“Nostalgia rurale”, Pietro Meloni

A cosa pensiamo quando parliamo della campagna toscana? Le immagini che ci vengono in mente per prime scommetto che sono per tutti le stesse: cipressi, dolci colline, casolari di pietra in mezzo a vigne baciate dal sole. Ma perché pensiamo subito a questo? È davvero solo così la campagna toscana? Da amante delle ambientazioni bucoliche e della vita in natura in generale, Nostalgia rurale è stato per me illuminante sotto molti aspetti. Ognuno di noi avrà senz’altro fantasticato più di una volta di ritirarsi e andare a vivere lontano dalla frenesia… Sappiamo, però, cosa vuol dire vivere dove la campagna non è quella delle cartoline per turisti?

Pietro Meloni – l’autore

Pietro Meloni è ricercatore presso l’Università di Perugia, dove insegna antropologia
sociale e culturale. I suoi interessi di ricerca riguardano la cultura materiale e digitale, il mondo rurale, la sostenibilità, il patrimonio, l’abitare e il consumo. Come antropologo applicato ha lavorato con istituti locali, nazionali e internazionali allo studio e alla valorizzazione del patrimonio delle comunità locali; ha preso parte a laboratori di educazione al consumo e alla sostenibilità, alla realizzazione di un archivio della memoria e all’allestimento museale e di mostre temporanee. In particolare, per Nostalgia rurale ha collaborato con l’Ecomuseo della Val di Merse per la realizzazione, oltre che di questa ricerca, di una mappa di comunità, di diversi archivi fotografici e di un film etnografico che è depositato presso la biblioteca comunale di Monticiano dal titolo La strada di casa.

La Val di Merse: il luogo della ricerca

Il luogo designato per gli studi di Nostalgia rurale è la Val di Merse, situata nel sud della Toscana tra le province di Siena e Grosseto. A differenza dell’immagine stereotipata collinare che si diceva all’inizio, la campagna della Val di Merse è composta principalmente da aree boscose, prive di attività turistiche e con una popolazione nell’ordine di poche centinaia. Siamo ben lontani, quindi, dall’idillio Greetings forum Tuscany.

Anche il bosco stesso non è quello che ci si potrebbe aspettare. Differentemente da quanto si pensa, non è uno spazio selvaggio incontaminato, anzi: se non viene curato con la dovuta attenzione i danni possono essere irreparabili. Una prova di cattiva gestione sono i numerosi pini marittimi presenti sul territorio: piante infestanti, non adatte a questi ambienti, piantati qui per cercare di rimediare in fretta ai danni causati dallo sfruttamento intensivo. Il risultato è una minore presenza di castagni e di altre piante autoctone e uno stravolgimento generale dell’ecosistema.

Gli abitanti della valle, umani e no

Cosa porta quindi i nuovi residenti a scegliere questo tipo di zona, così lontano dall’estetica classica, dalle comodità e dalle rotte turistiche? I tipi di acquirenti che ritroviamo sono essenzialmente migranti attratti dal basso costo degli immobili e turisti con un capitale economico limitato ma con uno culturale invece elevato che cercano un luogo lontano dai flussi più massivi delle altre aree toscane.

La maggioranza degli abitanti è, però, non umana: si va dagli animali da cortile e da fattoria allevati soprattutto dagli autoctoni, alla fauna selvatica composta da cinghiali, caprioli, fagiani, lupi… La convivenza non è sempre facile, anzi: le inferenze di una parte nella sfera dell’altra non sono senza danni. Gli uomini si contendono coi lupi la cacciagione e gli animali da allevamento; i grandi erbivori selvatici invadono gli orti e i giardini distruggendoli; i cercatori di funghi devono essere più abili degli altri loro estimatori se vogliono portarne a casa un po’… Una convivenza dinamica e ad ora abbastanza estranea alla retorica ecologista che ne auspicherebbe una più responsabile e pacifica.

La fotografia come strumento fondamentale

Si capisce bene come una realtà così articolata e complessa abbia bisogno di più di un medium per essere rappresentata. L’autore nelle prime pagine del saggio ci spiega come lo strumento fotografico si sia rivelato essenziale per condurre le sue indagini. Innanzitutto, ha permesso di stabilire un rapporto altrimenti più difficoltoso con le persone del posto: le interviste hanno avuto l’appoggio visivo sia in fase di stesura sia in una fase successiva, integrando le parole con le immagini.

Non solo. Di fotografie ne sono state usate svariate e provenienti da fonti diverse. Ad esempio, molto rilevanti sono state quelle scattate da Piero Rosi, storico abitante del luogo, negli anni ‘90 e mai finora sviluppate. Una delle nuove abitanti del posto ha deciso di selezionarne alcune, di farle stampare ingrandite e di appenderle in diversi punti di Iesa, uno dei paesini delle Val di Merse.

Presente e passato dunque; se ne ottiene una nostalgia duplice. Una di chi il passato immortalato in quelle foto lo ha vissuto davvero, l’altra di chi invece quel passato lo ha solo sentito nei racconti e nei ricordi dei primi. In questo modo, si attiva quel meccanismo per il quale, mentre nelle persone che hanno vissuto quel determinato periodo si ha insieme ai ricordi piacevoli anche la consapevolezza di quanto la vita fosse più dura, negli altri si ha la costruzione di un mondo filtrato e immaginato contrapposto a un presente percepito come più inospitale.

Conclusioni

È difficile scrivere in breve di un libro così denso. L’ho trovato, oltre che molto piacevole da leggere, interessantissimo sotto più aspetti. Il diverso modo di servirsi di fotografie e video, l’attenzione a dettagli che da marginali diventano indicatori importanti nella definizione di una comunità, lo svelamento di meccanismi e processi che non pensavo potessero contribuire a formare l’idea che avevo della “campagna”… E le stesse immagini che integrano il testo sono ricche di bellezza e di significati, vero ausilio alla lettura non solo del testo ma specialmente della realtà.

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Laureata in Lettere moderne
Lettrice forte
Vari corsi di editoria intrapresi
Collaboratrice di riviste indipendenti
Viaggiatrice indefessa

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