C’è una signora, mia conoscente, di professione collaboratrice famigliare, che lavorava presso una famiglia di Napoli, molto per bene ed onesta. Per questa signora, i suoi datori di lavoro, avevano aperto una posizione all’Inps, perchè lei potesse avere diritto a ferie e malattia pagate, e spesso la pagavano un pò più di quel che dichiaravano. Quando la famiglia cucinava qualcosa di buono per i propri bambini, aumentavano le dosi degli ingredienti perchè anche la loro dipendente potesse usufruirne per i suoi figli. A Pasqua questi ultimi ricevevano le uova di cioccolato, ed il nostro dolce tipico di questa festa, la pastiera. A Natale riceveva un altro dolce tipico napoletano; gli struffoli, ed alla promozione dei suoi figli, un regalo in danaro per loro.
Un giorno però la colf dovette assentarsi per motivi di salute, e vide che dall’Imps ricevette meno soldi di quel che, chi sa in base a quale criterio, invece si aspettava. Decise allora, appena fu rientrata dal periodo di malattia, di chiedere ai suoi datori di lavoro di sciogliere il contratto e di darle in busta paga quello che essi le versavano di contributi. Questi signori rimasero basiti, ma poichè erano molto onesti, le dissero che non se la sentivano di farla lavorare “a nero” e la signora si licenziò.
Poco tempo dopo la signora trovò lavoro senza contratto, ma con la clausola che aveva chiesto alla precedente famiglia, presso una coppia di anziani coniugi.
L’ho incontrata di recente in coda per la spesa e mi ha chiesto un aiuto economico; a causa dell’autocertificazione che i suoi nuovi datori di lavoro non possono confermare, è rimasta senza lavoro, senza paga, e gli anziani coniugi senza un aiuto nelle faccende domestiche.
Adesso la colf ha capito che cos’è l’onestà e l’importanza e cosa significa avere dei diritti.
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