Perché il carcere? Riflessioni a partire da Goffman e Foucault

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Perché il carcere? di Elisa Mauri è un saggio che a partire dai sociologi Goffman e Foucault ci aiuta a riflettere sull’indispensabilità del sistema carcerario.

Perché il carcere? di Elisa Mauri è un saggio che a partire dai sociologi Goffman e Foucault ci aiuta a riflettere sull’indispensabilità del sistema carcerario.

Elisa Mauri

Elisa Mauri, autrice di questo testo, è piscologa clinica ed ha svolto attività all’interno delle carceri. Sul sito Ristretti Orizzonti ha pubblicato la sua tesi specialistica “La lesione corporale: ferita del Sé e funzione alfa del corpo. Una lettura ecobiopsicologica dell’autolesionismo in carcere”.

Perché il carcere?

Perché il carcere?, così come evidenziato nella premessa dall’autrice, è un libro in cui ricorrono i perché, le domande, gli interrogativi. Non vengono esposte, in questo saggio, delle risposte e delle proposte su come potrebbe essere altrimenti. Ci si chiede, piuttosto, il motivo per cui il sistema penale funzioni in questo modo. Ed il saggio consiste in brevi capitoli tematici in cui, accanto all’esposzione dell’esperienza diretta dell’autrice nel carcere, vengono citati i pensieri e le teorie dei sociologi Erving Goffman e Michel Foucault.

Questo libro è accessibile anche a chi non ha effettuato studi di sociologia o di psicologia. I pensieri vengono esposti con un linguaggio molto semplice ed immediato. I concetti chiave vengono esposti anche attraverso citazioni degli autori in modo da facilitare la comprensione delle riflessioni dell’autrice su quello che è e che rappresenta il sistema carcerario.

L’istituzione totale di Goffman

L’istituzione totale di Goffman, che il sociologo espone nel suo libro Asylums, è uno dei concetti chiave richiamati durante la lettura. Un’istituzione che controlla completamente la vita, le relazioni, i corpi di un gruppo di individui all’interno di una struttura con un codice di norme. E su questo concetto si innestano altre riflessioni che aiutano il lettore ad interrogarsi insieme all’autrice. Il passaggio nella storia dalle pene fisiche a quella dell’anima, la quantità di pena che deve corrispondere alla gravità del reato. L’autolesionismo nel carcere, l’indifferenza delle istituzioni e degli agenti nei confronti dei reclusi. Il tempo e l’impiego in lavori inutili. La disumanità della pena che continua nonostante il condannato abbia concluso quel processo di trasformazione che dovrebbe aiutarlo a ritornare nella società senza tornare a commettere altri reati. E poi l’articolo 21 della Costituzione italiana secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione e che la soluzione non può essere infliggere una pena.

L’ergastolo ostativo e la speranza

Fine pena mai. L’ergastolo ostativo, così come l’ergastolo semplice, è una pena che non si conclude mai, che non vede mai una fine. L’ergastolo ostativo è la pena detentiva per chi [ accusato di associazione mafiosa e non collabora con la giustizia. La speranza per queste persone detenute cessa di esistere. E senza speranza la vita di un detenuto comincia a spegnersi. La speranza che qualcosa cambi sta anche nell’espressione contraria della Corte Costituzionale e della Corte europea per i diritti dell’uomo.

Da Basaglia a Basaglia

Franco Basaglia è stato uno psichiatra e direttore di ospedali psichiatrici (altre istituzioni totali) che ha ispirato una riforma dell’ordinamento degli ospedali psichiatrici in Italia. Il primo capitolo riporta una riflessione su Basaglia di Aldo Rovatti riguardo il diverso approccio nei confronti del ricoverato. Con Basaglia si conclude il libro, con l’auspicio dell’autrice che un Basaglia delle carceri porti una riforma che le de-istituzionalizzi. Inoltre l’autrice rivolge un appello agli intellettuali riluttanti affinché continuino a chiedersi perché il carcere sia indispensabile.

Leggere Perché il carcere?

Si tratta di un libro coraggioso che cerca di mettere in discussione una componente essenziale della nostra società. Elisa Mauri lo fa egregiamente con un testo davvero accessibile, che ti trasporta, attraverso quello che succede negli istituti penitenziari, in rifliessioni mai banali, fondamentali. Un libro che vuole sensibilizzare e che ci pone davanti alla responsabilità di diventare intellettuali riluttanti. Un libro che dobbiamo leggere per cominciare a porci delle domande.

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