Ninfodora: ispirata al mito della Dea Aurora
Quando ho letto la trama di “Ninfodora” sono rimasta affascinata sopratutto perché ispirata al mito della Dea Aurora.
Nella mitologia romana, Aurora è colei che si rinnova ogni mattina e volando nel cielo sparge luce annunciando il nuovo giorno al Mondo.
Capite bene che affascinante figura è Aurora! Vedere poi che ha ispirato questa meravigliosa novella la rende ancor più affascinante.
Ma chi è Ninfodora? È un nome e un volto e… non è la protagonista di questa novella.
Il ragazzo e il Maestro
Il vero protagonista è un ragazzo di cui non sapremo mai il nome:
Sembrava un ragazzo sveglio, per quanto poco espansivo: solo non aveva un buon udito fin dal giorno della nascita.
Dopo la morte della madre, fugge da un Istituto verso un sentiero lastricato di papaveri.
Questa condizione di orfano e reietto a causa del sua sordità e ,di conseguenza, a difficoltà di relazionarsi, lo porteranno a vagabondare.
Ed è qui che conoscerà il Maestro, colui che gli farà scoprire la sua arte: la pittura.
Grazie a questo conosciamo Ninfodora, che viene descritta così:
I lineamenti decisi e armonici le labbra truccare appena di un rubino tenue, gli occhi castani – liquidi come piccole onde vertiginose – e le gote trasparenti.
Ecco dunque l’assonanza con Aurora, che nell’opera di Omero viene chiamata anche “dea dalle rosse dita” per vita del colore che sparge nel cielo all’alba.
La particolare condizione del protagonista lo porta a sviluppare gli altri sensi, sopratutto la vista che lo renderanno sensibile alla bellezza ed in particolare a quella di Ninfodora.
La sua figura è importante per la crescita del ragazzo che fino alla fine non dimenticherá mai.
Ninfodora: lo stile di scrittura
Su YouTube potete trovare il book trailer con la voce narrante di Federica Di Bartoli.
Tutto ciò contribuisce a leggere Ninfodora come una fiaba dolce ma senza l’elemento “Magia” , che in altri contesti diversi da questo interviene, aiutando il protagonista in questione.
Il lettore,qui, molto spesso è lasciato libero di immaginare.
Molti infatti sono i vuoti i narrativi che non definirei fastidiosi ma “poetici”. Evidente qui è l’inclinazione dell’autrice verso le fiabe di Andersen, di cui ho scoperto essere la massima esperta italiana.
Come per magia la novella prende vita, si “realizza” grazie ai disegni di Valeria Panzironi che esprimono tutta la malinconia che caratterizza questa fiaba tanto poetica quanto amara.