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Ha ancora senso oggi parlare di Palestina e Israele usando espressioni come “processo di pace”, “soluzione a due Stati”, “partizione”? Ha senso continuare con un vuoto dibattito politico, facendo il gioco dei sionisti e mantenendo lo status quo? Le tesi di Noam Chomsky e Ilan Pappé raccolte in questo volume ruotano attorno all’idea che i tempi siano maturi per un cambio di rotta. Indugiare sulla questione israelo-palestinese significa condannare all’oblio un’intera popolazione, perciò, secondo i due autori, bisogna denunciare la natura di paese colonizzatore di Israele, spingere la comunità internazionale a prendere una posizione ferma contro le sue politiche d’occupazione e, soprattutto, ragionare in funzione di un unico Stato multietnico. […] dal sito dell’editore.
Palestina e Israele: che fare?
“Palestina e Israele: che fare?” è un libro che raccoglie una serie di conversazioni tra Noam Chomsky e Ilan Pappé, curate da Frank Barat. Pubblicato nel 2015, il libro si propone di analizzare l’occupazione e il graduale sterminio del popolo palestinese operato dai governi e dall’esercito israeliano. Barat modera e indirizza il dialogo tra i due intellettuali, entrambi noti per le loro posizioni critiche nei confronti della politica israeliana. Questa recensione si aggiunge alla sezione dedicata a Noam Chomsky che potete leggere sul nostro blog.
Contenuti e struttura del libro
Il testo si articola in diversi capitoli, ognuno dei quali tocca temi cruciali.
La storia del conflitto
Chomsky e Pappé esaminano le origini della questione, partendo dalla fine dell’Ottocento fino agli sviluppi più recenti. Pappé, storico israeliano, offre un’analisi dettagliata del processo di colonizzazione e dell’espulsione dei palestinesi (la Nakba del 1948), mentre Chomsky mette in luce il ruolo geopolitico degli Stati Uniti nel sostenere Israele e influenzare le dinamiche del conflitto.
La situazione attuale
I due autori discutono delle condizioni di vita nei territori occupati, descrivendo il sistema di apartheid e le violazioni dei diritti umani subite dai palestinesi. Si parla di Gaza, della Cisgiordania e del muro di separazione, evidenziando come queste misure abbiano creato una situazione insostenibile per la popolazione palestinese.
Prospettive per il futuro
Chomsky e Pappé analizzano le possibili soluzioni al conflitto, dibattendo tra la soluzione dei due Stati (Israele e Palestina separati) e quella di uno Stato unico binazionale. Entrambi si mostrano scettici sulle possibilità di successo della prima, considerando il continuo espansionismo israeliano e l’ostilità politica.
Stile e approccio
L’approccio del libro è diretto e accessibile, grazie al formato di conversazione che permette agli autori di confrontarsi apertamente su argomenti complessi. Il curatore Frank Barat, attivista per i diritti umani, ha il merito di facilitare il dialogo, ponendo domande incisive e stimolanti che spingono gli autori ad approfondire le loro analisi.
Chomsky si distingue per il suo stile analitico, basato su dati e riferimenti storici, mentre Pappé porta una prospettiva più focalizzata sulla narrazione storica e sulla condanna morale delle politiche israeliane. Le loro posizioni sono complementari: Chomsky critica principalmente il ruolo degli Stati Uniti e la politica estera occidentale, mentre Pappé evidenzia la responsabilità interna di Israele e il progetto sionista come causa primaria delle sofferenze dei palestinesi.
Temi chiave
Critica al colonialismo e al sionismo
Pappé denuncia il progetto sionista come una forma di colonialismo che ha portato all’espulsione sistematica dei palestinesi dalla loro terra. Questo tema è centrale nel libro e si interseca con il concetto di “pulizia etnica”, che l’autore analizza in profondità (vedi anche “La pulizia etnica della Palestina” – Ilan Pappé, Fazi Editore, 2008)
Ruolo degli Stati Uniti
Chomsky dedica ampio spazio alla politica estera americana, descrivendola come il principale sostegno al governo israeliano. Egli sottolinea come le decisioni statunitensi abbiano contribuito – e, possiamo aggiungere, contribuiscono tuttora – a perpetuare l’occupazione e l’oppressione dei palestinesi.
[…]L’immunità di Israele perdura grazie alla faziosità e alla disonesta intermediazione statunitensi e all’impotenza dell’Europa a livello internazionale.
Diritti umani e diritto internazionale
Entrambi gli autori fanno riferimento al diritto internazionale, evidenziando le numerose violazioni da parte di Israele e la mancata risposta della comunità internazionale. Il libro è un appello alla giustizia e ai diritti umani, sostenendo la necessità di una soluzione che garantisca pari diritti a entrambe le popolazioni.
Considerazioni personali
Molto spesso si cerca di sminuire le posizioni di Chomsky tacciandole di pregiudizio ideologico e cercando di categorizzarlo in una certa area politica; operazione sempre difficile quando il soggetto è un pensatore anarchico. Io penso che il libro sia difficilmente criticabile. I punti di discussione prendono spunto da fatti, storici e attuali, assolutamente innegabili nonostante gli sforzi della politica e dei media asserviti al potere. Purtroppo, dal 7 ottobre 2023, stiamo assistendo a un’accelerazione del “mein kampf” israeliano che prevede lo sterminio, la definitiva occupazione e la sostituzione etnica dei palestinesi. In tal senso, nel libro, si delineano delle tragiche quanto facili previsioni. L’opera è quindi strumento importante per capire, ed evitare di commettere errori anche superficiali nel linguaggio che usiamo quando parliamo della questione pensando di appropriarci della lotta palestinese. Anche questo d’altronde, è una forma di privilegio colonialista.