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Noam Chomsky, in dialogo con Jean Bricmont, analizza il rapporto tra ragione e potere in un mondo dominato da ingiustizie e controllo. Attraverso due interviste illuminanti, l’intellettuale americano riflette su temi cruciali come politica, scienza, religione e giustizia sociale, invitando il lettore a resistere alla passività e a riscoprire la forza della ragione come leva per il cambiamento e la speranza per un futuro migliore.
Noam Chomsky
Noam Chomsky, nato a Filadelfia il 7 dicembre 1928, da una famiglia ebraica, è un linguista, teorico della comunicazione, cognitivista – il suo pensiero in contrapposizione con quello comportamentista, nell’approccio alla psicologia, afferma che l’acquisizione del linguaggio negli esseri umani è una predisposizione innata di ognuno – attivista politico statunitense, è uno degli intellettuali più celebri e seguiti della sinistra radicale mondiale.
Jean Bricmont
È un filosofo e fisico belga. Professore all’Università Cattolica di Lovanio (UCLouvain). Dal 2004 è membro della Divisione delle Scienze dell’Accademia Reale del Belgio. Bricmont è un attivista razionalista. Ha criticato le visioni postmoderniste della scienza insieme ad Alan Sokal, con il quale ha scritto Fashionable Nonsense (1997). Ha anche criticato l’imperialismo e difeso la libertà di espressione, adottando una posizione sulla questione simile a quella di Noam Chomsky (Fonte wikipedia).
Che cos’è la ragione?
In questo testo, Chomsky espone in maniera lucida e brillante il suo punto di vista riguardo argomenti dibattuti da sempre: cosa può la ragione contro il potere?
La ragione è etica, è guardare analiticamente, con acume e intelletto, con pensiero razionale fatti e azioni mantenendo la capacità di un giudizio onesto, indipendente dal grado di coinvolgimento o di profitto. La ragione è la forza della mente che prevale sulla forza violenta.
Che cos’è il potere?
Il potere è avere l’autorità e la possibilità oggettiva di agire. Tuttavia il suo significato è molto esteso, con una accezione spesso negativa. Che cosa può la ragione contro il potere? Albert Einstein ci ha detto che: “L’amore del potere non vale niente, il potere senza amore è l’energia spesa invano”.
Pascal
È stato un matematico, fisico, filosofo e teologo francese. Pascal mostra l’impressionante potere di tradurre gli eventi del cosmo in formule matematico-geometriche.
La ragione rivela all’uomo la sua condizione compassionevole: sommità di tutto il creato ma incapace di dare un senso ultimo alla sua vita. Così all’interno dello stesso regno della ragione nasce l’esigenza della ricerca del trascendente. Razionalismo e Scetticismo sono i due poli opposti che tentano di risolvere umanamente il problema del trascendente. Ma entrambi falliscono davanti all’enigma dell’esistenza umana. Il primo è incapace di convincere definitivamente uno spirito realmente critico, il secondo chiude l’uomo nella spirale auto-distruttiva dell’insensato divertissement. Perciò l’unico vero atteggiamento ragionevole per l’uomo è la ricerca, il rimanere in ascolto, l’apertura del cuore anelante. (Fonte: https://disf.org/pascal-non-solo-scommessa )
Perché citare Pascal?
Perché citare Pascal? Nella prefazione Bricmont spiega la “presenza” di Pascal:
Chomsky fa spesso riferimento a quella che definisce una versione modificata della scommessa di Pascal, la quale serve a rispondere alla domanda: «Perché agire a livello politico o sociale? Abbiamo la certezza che sia utile?» Nella prima intervista la sua risposta è questa: «Se rinunciamo alla speranza e ci rassegniamo alla passività, faremo in modo che accada il peggio; se invece conserviamo la speranza e ci diamo da fare perché le sue promesse divengano realtà, allora le cose potranno migliorare».
Chomsky espone i suoi pensieri sul potere sempre e comunque: “Palestina e Israele: che fare?” raccoglie una serie di conversazioni tra Chomsky e Pappé, curate da Frank Barat; anche quando gli argomenti sono scomodi: 2 Minuti all’apocalisse – Guerra nucleare e catastrofe ambientale.
Trama del testo “La ragione contro il potere”
Il testo è composto da due interviste a Chomsky realizzate da Bricmont. Chomsky formula ed espone il suo punto di vista come sempre con estremo acume e intelletto il forte legame tra ragione e potere: che cosa può l’umanità senza la ragione? La ragione, l’ultimo barlume, l’ultima speranza contro un potere corrotto, marcio e usato per uno scopo bieco e malvagio, adoperato solo come tornaconto personale. Tuttavia Chomsky utilizza l’ottimismo per infondere la speranza: ognuno può migliorare, il potere può essere cambiato, in fondo “volere è potere”, il potere della ragione sulla forza.
Chomsky e gli argomenti trattati nella prima intervista
Il programma alimentare
Il Programma alimentare mondiale (PAM) dell’ONU ha fatto sapere che dovrà ridurre gli aiuti alimentari del 20-25% perché i contributi dei paesi donatori sono diminuiti bruscamente a causa della situazione nei paesi ricchi, dove il salvataggio delle banche è una priorità ben più importante che non aiutare oltre un miliardo di persone minacciate dalla fame, una cifra che secondo il PAM è aumentata di oltre cento milioni lo scorso anno. Quanta importanza questo tipo di crisi abbia per l’Occidente si evince dalla copertura mediatica sui suoi mezzi d’informazione: alle dichiarazioni del PAM il New York Times ha dedicato quindici parole, a pagina dieci, nella sezione «Brevi dal mondo».Antonio Gramsci sulla necessità di conciliare il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà, potremmo pensare, in base al pessimismo della ragione, che la crisi finanziaria sarà risolta in un modo o nell’altro e la struttura istituzionale fondamentale rimarrà pressoché intatta. Probabilmente è corretta la previsione del presidente del prestigioso studio legale Sullivan & Cromwell: «Dopo aver ricevuto miliardi di dollari dei contribuenti, Wall Street uscirà dalla crisi in uno stato molto simile a quello in cui si trovava prima del crollo dei mercati».
L’ America latina
Chávez è stato demonizzato, con toni che hanno rasentato l’isteria; le critiche non poggiano su motivazioni legittime ma scaturiscono dal ruolo di primo piano che egli riveste nell’integrazione latinoamericana e nella redistribuzione delle ricchezze tra i poveri del Venezuela. Sono cose che spaventano le élite americane e il loro governo, che si vedono privati dei loro tradizionali mezzi di dominio sull’America latina: la violenza e lo strangolamento economico.
I due più efficaci sono l’invasione indiana del Pakistan orientale (l’attuale Bangladesh), che mise fine a orribili crimini, e l’invasione vietnamita della Cambogia con cui furono cacciati i khmer rossi […]
Pol Pot
La destituzione di Pol Pot da parte dei «prussiani d’Asia» (i vietnamiti) fu molto più dura: non soltanto gli americani li condannarono e sanzionarono, ma appoggiarono l’invasione cinese del Vietnam per punirli di aver messo fine ai crimini di Pol Pot, che in quel momento erano al culmine. Gli Stati Uniti e il Regno Unito diedero immediato sostegno militare e diplomatico al regime dei khmer rossi, divenuto da quel momento «Kampuchea democratica».
La fede religiosa
Talvolta invidio le persone che hanno una sincera fede religiosa. Mi rendo conto di quanto possa essere confortante e anche di come possa unire le persone in una comunità; un elemento che purtroppo manca nella nostra società alienata e atomizzata. Parlando della più grande democrazia del mondo, che oggi deve vedersela con il fondamentalismo indù e musulmano, Arundhati Roy ammette che gli estremisti religiosi… […].
La sinistra laica
La sinistra laica – continua – non si occupa più di questi bisogni e desideri come faceva un tempo, e anzi si è «ritirata in uno spazio intellettuale inaccessibile, nel quale temi antichi sono oggi dibattuti in un linguaggio arcaico che ben pochi comprendono», o secondo una variante postmoderna ancor meno comprensibile. Questa analisi può applicarsi anche al resto del mondo. Contrariamente alla nuova ondata di militanti atei, non riesco a immaginare come si possano impartire lezioni di epistemologia a una madre in lutto che spera di rivedere un giorno suo figlio, e spiegarle che le sue credenze si basano sul nulla. Nella misura in cui un credo religioso non danneggia gli altri, dovrebbe rimanere nella sfera del privato. È vero, può diventare pericoloso; ma lo stesso vale per il culto laico, eppure quasi religioso, dello Stato, che abbonda nelle classi intellettuali, anche tra coloro che si affrettano a negarlo.
Che fare? Non c’è la bacchetta magica o una ricetta speciale, solo i metodi consueti dell’educazione, della mobilitazione, dell’attivismo adattati alle circostanze specifiche.
Gli argomenti trattati nella seconda intervista
La seconda intervista si compone di due parti, la prima si focalizza sulla politica; la seconda sulla filosofia e la scienza. In ciascuna parte le domande sono numerate, e comprendono alcune sotto-domande.