Resistenza a scuola: docenti e studenti di Roma contro il fascismo

Da tempo l’ANPI a Roma e nel Lazio, come nelle altre regioni italiane, si sforza di realizzare iniziative nelle scuole (in particolare ma non solo superiori) e nelle università per poter trasmettere agli studenti ed alle studentesse la memoria della Resistenza  ed i valori della Costituzione nata dalla Resistenza, contro tutti i tentativi di calpestare e stravolgere quella memoria e quella Costituzione. 

L’impegno dell’ANPI nella diffusione della Memoria della Resistenza e dei valori costituzionali

Ciò è avvenuto ed avviene con il contributo diretto inestimabile di ex-partigiane ed ex-partigiani, che purtroppo per ragioni anagrafiche sta venendo sempre meno, nonché con quello di video documenti, di ricerche che spesso vedono coprotagonisti anche insegnanti e studenti, di analisi di storici e studiosi, di interventi di dirigenti e militanti ANPI di ogni età.

Tutto questo avveniva nell’ambito di un protocollo di intesa fra ANPI e quello che si chiamava Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), che, scaduto, non è finora stato rinnovato dall’attuale responsabile del ri-denominato Ministero dell’Istruzione e del Merito (una denominazione che esprime un concetto che farebbe inorridire Don Milani, Lombardo Radice, Rodari, ecc.), e continua ad avvenire spesso con il supporto di Istituzioni locali e regionali, tuttora anche nella vergognosa assenza di quel rinnovo alla data attuale. 

Mantenere viva la Memoria della Resistenza

Purtuttavia, le iniziative di un giorno, di una settimana, le ricerche compiute da una minoranza di insegnanti e studenti, le visite ai luoghi delle stragi e delle torture nazifasciste e delle azioni resistenziali non bastano a rompere un silenzio strutturale su quelle vicende, ad evitare che la Resistenza sia sprofondata in un “passato” indistinto e percepito come distante ed estraneo dagli studenti, che va da Cesare a Cavour, a combattere falsificazioni neofasciste, mistificazioni del ruolo criminale del fascismo, banalizzazioni, riduzioni a poche righe o al nulla nei programmi e nei tempi di lezione e di studio e tante sono le prove che spesso quelle lodevoli iniziative, alla pari degli altrettanto importanti “viaggi della memoria” per visitare i lager nazisti non ottengono i risultati sperati e necessari. 

Basti pensare alle ignobili scritte contro il 25 Aprile effettuate da ragazzi in visita nell’atrio del Museo della Liberazione a Roma, sito nei locali che a Via Tasso furono sede di detenzione e tortura nazista di tanti patrioti, ai selfie in atteggiamenti da gita balneare ed alle spensierate serate in discoteca abbinati alla visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, al fiorire di gruppuscoli neofascisti nelle scuole. 

Integrazione e continuità nell’educazione alla Memoria

Spesso (non quando sono presenti ex-partigiane ed ex-partigiani, ben capaci di rapportarsi alle nuove generazioni!) si scade nella retorica, più spesso (anche tiranneggiati dai tempi ristretti e dalla episodicità degli incontri) nella semplificazione che non permette di far comprendere le complessità, ancor più spesso ottime iniziative sono del tutto slegate dall’azione didattica sistematica e, ad esempio, si coinvolgono magari insegnanti di Storia e Lettere ma non si trova il modo di coinvolgere attivamente (come ho invece visto fare in Francia) quelli di materie scientifiche, tecniche, economiche, linguistiche, artistiche, ovvero si realizzano percorsi di ricerca egregi con singole classi senza che essi vengano poi socializzati all’intero corpo docente e discente. 

Più ancora, le iniziative sono sovente vincolate solo al “calendario civile”1 e non frutto di programmi di lunga durata (anche pluriennale) ed interdisciplinari che davvero incidano non episodicamente sull’acquisizione da parte dei discenti di strumenti e informazioni atti a permettere loro un continuo arricchimento ed approfondimento individuale e collettivo anche coi numerosi strumenti (a partire dai social, ma pure video documenti, testi, luoghi, opere artistiche, ecc.) che oggi hanno a disposizione.

Verso la realizzazione di strutture permanenti ANPI nelle istituzioni educative 

Nonostante il più recente Congresso Nazionale dell’ANPI abbia rilanciato l’idea di creare strutture organizzate permanenti dell’ANPI nelle scuole superiori e nelle Università, con la partecipazione di studenti, personale docente e non docente, e nonostante i buoni rapporti e i protocolli di intesa fra ANPI e alcune organizzazioni studentesche universitarie (UDU – Unione degli Universitari) e delle superiori (Rete degli Studenti Medi) ed alcune realtà sindacali del mondo dell’educazione (in particolare della CGIL), a Roma la creazione di tali strutture ritarda e se ci si ritrova assieme in piazza non si svolge un lavoro sistematico in comune di elaborazione e realizzazione di percorsi formativi utilizzando anche gli spunti presenti nei Piani di Offerta Formativa ufficiali (ad esempio sulla Costituzione), che spesso restano proclamazioni senza seguito. 

Manca, infine, salvo eccezioni, una adeguata valorizzazione non solo cognitiva ma emotiva, anch’essa in forme non episodiche, degli eventi e dei personaggi che favorisce un dilagante distanziamento da eventi come le azioni dei Gappisti (spesso spacciate dal revisionismo neofascista come “terroriste”), gli assalti ai forni delle donne, la semi-sconosciuta deportazione dei Carabinieri romani ordinata da Graziani e da personaggi come Carla Capponi, Mario Fiorentini, Gioacchino Gesmundo, Don Pappagallo. 

La necessità di un’identificazione emotiva con la Resistenza nelle nuove generazioni

Spesso gli studenti e le studentesse sanno tutto sulla vita, le fortune, le disavventure di Totti, Ferragni, Fedez, Maleskin, ecc. ma non sono aiutati non solo a conoscere ma ad identificarsi sul piano emotivo in chi ha lottato ed è anche morto per la nostra e la loro libertà, contro il nazifascismo, magari alla loro stessa età e ciò li rende più esposti alle menzogne neofasciste ed alle sottovalutazioni neo-atlantiste sia della Resistenza, sia del riciclaggio atlantista post-1945 di tanti nazifascisti e collaborazionisti, sia agli orrori di chi oggi deturpa e distrugge lapidi partigiane o addirittura, da Vilnius a Kiev, da Tallin a Kaunas, esalta come eroi nazionali i collaborazionisti degli hitleriani e rade al suolo monumenti di chi li combatté. 

Roma, in realtà, offrirebbe (come altre realtà italiane) una enorme massa di riferimenti per quella necessaria informazione ed identificazione emotiva, dato che, fin dall’8 settembre 1943, scuole ed Università furono un teatro privilegiato di lotta antinazifascista, prima con la fondazione (a Montesacro) dell’ARSI2, con lo scopo esplicito di realizzare azioni armate contro i nazifascisti, poi (fra novembre e dicembre 1943) con la creazione di gruppi studenteschi di partito.

La nascita del movimento studentesco antifascista

A queste prime forme di resistenza in ambito soprattutto universitario rispose il facente funzione di rettore, Cardinali, con la circolare del 25 novembre che escludeva dagli esami chi non poteva attestare di essersi presentato alla chiamata alle armi della RSI e questo portò il 10 gennaio 1944 alla creazione del CSA3 ed alla manifestazione studentesca antifascista al Policlinico del 17 gennaio, con comizio del comunista Maurizio Ferrara, ripetuta il 24 ad architettura e il 28 ad Ingegneria, che portarono a sabotare gli esami di marzo. Nacque subito dopo (su iniziativa del PCI e con la confluenza dell’ARSI) l’USI4, colpita dalla repressione nazifascista a causa di delatori5 che portò anche all’arresto del leder della ex-ARSI6.

Il movimento studentesco antifascista era intanto nato anche in alcune scuole superiori7, con l’appoggio di alcuni insegnanti  che dal 1 febbraio crearono l’AIDI8, mentre già il 29 gennaio i fascisti assassinavano davanti al Dante Alighieri9 uno dei leader studenteschi antifascisti che avevano organizzato per quel giorno uno sciopero degli studenti delle superiori, Massimo Gizzio. A marzo 1944 nasceva anche il Comitato di Liberazione della Scuola10.

Eroi della Resistenza: la storia dei professori martiri delle Ardeatine

Fra i molti insegnanti che parteciparono attivamente alla resistenza romana e stimolarono i loro allievi a fare altrettanto11, tre vennero fucilati alle Ardeatine: Pilo Albertelli, Salvatore Canalis e Gioacchino Gesmundo. La loro vicenda umana da sola basterebbe a fare da trama a spettacoli teatrali, film, serie televisive, a partire da quella di Gesmundo (conterraneo, di Terlizzi, del sacerdote antifascista fucilato alle Ardeatine Don Pappagallo) che coniugava l’insegnamento al Liceo Cavour, la stesura clandestina di una Storia del Partito Comunista Italiano, il trasporto di “chiodi a quattro punte” per sabotare le autocolonne nazifasciste, la redazione dei numeri de L’Unità clandestina.

Proprio per onorare quei tre professori trucidati dai nazifascisti, il 16 aprile 1944 venne addirittura organizzata, sfidando l’occupante hitleriano e i suoi servi fascisti, una messa di suffragio nella Basilica di santa Maria Maggiore a cui parteciparono centinaia di studenti e studentesse liceali e universitari ed alla fine della quale, dopo un breve comizio di Vincenzo Lapiccirella sul sagrato ed una diffusione di volantini antinazifascisti, un parà della Divisione Nembo cercò di arrestare alcuni ragazzi ma venne ucciso dai partigiani gappisti che difendevano in armi l’iniziativa.  

L’epopea dimenticata della Resistenza studentesca e docente a Roma

Esiste dunque una vera epopea resistenziale di docenti e discenti di Roma che è ben lungi dall’essere sia conosciuta approfonditamente, sia oggetto di processi simbolici, emotivi, di identificazione individuale e collettiva, mentre paradossalmente gruppetti neofascisti e neonazisti insozzano mura e menti con riferimenti a criminali nazisti come Degrelle, Graziani, Muti, e anche quando ci si muove nella giusta direzione formativa  si stenta, ad esempio, a sottolineare con i giusti linguaggi e le forme adeguate a chi oggi trova troppo spesso nella nefasta azione di media inneggianti all’individualismo ed al menefreghismo, al revisionismo ed all’atlantismo una scusa per lo scarso attivismo oppositivo organizzato il valore eccezionale del NO attivo al fascismo di quegli studenti e di quelle studentesse di Roma del 1943-’4412 come pure di tanti soldati di leva ed ufficiali che pure avevano praticamente vissuto l’intera loro esistenza sotto il monopolio formativo, radiofonico, cinematografico, canoro, giornalistico, cerimoniale fascista.

Un monopolio a cui seppero ribellarsi in nome di scelte etiche con motivazioni differenti, non rischiando come oggi  una sospensione, una bocciatura, un DASPO, una manganellata, un arresto, ma la tortura, la deportazione e la morte! 

Resistenza continua

Se il Movimento Operaio, prima di avere Camere del lavoro e Sezioni, nacque nelle osterie e nella semi-clandestinità di fine ottocento, sotto i colpi contro anarchici e socialisti di Regi Carabinieri, picchiatori padronali e fucili della truppa (e talora cannoni), se seppe sopravvivere e coinvolgere nelle istanze di giustizia sociale e di opposizione al fascismo anche studenti e piccolo-borghesi nelle inenarrabili condizioni dell’oppressione fascista per ventuno anni e nazifascista poi, non vi sono scusanti per chi oggi non si organizza, non studia, non approfondisce, non lotta e non usa tutti i suoi mezzi, le sue competenze, le sue esperienze per stimolare a farlo!

I partigiani e le partigiane che ancora (purtroppo sempre meno) quasi centenari trovano la forza per andare nelle scuole, nei convegni, nelle piazze a testimoniare sono l’esempio che tutti e tutte dovremmo e potremmo seguire, almeno in piccolo, non giungendo mai ad eguagliarli!  

Note: 

  1. per esempio a Roma: 16 ottobre (rastrellamento degli Ebrei), 27 gennaio (Giornata della Memoria), 24 marzo (strage delle Ardeatine), 17 aprile (rastrellamento del Quadraro), 25 aprile (Festa Nazionale della Liberazione), 4 giugno (Liberazione di Roma); 
  1.  Associazione Rivoluzionaria Studentesca Italiana: fondata da studenti comunisti e socialisti guidati dal diciannovenne Ferdinando Agnini (studente di Medicina) ad essi si unirono studenti del Partito di Azione, anarchici, di Bandiera Rossa e senza affiliazione politica; l’ARSI pubblicò un foglio clandestino: “La nostra lotta” 
  1. Centro Studentesco di Agitazione che riuniva tutte le componenti antifasciste; 
  1. Unione Studenti Italiani; 
  1. Armamdo Testorio e Franco Sabelli, militi delle SS italiane infiltrati nell’USI,  che ricevevano da 5.000 a 12.000 lire per ogni arresto; 
  1. Fernando Agnini venne arrestato il 24 febbraio, torturato a Via tasso e fucilato alle Ardeatine; 
  1. In particolare i Licei Cavour, Dante Alighieri, Tasso, Virgilio e Visconti; 
  1. Associazione Italiana degli Insegnanti; 
  1. al quartiere Prati, in Via Valadier;  
  1. ad opera del maestro elementare comunista  Antonio Durante e di Fausta Petri e Gemma Russo del Partito d’Azione; 
  1. fra gli altri, Vanda Boni, Emilia Cabrini, Giorgio Candeloro, Pasquale D’Abbiero, Giacinto Margiotta, Linda Puccini, Giuseppina e Laura Lombardo Radice sopravvissero e parteciparono alle lotte del dopoguerra per una scuola democratica; 
  1. e di chi fra loro scelse addirittura di militare nei GAP o di diventarne dirigente come il ventunenne studente in medicina Rosario Bentivegna. 

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