Ruggero Flores, nato a Brindisi nel 1267 e morto a Adrianopoli, in Tracia, nel 1305, è l’affascinante figura intorno a cui ruota il saggio storico di Gianfranco Perri “Ruggero Flores da Brindisi: templare, corsaro e ammiraglio”. Già dal titolo dell’opera si comprende che Ruggero fu un uomo dai tanti talenti, alcuni dei quali sicuramente ambigui: si formò come marinaio quando aveva solo otto anni, divenne in seguito frate templare e governò a poco più di vent’anni la sua prima nave, chiamata il Falcone, per poi dover scappare dall’Ordine a causa di una probabile frode da lui commessa. Divenne quindi un temibile pirata, a capo della sua galea chiamata Olivetta, o almeno così si racconta; c’è anche chi gli attribuisce di essere stato l’ideatore della Jolly Roger, la celebre bandiera dei pirati con il teschio e le tibie incrociate su fondo nero. Si recò poi in Sicilia dove offrì i suoi servizi a Federico III, e partì per la prima spedizione contro gli Angioini sulle coste della Puglia; il re lo nominò viceammiraglio della flotta del regno di Sicilia ma il condottiero sapeva di non potersi fermare troppo a lungo – «Ruggero Flores, il fiammante viceammiraglio della marina siciliana che aveva contribuito con tanti trionfi alla causa del re Federico III, intuiva già che con la pace sottoscritta tra la Sicilia e la Francia la sua gloriosa aura militare avrebbe presto cominciato ad affievolirsi. E quella non era certo la sua unica preoccupazione. Era ancora un ex templare fuggitivo e sapeva bene che i suoi vecchi colleghi, i Templari, non erano tipi da perdonare, né da dimenticare i conti lasciati in sospeso, e non avrebbero in alcun modo desistito dal consegnare alla loro giustizia chi continuavano a considerare essere un rinnegato e un semplice corsaro in fuga». Visti i tempi difficili, Flores si recò lontano, in Oriente, e lì divenne ammiraglio della flotta dell’impero bizantino e comandante di un esercito plurietnico, con il quale combatté i Turchi per conto dell’Imperatore Andronico II. I suoi successi continuarono, e la sua fama crebbe ma con essa anche le invidie e le antipatie; Ruggero Flores fu un uomo tanto amato quanto odiato, e il suo destino fu l’esito della sua controversa esistenza. Gianfranco Perri racconta la sua straordinaria storia in questo saggio avvincente in cui si propongono le versioni, a volte contrastanti, di diversi cronisti che hanno assistito con i loro occhi all’ascesa e alla caduta di un uomo dalle mille risorse, la cui figura è ancora avvolta in un alone di mistero.
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