta autogiudicante di una appresa vocina interiore, che si affaccia nel momento in cui si sta ad esempio leggendo un libro, ci parla invitandoci a non stare ferme e far subito “qualcosa di utile”. Le frasi e i modi di dire si contano a iosa: “il tempo è denaro”, “chi dorme non piglia pesci”, … è proprio il caso di dirlo, queste frasi contestualizzate nell’oggi diventano ancora più emblematiche.

Andare, camminare, lavorare, cantava Piero Ciampi. E Gianni Rodari scriveva

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende…
regala!


Nel tempo dell’iperproduttività e del sistema neoliberista, pensare a un tempo lento, di una Italia del passato, rurale, agricola, preindustriale ci fa quasi rimpiangere una vita caratterizzata da quella coscienza ormai obsoleta, dove, senza idealizzare troppo, la società, gli spostamenti, il sistema intorno erano comunque per forza di cose più in linea con la natura, lo spuntare e il calar del sole, … Confrontandola con l’oggi, con il consumismo e l’iperconnessione, la piaga del nostro tempo si rivela con furore: presenza online patologica, riempire ogni spazio mentale, privilegio del non fare niente e del tempo libero.
Proprio per questo il diritto al pisolino è un tema collettivo, di classe e politico.
Proprio per questo dormire bene è un diritto.
Rivendicare il diritto al riposo è rivoluzionario.

E questo piccolo prezioso manuale è una cura per la stanchezza esistenziale e contiene la scintilla giusta per accendere le nostre coscienze!

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Cantautrice, scrittrice e archivista, è appassionata di canto e musica popolare e di lotta. Ha scritto due libri (Voci. Storia di un corredo orale e Cantautrici), attualmente sta incidendo il suo primo disco e lavora come archivista e ricercatrice. Il progetto cantadoira vuole valorizzare le voci degli ultimi, alzando il grido della working class contro le ingiustizie.

https://www.instagram.com/lacantadoira/

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