Polizia internazionale e nazifascismo

di Silvio Marconi

La cooperazione internazionale tra forze di polizia fa i primi passi nel 1851 con la nascita della Unione di Polizia che riunisce 7 stati della Confederazione Germanica per lottare contro anarchici, socialisti e liberali.

Coordinamento delle polizie contro gli anarchici

Nel 1898 si svolge la “Conferenza Internazionale per la difesa contro gli anarchici” di Roma, pochi mesi dopo l’uccisione dell’imperatrice d’Austria Elisabetta (“Sissi”) a Ginevra ad opera dell’anarchico Luigi Lucheni e facendo seguito alla proposta austriaca di creare una “Lega internazionale di polizia” per lottare contro gli anarchici. Alla Conferenza di Roma partecipano 54 delegati da 21 Paesi che firmano un Protocollo che esplicita la funzione anti-anarchica dei loro sforzi di coordinamento. Nel 1904 si svolge una seconda Conferenza a San Pietroburgo con una partecipazione minore, che produce un nuovo Protocollo con le stesse finalità ma tenuto stavolta segreto. Entrambe queste iniziative non danno risultati rilevanti.

Nel 1922 a New York, ad opera di funzionari di polizia, nasce la International Police Conference (IPC) per “promuovere e facilitare la cooperazione internazionale tra le forze di polizia ma con poco seguito fuori del Nordamerica ed è con la Seconda Conferenza Internazionale di Polizia Criminale di Vienna del 1923, organizzata dalla polizia austriaca e con la partecipazione non di rappresentanti di governi ma di forze nazionali di polizia, che si crea l’antenata dell’Interpol, la International Criminal Police Commission (ICPC) ed inizia lo sfruttamento anche delle moderne tecnologie per le identificazioni, la raccolta di dati e informazioni, la loro archiviazione e trasmissione; la sede dell’ICPC divenne Vienna.

Le nazioni rappresentate alla Conferenza del 1923 erano: Austria, Cecoslovacchia, Danimarca, Egitto, Francia, Fiume (!), Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Giappone, Lituania, Olanda, Polonia, Romania, Svizzera, Turchia, USA e Yugoslavia.

La guida austriaca dell’Interpol

Nel 1934, su proposta del rappresentante italiano della già fascistizzata polizia italiana, Pizzuto, si decise che a presiedere l’ICPC fosse definitivamente il rappresentante della polizia austriaca, che era alle dipendenze dal 1933 del regime di Dolfuss, autodefinito come “austro-fascismo”; erano del resto 12 anni che l’ICPC cooperava attivamente con la polizia fascista (e “fascistissima” dopo le leggi del 1925) al servizio del regime di Mussolini e da un anno i rappresentanti tedeschi della polizia tedesca erano al servizio del regime nazista.

L’annessione dell’Austria alla Germania nazista

Nel 1938 Hitler annetteva l’Austria e pertanto veniva automaticamente scelto il nazista Otto Steinhausl1, nominato capo della polizia austriaca, a presiedere l’ICPC. Alla sua morte nel 19403 il Segretario Generale della ICPC Oskar Dressler2 ed altri funzionari, fra cui Arthur Nebe4 scrissero a tutti i membri dell’ICPC per chiedere che a sostituire Steinhausl venisse indicato il capo della Polizia Tedesca di Sicurezza; i rappresentanti di 15 polizie approvarono la decisione ma si trattava di meno dei 2/3 previsti dal regolamento per cui per farla passare si ricorse a vari stratagemmi, come non contare i rappresentanti delle polizie dei Paesi che “non si erano potuti contattare perché in guerra contro la Germania” (!) e contare come “non contrari” i voti di chi si era astenuto.

La guida nazista dell’Interpol

In tal modo si raggiunse il risultato richiesto dalla leadership nazista e si poté nominare con una fittizia “unanimità” il 24 agosto 1940 a capo della ICPC il gerarca nazista Rheinard Heydrich, che mantenne la carica di Presidente della ICPC fino a quando non venne giustiziato dai patrioti cecoslovacchi il 4 giugno 19425; nel 1941 la sede dell’ICPC venne trasferita a Berlino.

Durante tutta la Seconda Guerra Mondiale la ICPC continuò ad operare sotto la ferrea direzione nazista, con la piena collaborazione di tutti gli Stati che non erano in guerra con la Germania e non solo; infatti, secondo le dichiarazioni di Dressler del 19436, a tale data anche gli Stati Uniti continuavano a cooperare con la ICPC e restavano membri dell’organizzazione dalla quale continuavano a ricevere gli “avvisi di ricerca” di criminali internazionali! Dal 1942 al 1943 a presiedere l’ICPC fu proprio Nebe, mentre dal 1943 al 1945 il Presidente fu Ernst Kaltenbrunner7.

Ogni tentativo di separare le atrocità criminali naziste contro Ebrei, omosessuali, disabili, oppositori, prigionieri sovietici, partigiani, internati militari italiani e civili dei Paesi occupati (in particolare Slavi) in genere da quelle “normali” di polizia in epoca nazista e quindi di far credere che la ICPC di epoca ed egemonia nazista non avesse nulla a che fare con tali orrori è smentito sia dalle forme e dagli scopi di strutturazione dei corpi repressivi di epoca nazista, sia dalle figure e dagli incarichi dei loro capi, primi fra tutti coloro che ebbero ruoli apicali nella stessa ICPC.

I rapporti con la Gestapo

Ad esempio la nota e famigerata Gestapo (acronimo per Geheme Staatpolizei, Polizia Segreta di Stato), doveva “combattere le tendenze pericolose per lo Stato e il partito nazista” ed aveva potere illimitato di arresto e detenzione senza processo; le sue azioni non erano limitate da alcuna legge e il giurista nazista Best aveva proclamato che “finché essa esegue la volontà della leadership sta agendo legalmente”. Dal 1934 essa era soggetta alle SS, ossia ad Himmler ed ai suoi collaboratori, fra cui quell’Heydrich che dal 1940 alla sua morte presiedette l’ICPC. Al tempo stesso, il Reichskriminalpolizeiamt (RKPA – Ufficio di Polizia Criminale del Reich) era la struttura che si doveva occupare dei crimini comuni, teoricamente nella cornice legale, ma nel 1936 venne unito alla Gestapo, con il nuovo nome di Hauptamt Sicherheitspolizei (SIPO – Ufficio centrale dei Servizi di Sicurezza) e proprio l’essere a capo di questa struttura fece di Heydrich nel 1940 il Presidente dell’ICPC.

La Ordnungpolizei (ORPO – Polizia d’Ordine), non apparteneva alle SS ma era da esse controllata e innumerevoli suoi membri entravano nelle SS e durante il conflitto nelle divisioni delle Waffen-SS e parteciparono sia alla caccia agli Ebrei che alla repressione antipartigiana in tutta Europa8; essa nel territorio tedesco si articolava in numerosi settori che coprivano tutte le forme di attività poliziesca: Schutzpolizei (Polizia di Protezione) di pubblica sicurezza (articolata in statale e municipale), Gendarmerie (Gendarmeria, simile ai nostri Carabinieri) per la lotta al bracconaggio, ai reati in aree rurali (compreso il controllo dei prigionieri di guerra in tali aree), al mercato nero, ecc., Verwaltungpolizei (Polizia Amministrativa) per le licenze, le regole dei cinema e teatri, ecc., Verkehrpolizei (Polizia del Traffico, equivalente alla nostra Stradale), Wasserschutzpolizei (Polizia delle Vie d’Acqua) dedita al pattugliamento sulle vie d’acqua, Bagnschutzpolizei (Polizia Ferroviaria), Postschutz (Polizia Postale) che si occupava anche degli impianti telefonici, Feuerschutzpolizei (Polizia di Protezione dal Fuoco, che aveva incorporato dal 1938 tutte le precedenti compagnie locali di Vigili del Fuoco, Luftschutzpolizei (Protezione Civile), Verkschutzpolizei (Polizia di Fabbrica) e altre ancora.

Allo scoppio della guerra, nel settembre 1939, venne fondato il Reichssicherheitshauptamt (RSHA – Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich) alle dipendenze dirette di Heydrich (e dopo la sua morte da Kaltenbrunner), unificando tutte le organizzazioni repressive statali ed assorbendo anche l’RSHA.

Ufficiali e funzionari di questo articolato apparato nazista usufruirono largamente dei contatti, delle informazioni, dei collegamenti, della collaborazione dei loro colleghi di altre polizie dell’ICPC, non solo quelle fasciste o fascistizzate, tanto più che la distinzione fra crimini politici e comuni era spesso del tutto aleatoria; inoltre quelle strutture e direttamente le SS (che dipendevano dagli stessi capi) crearono in varie nazioni non occupate dai nazisti ma loro alleate uffici di collegamento specifici con le polizie locali con il compito di coordinare la repressione in particolare anticomunista; così avvenne nel 1939 a Roma dove venne inviato come attaché presso l’Ambasciata tedesca il capitano delle SS Herbert Kappler (esperto in criminologia), che, come funzionario della SIPO, ebbe l’incarico di ufficiale di collegamento con la polizia politica fascista per collaborare nella caccia ai comunisti. Kappler9, fino al 10 settembre 1943, aveva per questo la sua sede di copertura nell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata a Via Tasso 145-155 (con giardino interno) a soli 300 metri dal’Ambasciata stessa (che era a Villa Wolkonsky); dopo la resa di Roma del 10 settembre 1943 agli invasori nazisti grazie alla codarda fuga di re e Stato Maggiore, l’intero edificio divenne sede degli uffici, delle celle e delle camere di tortura a disposizione di Kappler, promosso tenente colonnello.

L’ Interpol dopo la guerra

La ICPC sopravvisse (assieme al suo Segretario Generale Dressler) fino al 1946 quando venne realizzata una Conferenza su proposta belga, denominata “Quindicesima” a rimarcare la assoluta continuità con i precedenti periodi, che “ricostruì” l’ICPC con la partecipazione di 19 Paesi e ne stabilì la sede a Parigi, adottando la sigla INTERPOL come denominazione telegrafica, divenuta denominazione ufficiale dell’organizzazione a cui l’Italia ha aderito dal 1947. Il nuovo statuto dell’Interpol è del 1956, in piena guerra fredda, quando dell’organizzazione non facevano parte né l’URSS (che non vi aveva mai fatto parte fin dal 1923) né gli Stati dell’Europa Orientale che erano considerati nemici dall’Occidente (faceva eccezione dal 1948 la “non allineata” Yugoslavia). L’URSS entrò a far parte dell’INTERPOL solo il 27 settembre 1990, pochissimo tempo prima che la sua dissoluzione rendesse la Federazione Russa erede di quel posto nell’organizzazione.

Note:

  1. Steinhausl, nato nel 1879, era un nazista austriaco entrato nelle SS clandestine all’alba degli anni ’30; accusato di aver partecipato al complotto per l’assassinio del cancelliere austriaco Dolfuss (25 luglio 1934), venne arrestato nel 1935 e condannato per tradimento a 7 anni ma rilasciato nel 1936; morì di tubercolosi il 20 giugno 1940;
  2. che restò in carica durante tutto il regime nazista e addirittura fino al 1946;
  3. 15 mesi dopo che la Germania aveva invaso la Polonia dando vita alla Seconda Guerra Mondiale;
  4. Nebe, nato a Berlino nel 1894, fu negli anni ’20 commissiario di polizia in quella città ed aderì fra i primi alle SA e poi alle SS; dal 1936 fu capo della Reichskriminalpolizei (Polizia Criminale – KRIPO) e durante l’invasione nazifascista dell’URSS fu a capo di uno degli Einsatzgruppe (il B), che operavano lo sterminio di Ebrei, partigiani, ecc.; collaborò con gli autori del tentativo di uccidere Hitler del 20 luglio 1944, non per antinazismo ma con l’obiettivo di uccidere Himmler e sostituirlo a capo delle SS e per questo venne arrestato e morì impiccato il 21 marzo 1945 a Berlino;
  5. Heydrich, nato ad Halle nel 1904 come principale collaboratore del capo delle SS Himmler ebbe il ruolo determinante nell’organizzazione dello sterminio pianificato degli Ebrei europei; mel 1941 venne nominato Governatore del Protettorato di Boemia e Moravia dove la sua spietatezza contro la Resistenza gli valse il soprannome di “boia di Praga”;
  6. nonostante la Germania avesse dichiarato guerra agli USA nel dicembre 1941 dopo l’attacco giapponese a Perl Harbour;
  7. Kalterbrunner, nato in Austria nel 1903, membro delle SS austriache clandestine dal 1932, imprigionato per la partecipazione al complotto contro Dolfuss, liberato con l’annessione tedesca dell’Austria, divenne comandante del distretto Danubio delle SS, poi sostituto di Heydrich dal gennaio 1943; condannato a morte nel processo di Norimnerga e impiccato il 16 ottobre 1946;
  8. Himmler aveva preventivato la totale unificazione anche formale di tutte le forze di polizia del Reich nelle SS per il 1955, dopo la prevista vittoria;
  9. nato a Stoccarda nel 1907.

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