Poesia e paesaggio in Franco Arminio

Franco Arminio, è senza dubbio il più grande poeta italiano vivente.  

Arminio è nato e vive a Bisaccia, in provincia di Avellino. Nella frase “è nato e vive a Bisaccia” è racchiuso tutto l’essere poetico di Arminio. L’attaccamento alla terra natia è il motore trainante di tutta la sua poesia. Arminio non è solo poeta, ma è paesologo, come egli stesso ama definirsi. Roberto Saviano ha definito Arminio «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato»1, citando un suo passo: «Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno». Il 29 novembre 2010 lo stesso Saviano legge una poesia di Arminio in prima serata su Rai 3 nella quarta e ultima puntata di Vieni via con me, nel corso di un monologo sul terremoto dell’Aquila del 20092. La grandezza di Arminio è certificata anche dai numerosi premi vinti: 

  • Nel 2009, con Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia, è stato candidato al Premio Napoli; 
  • Nel luglio 2011, con Cartoline dai morti ha vinto il premio Stephen Dedalus per la sezione “Altre scritture”; 
  • Con Terracarne, edito da Mondadori, ha vinto il premio Carlo Levi e il premio Volponi; 
  • Nel 2018 gli è stato assegnato il Bronzo dorato all’Arte poetica al Festival Animavì – Cinema d’animazione e arte poetica. Ha ricevuto anche il Premio Brancati per Cedi la strada agli alberi del 2017; 
  • Nel 2019 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria da parte del comune di Acri (CS) per l’impegno profuso nella difesa e nella valorizzazione delle aree interne; 

Arminio è un’intellettuale a tutto tondo, che non si spende solo in poesia, ma anche nel sociale. Si è battuto, ad esempio, contro l’installazione delle discariche nel Formicoso e contro la chiusura dell’ospedale di Bisaccia.  

Arminio
Franco Arminio e Berunori Sas. Foto di Fuoco Fatuo.

La poesia di Arminio, come già detto in precedenza, è fortemente radicata nel territorio natio e compie un continuo lavoro di promozione di quei territori stessi, che spesso, soprattutto quelli lucani3, si presentano come borghetti quasi deserti. Tutta la poesia di Arminio è una battaglia contro lo spopolamento dei borghi rurali. La raccolta più sintomatica del suo legame con i luoghi natii è senza dubbio Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra4.

Come lui stesso la definisce, la raccolta «non è un’antologia, è un’opera antica e nuova, raffinata e popolare, un calibrato intreccio di passioni intime e passioni civili»5. La prima parte della raccolta è concepita proprio come un omaggio ai suoi paesaggi, mentre la seconda è un omaggio all’amore e al senso del corpo femminile. Molte delle poesie contenute nella raccolta sono un matrimonio amoroso con la natura, la sua natura:  

Concedetevi una vacanza 
Intorno a un filo d’erba, 
concedetevi al silenzio e alla luce, 
alla muta lussuria di una rosa6

E ancora si ripresenta quella natura rurale, quell’entroterra che nessuno considera, degna di uno sguardo: 

Io sono la parte invisibile 
Del mio sguardo, 
l’entroterra 
dei miei occhi7

Le sue poesie sono come paesaggi dipinti e il corpo, trasfigurato talvolta in vegetazione, emana una sensualità conturbante. Tra le poesie d’amore più significative, è la seguente, presente nella raccolta L’infinito senza farci caso8:  

Bello l’amore in mezzo al sonno,  
uno scontro dolce 
dentro il buio,  
la resa delle braccia 
stese nel silenzio 
come città vicine. 

La poesia di Arminio è uno scorcio continuo sul mondo, è una tela infinita che si inebria di una pittura continua, è la poesia delle piccole cose che il nostro territorio ci offre, delle miricae

Note

  1. R. Saviano, La ricostruzione a rischio clan ecco il partito del terremoto, in la Repubblica, 14 aprile 2009. 
  2. V. La Guardia, La cura dello sguardo, piccola farmacia poetica (intervista), su ciranopost.com, 14 Giugno 2020. 
  3. Spopolamento dovuto al terremoto degli anni ottanta del Novecento in Lucania.  
  4. F. Arminio, Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra, Milano, Chiarelettere, 2021. 
  5. Ibidem 
  6. F. Arminio, Cedi, cit., p. 11.
  7. F. Arminio, Cedi, cit., p. 17. 
  8. F. Arminio, L’ infinito senza farci caso: poesie d’amore, Milano, Bompiani, 2020, p. 33. 

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Laureato in Lettere classiche presso l’Università degli studi di Urbino e con Laurea magistrale in Scienze Storiche presso l’Università di Macerata, ha conseguito una Summer school in metrica e ritmica greca presso la Scuola di metrica dell’Università di Urbino (2016).
Nell’ottobre 2022 consegue il Master di primo livello in “Operatore delle biblioteche”. Nel 2022 entra a far parte del Centro studi sallustiani, dell’Unipop di Fermo, del comitato scientifico della
rivista di filologia greca e latina Scholia (didattica), in qualità di vicedirettore e in qualità di socio-amico dell’Aib. Insegna materie letterarie presso l’Istituto di Formazione Professionale Artigianelli di Fermo.
Appassionato di storia greca e romana, e di poesia, ha pubblicato numerose monografie sugli storici latini e alcune sillogi poetiche: La tradizione delle opere sallustiane dai manoscritti agli incunaboli della Biblioteca civica di Fermo, AndreaLivi Editore, 2020; Tito Livio. La fortuna del più grande storico romano, Primicieri Editore, 2021; APPIANO ALESSANDRINO. Dall’età classica all’età contemporanea, Primiceri Editore, 2021; Rufo Festo Avieno, la fortuna di uno storico minore, Arbor Sapientiae editore, 2021; La fortuna di uno storico minore: Lucio Anneo Floro, i manoscritti e gli incunaboli della Biblioteca Civica Romolo Spezioli, Amarganta, 2021; Svetonio. Dall’età
classica all’età moderna. Gli esemplari della Biblioteca civica Romolo Spezioli di Fermo, Primiceri, 2022; Frammenti poetici,BookSprint, 2021; Renzi Riccardo, ἀλήθεια, Sonnino, Edizioni La Gru, 2022; Studi e riflessioni sull’evoluzione del ceto nobiliare: tra la fine del medioevo e la prima età moderna, Primiceri, 2022.

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