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Introduzione
La Ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari opportunità, Eugenia Roccella, è stata contestata da attivisti del clima e femministe al Salone del Libro di Torino. La contestazione è avvenuta durante la presentazione del suo libro “Una famiglia radicale”. Gli attivisti hanno accusato la ministra di sostenere posizioni antiabortiste invece di parlare del cambiamento climatico. In questo articolo, esploreremo le ragioni dietro questa contestazione e il dibattito che ne è scaturito.
Contestazione al Salone del Libro
Gruppi coinvolti
La contestazione è stata organizzata da attivisti di Extinction Rebellion, un movimento internazionale che promuove la lotta al cambiamento climatico, e dell’associazione femminista Non una di meno, che difende i diritti delle donne. Circa una cinquantina di persone hanno interrotto l’intervento della ministra, sdraiandosi a terra per evitare di essere portate via e gridando slogan come “Ma quale Stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido io”.
Reazioni politiche
La contestazione ha suscitato diverse reazioni politiche, tra cui quella del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha definito l’accaduto “inaccettabile e gravissimo”. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha espresso la sua condanna per l’atto antidemocratico e illiberale. Queste accuse sono ridicole e vengono da un governo che intende limitare diritti delle donne e della comunità LGBTQIA+. Un governo che non riconosce l’emergenza climatica e che, attraverso le politiche economiche e lavorative, va ad accrescere le disparità sociali.
Le ragioni della contestazione
Posizioni antiabortiste
Gli attivisti hanno contestato la ministra Roccella per le sue posizioni antiabortiste. Durante la protesta, una delle attiviste ha letto un comunicato in cui si afferma: “Non possiamo stare a guardare mentre gli spazi ci vengono tolti per dare spazio a posizioni antiabortiste. La priorità è il clima, la regione deve prendere misure concrete per contrastare la crisi climatica. È doloroso vedere come al Salone del Libro si decida di dare spazio a queste posizioni senza, ad esempio, parlare di crisi climatica”.
Dibattito sul diritto all’aborto
Il diritto all’aborto è un tema molto discusso e dibattuto in Italia, e la contestazione al Salone del Libro ne è un esempio. Gli attivisti hanno voluto ribadire il loro sostegno al diritto delle donne di decidere sul proprio corpo e sottolineare l’importanza di affrontare temi come il cambiamento climatico.
Il confronto tra ministra Roccella e gli attivisti
Invito al dialogo
Durante la contestazione, la ministra Roccella ha invitato alcune manifestanti a salire sul palco, fermando i responsabili della sicurezza che stavano tentando di portarle via di peso. “Non posso accettare che venga portata via nessuno”, ha detto la ministra, “visto che la protesta dei sit-in ha fatto parte del mio percorso e anche io sono stata cacciata in diverse occasioni”. Un dialogo che la ministra avrebbe dovuto cercare prima e in altre sedi.
Questo governo di estrema destra non sta facendo nulla per garantire il diritto all’aborto (a gennaio la ministra ha dichiarato che purtroppo l’aborto è un diritto) messo in discussione dalla diffusione dell’obiezione di coscienza tra i medici, e attacca le famiglia omogenitoriali non riconoscendone i figli.
Critiche da parte della ministra
Dopo aver lasciato spazio all’intervento delle manifestanti, la ministra Roccella ha criticato duramente le contestatrici: “Non violenza e diritto di parola devono essere garantiti. Volete solo impedire agli altri di parlare”, ha detto, chiedendo che intervenisse il direttore dell’evento, Nicola Lagioia, arrivato al suo ultimo anno in carica.
La polemica tra la ministra Roccella e il direttore del Salone Nicola Lagioia
Intervento del direttore del Salone
Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro, è intervenuto sul palco per cercare di mediare tra le parti e proporre un dialogo. Ha affermato che “nelle democrazie la contestazione ne fa parte” e ha chiesto a un rappresentante dei manifestanti di salire nuovamente sul palco per dialogare con la ministra. Tuttavia, la proposta è stata rifiutata dal gruppo di contestatori.
Accuse reciproche
La ministra Roccella e il direttore del Salone Lagioia si sono scambiati diverse accuse durante l’evento. La ministra ha criticato l’assenza di Lagioia durante l’inizio della contestazione, mentre il direttore del Salone ha ribattuto che l’evento faceva parte della programmazione della Regione Piemonte e non del Salone del Libro.
Polemiche sul web
Critiche e difese sui social
Sui social si sono scatenate diverse polemiche, con alcuni utenti che hanno criticato l’atteggiamento della deputata Augusta Montaruli (FdI), presente all’evento, nei confronti del direttore del Salone. Altri, invece, hanno difeso Nicola Lagioia, sottolineando la sua volontà di cercare un dialogo tra le parti.
Conseguenze della contestazione
Denunce da parte della Digos
La Digos di Torino, che era intervenuta a identificare i contestatori, ha denunciato 29 persone per violenza privata.
Riflessioni sulla libertà di parola e democrazia
L’episodio al Salone del Libro ha sollevato diverse questioni riguardanti la libertà di parola e il ruolo della contestazione all’interno di una democrazia. Mentre alcuni sostengono che la contestazione sia un’espressione legittima del dissenso, altri ritengono che impedire a un autore di presentare il proprio libro sia un atto antidemocratico e illiberale.
Di fronte ad un governo che non riconosce i cambiamenti climatici e che sui diritti ha posizioni reazionarie, contestare deve essere un diritto ed anche un momento di crescita collettiva e di sensibilizzazione. Soprattutto se il dialogo non può esserci.