Recensione del romanzo storico “L’opale perduto” di Lauren Kate.
“La vita era come la musica. Se cambiavi una sola nota, cambiavi la melodia”
L’ambientazione di “L’opale perduto”
Una Venezia settecentesca, immersa in un carnevale perenne dove tutti indossano una maschera e nascondono la loro vera identità, con l’unica eccezione dell’Ospedale degli Incurabibli. Qui gli orfani fanno una vita semplice votata alla musica e al canto di chiesa, lontani dalla mondanità della città in cui si trovano. È qui che in una notte invernale Violetta, affacciata alla finestra della soffitta, sente il canto di una donna che sta lasciando il suo bambino dentro la ruota, un meccanismo che permette di lasciare in maniera sicura il figlio che si desidera lasciare all’ospedale.
Passano gli anni e i due ragazzi crescono, Violetta entra nel coro e diventa una soprano mentre Mino conosce tutti i segreti del violino fino a imparare a suonarlo divinamente, e si incontrano su quello stesso tetto a 10 anni di differenza. Mentre assaporano un po’ di Venezia mondana attraverso le donne che si truccano sull’altana di fianco, decidono di venir meno a una regola ferrea dell’Ospedale: Mino prende il violino trovato in soffitta e inizia a suonare e Violetta lo segue con la sua voce magica. Si instaura così un legame fortissimo e speciale, che segnerà il destino dei due ragazzi…
Gli eventi nella narrazione
Un racconto straziante in tutte le sue sfumature, la vita non è semplice per i due ragazzi e tutti i proverbiali bastoni tra le ruote che ci possono essere nella vita qui ci sono tutti. Violetta e Mino devono affrontare prove difficili ogni giorno, conseguenza delle loro scelte di vita, e l’autrice ci accompagna nelle loro giornate attraverso un linguaggio semplice e descrittivo. I caratteri dei due personaggi compiono una vera e propria crescita psicologica, con tutte le loro imperfezioni e mancanze. Amore, musica, delusione e seconde possibilità si intrecciano in una melodia struggente e coinvolgente.
L’arco temporale del romanzo è ampio ma la scansione delle vicende è poco chiara, non è facile seguire tutti gli eventi che riguardano i due personaggi, ci sono brevi accenni al tempo che passa ma non una linea temporale precisa. Le descrizioni invece sono molto ricercate e regalano un quadro di una Venezia magica e carnevalesca, dove la maschera diventa un accessorio indispensabile e dove tutto è sfumato e trasgressivo.
Il destino stesso che accompagna i due ragazzi sembra avere una predilezione per rovinare un lieto fine che loro sembrano meritare, si diverte a farli incrociare per le calli senza che i due ragazzi se ne rendano conto, come un allegro alza il ritmo e la tensione dell’intero libro e tiene il lettore incatenato alle pagine fino alla fine.