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À la guerre comme à la guerre
Passano i giorni e la guerra si avvicina sempre di più. Su questo blog ne abbiamo parlato spesso – anche prima dell’inizio dell’ultima fase del conflitto russo-ucraino (febbraio 2022) – sottolineando un concetto molto semplice ma apparentemente inafferrabile; la crescita di investimento e approvvigionamento militare non è giustificabile da fini collezionistici. Rimanendo solo in Italia, la spesa militare è cresciuta gradualmente e costantemente del 12% circa negli ultimi 10 anni. Ricordo la puntuale domanda di Giorgio Beretta, analista dela rete Pace e disarmo, che già nei suoi post e articoli di diversi anni fa si chiedeva: “Per quale guerra ci stiamo preparando?”
Una buona notizia?
La seguente è solo una mia riflessione personale. Un ragionamento basato dall’intreccio delle mie conoscenze storiche, dall’analisi degli atteggiamenti del sistema e dai parallelismi delle entità stato-nazione con le mafie (entrambe emanazioni del capitalismo).
La prossima guerra mondiale – la quale sarà probabilmente combattuta anche in territorio europeo, smontando la sicurezza dell’immobilismo della storia umana comune ai contemporanei di ogni tempo – non sarà caratterizzata dall’utilizzo di bombe termonucleari definitivamente distruttive. Sarà molto più probabilmente qualcosa di simile a quanto sta succedendo sul territorio ucraino. Una guerra di trincea, old school ma con il supporto delle nuove tecnologie, soprattutto mediatiche, volta a far soffrire e logorare il nemico. Le evidenze ci dicono che la guerra è un affare conveniente. Le armi convengono a chi le produce e le vende ma la guerra è utile anche agli Stati che negli stati d’emergenza possono erodere spazi di libertà e accentrare il potere. Quindi perchè far cessare subito un affare molto conveniente? Guerra sarà e guerra continuerà finchè la curva economica della stessa sarà ascendente.
Abolire la guerra? Aboliamo gli Stati
Se l’Europa ha percepito (percezione frutto del privilegio) di essere stata in “pace” per 80 anni sul proprio territorio (questo discorso meriterebbe molte parentesi in realtà) non è stato perchè la democrazia elettiva, l’unione europea etc. etc. ma per altri fattori. Innanzitutto laddove ci sono dei poteri definiti il capitale tende a evitare di fare la guerra per non alterare lo status quo. Finchè è possibile meglio usare teatri di guerra ricchi sì di risorse funzionali al capitale, ma in cui è facile subumanizzare e annullare l’esistenza dei viventi che la subiscono. Tuttavia l’economia è fatta di cicli e col tempo gli interessi sono cambiati, i poteri sono sempre più impalpabili in una società liquida. Stiamo assistendo a un nuovo congresso di Vienna, al tentativo di realizzare una tripolarità USA, URSS, CINA che possa spartirsi il mondo (Orwell sempre attuale) o ciò che ne rimane. Una nuova grande guerra in Europa è quindi ora necessaria; certamente non per chi la sta già subendo e la subirà. La violenza è nella natura stessa degli Stati; finchè esisterà la delega esisterà la sopraffazione e quindi la violenza e quindi la guerra.
“La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri”
Hanna Arendt
Ostacolo alla guerra
Ho quasi 40 anni e la mia generazione è cresciuta (anche a causa del privilegio a cui si accennava) con l’idea che la guerra potesse esistere solo sui libri di storia. Che non sarebbe più successo, almeno in Europa e in un mondo come quello in cui vivevamo o che ci si prospettava almeno fino a 20-25 anni fa. Quindi cosa è successo? Come è stato possibile poter tornare a immaginare alla guerra come una eventualità da prendere in considerazione? Il processo è stato lungo. Sono stati necessari decenni di spazzatura culturale su cui lucrare per costruire una massa disgregata; nuovamente pronta a scannarsi a vicenda. Annullare l’idea classe sociale è stato un altro passaggio importante per istruire soggetti sempre più dipendenti dal’idea della performance individuale. Performance da ottenere schiacciando i cosiddetti deboli e la solidarietà collettiva. (lo possiamo notare ogni giorno in tutti gli uffici) Ma non era abbastanza. C’è anche stato bisogno di confondere rappresentanza e partecipazione con elezione, interazione con opinione, follower con fanatismo e additare a nemico di qualcosa, neanche sempre ben chiaro, chiunque provasse a ragionare.
E in tutto questo dove stava la sinistra? A cercare di appropriarsi della spazzatura che puzzava di meno sentendosi meno peggio degli altri, autoreferenziondosi ma accettando e sottoscrivendo pienamente il disegno comune del potere neoliberista.
Pronti alla guerra?
E quindi torniamo al titolo: sei pronto ad ammazzare una persona con le tue stesse disperazioni ma una divisa di un altro colore? Sei pronto a inebriarti stuprando donne bottino mentre altri soldati stuprano le donne che hai lasciato a casa? (Perchè in un mondo antiwoke la guerra torna ad essere roba da maschi ovviamente) Sei pronto/a a seppellire i tuoi figli? Ammesso che te ne riconsegnino abbastanza pezzi, magari con una patriottica lettera e una firma con inchiostro dorato? Sei pronto a non vedere più i tuoi fratelli, sepolti in una fossa comune? Sei pronto a tornare mutilato e/o invalido se ti dice culo?
Perchè la guerra è questa. Non è quella dei film americani, dei videogiochi o dei social. La guerra è sangue, merda, sofferenza infinita, terrore. Un terrore che dura molto oltre la fine delle bombe. Anche dopo che i cordiali nemici si siedono al tavolo delle trattative contando chi ha fatto più morti. Non sono pronto e penso che l’unico eroe di guerra sia il disertore. Penso che sia sempre più necessario agire per disertare il mondo del potere e vivere il mondo della condivisione, della mutualità dello sviluppo del vivente senza sopraffazione su altri esseri e sulla natura.
La presa di coscienza collettiva è l’unico ostacolo alla guerra L’internazionalismo degli sfruttati è l’unica pace per isolare gli sfruttatori. E se poi vogliono proprio farsi la guerra…
Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro
se vi divertirà.Boris Vian – Il disertore