Sgombero Parco Don Bosco a Bologna: barricate degli attivisti

Nel cuore di Bologna, il Parco Don Bosco è come un’oasi verde in un deserto di cemento, simbolo di una battaglia che trascende i confini del quartiere e tocca l”interesse di una comunità intera. Questo piccolo polmone verde, circondato da un’area densamente urbanizzata, è diventato il fulcro di una resistenza pacifica ma determinata contro un progetto di sviluppo che minaccia di eroderne l’esistenza. Al centro della contesa vi è il piano del Comune di Bologna di costruire una nuova scuola, sacrificando parte del parco e abbattendo decine di alberi. La decisione ha scatenato l’indignazione di residenti di ogni età, studenti, ambientalisti e cittadini uniti nel Comitato Besta, determinati a proteggere questo spazio vitale per la biodiversità urbana e la qualità della vita nel quartiere.

La lotta per il Parco Don Bosco è emblematica di una questione più ampia che riguarda la visione di sviluppo urbano e la priorità data agli spazi verdi nelle nostre città. In un’epoca in cui l’emergenza climatica richiede azioni concrete per preservare e aumentare le aree verdi urbane, la scelta di Bologna sembra andare controcorrente, sollevando interrogativi sul futuro che vogliamo costruire. La resistenza al Parco Don Bosco diventa così un simbolo di un impegno più ampio per la sostenibilità, la giustizia ambientale e il diritto dei cittadini a partecipare attivamente alle decisioni che influenzano il loro ambiente e la loro comunità.

La battaglia per il polmone verde di Bologna

Il Parco Don Bosco rappresenta non solo un’area di svago e un rifugio per la biodiversità in un quartiere densamente popolato di Bologna, ma anche un simbolo di coesione comunitaria e di impegno civico. Questo spazio verde, benché di dimensioni modeste, offre una pausa dalla frenesia urbana, un luogo dove bambini possono giocare liberamente e gli anziani godere di momenti di tranquillità all’ombra dei suoi alberi secolari. La sua importanza transcende la mera funzione ricreativa, trasformandosi in un baluardo contro l’inquinamento e un essenziale serbatoio di biodiversità, che contribuisce significativamente all’assorbimento di CO2 e alla purificazione dell’aria.

Al centro della lotta per la sua preservazione si trova il Comitato Besta, un gruppo eterogeneo di cittadini, studenti, genitori e attivisti ambientali, uniti dalla comune determinazione a salvaguardare questo spazio dalla cementificazione. La loro protesta nasce dalla decisione del Comune di Bologna di erigere le nuove Scuole Medie Fabio Besta all’interno del parco, un progetto che comporterebbe l’abbattimento di oltre quaranta alberi e la riduzione drastica dello spazio verde disponibile. Le motivazioni di questa resistenza sono radicate non solo nell’affetto per il parco ma anche in una visione critica verso le politiche di sviluppo urbano che privilegiano nuove costruzioni a discapito della rigenerazione di edifici esistenti e della tutela degli spazi verdi.

Il Comitato Besta propone alternative sostenibili, sottolineando come la ristrutturazione delle attuali scuole Fabio Besta potrebbe offrire una soluzione meno invasiva e più rispettosa dell’ambiente e del tessuto sociale del quartiere. La loro lotta è divenuta un punto di riferimento per un movimento più ampio che si oppone alla logica del “cemento a ogni costo”, promuovendo invece modelli di sviluppo urbano attenti alla sostenibilità e al benessere collettivo.

Verso un modello di sviluppo urbano sostenibile

La controversia che circonda il Parco Don Bosco e il progetto delle Scuole Medie Fabio Besta a Bologna solleva questioni fondamentali riguardo ai modelli di sviluppo urbano e alle politiche ambientali. Al cuore del dibattito sta la critica a un approccio che privilegia la cementificazione e l’espansione edilizia a scapito della conservazione degli spazi verdi e della biodiversità urbana. Questa tendenza, purtroppo diffusa in molte città italiane e non solo, è vista come sintomo di una visione a breve termine, che ignora gli impatti ambientali e sociali a lungo termine della perdita di aree verdi.

Le critiche si concentrano sulla mancanza di considerazione per le alternative sostenibili, come la ristrutturazione degli edifici esistenti. La proposta del Comitato Besta di rinnovare le attuali scuole anziché costruirne di nuove nel cuore di un parco rappresenta un modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente e della comunità. Questa opzione non solo preserverebbe lo spazio verde esistente, ma potrebbe anche risultare economicamente più vantaggiosa, riducendo la necessità di indebitarsi per nuove costruzioni e minimizzando l’impatto ambientale associato all’abbattimento degli alberi e alla cementificazione del suolo.

Lotta per la biodiversità e il benessere dei cittadini

La difesa del Parco Don Bosco diventa così emblematica di una lotta più ampia per la promozione di un’urbanistica che metta al centro la sostenibilità, la biodiversità e il benessere dei cittadini. Questo approccio richiede una riflessione critica sulle priorità urbane e sulle modalità con cui vengono allocate le risorse pubbliche. Inoltre, sollecita una maggiore partecipazione dei cittadini nelle decisioni che riguardano il loro ambiente di vita, promuovendo una democrazia partecipativa che tenga conto delle esigenze e delle aspirazioni della comunità locale.

In questo contesto, la battaglia per il Parco Don Bosco non è solo una questione locale, ma simboleggia la necessità di ripensare le politiche urbane e ambientali in chiave più inclusiva e sostenibile, ponendo le basi per un futuro in cui le città possano essere luoghi di convivenza armonica tra uomo e natura.

La battaglia per il Parco Don Bosco: tra speranza e resistenza

L’alba dello sgombero

La mattina del 3 aprile 2024 segna un punto di svolta nella lotta per la salvaguardia del Parco Don Bosco a Bologna. Non appena le prime luci dell’alba illuminano il parco, un’imponente presenza di forze dell’ordine in tenuta antisommossa si avvicina all’area, pronte a eseguire lo sgombero annunciato. La tensione sale rapidamente: gli attivisti, che da mesi presidiano il parco per proteggerlo dall’abbattimento degli alberi e dalla costruzione delle nuove Scuole Medie Fabio Besta, si preparano a resistere.

Momenti di confronto

Gli scontri iniziano quando i poliziotti cercano di fare spazio agli operai incaricati di delimitare l’area del cantiere. Tra spintoni e manganellate, la determinazione dei manifestanti non vacilla. Alcuni di loro si arrampicano sugli alberi, costruendo simboliche barricate verticali, mentre altri tentano di bloccare l’avanzata delle forze dell’ordine con corpi e striscioni. Un manifestante si incatena a una gru, un altro si posiziona strategicamente su un albero, diventando simboli viventi della resistenza al progetto.

La voce della comunità

Le testimonianze dirette raccolte sul posto parlano di un sentimento di profonda ingiustizia. “Stiamo difendendo un diritto, il diritto alla natura in città, alla salute, all’educazione in un ambiente sano,” afferma uno dei portavoce del Comitato Besta, mentre cerca di mediare con la polizia. La comunità, unita da un obiettivo comune, si stringe attorno al parco, simbolo di una battaglia che va oltre la mera questione ambientale.

Azioni legali e speranze future

Nonostante la durezza dello sgombero, il Comitato Besta non demorde. Dopo il respingimento del loro ricorso dal Tribunale civile, decidono di presentare un reclamo formale, sperando in una revisione delle motivazioni espresse. Parallelamente, un esposto ai Carabinieri forestali mira a proteggere gli alberi del parco, sottolineando la violazione del divieto di danneggiamento di nidi e uova. Queste azioni legali rappresentano l’ultima speranza per fermare il progetto e salvare il Parco Don Bosco, testimoniando la determinazione di una comunità pronta a lottare fino all’ultimo per difendere i propri valori e il proprio ambiente.

Tra dialogo e confronto: la risposta delle istituzioni

La situazione del Parco Don Bosco e delle Scuole Medie Fabio Besta a Bologna ha catalizzato l’attenzione non solo della comunità locale ma anche delle istituzioni cittadine. La risposta del Comune di Bologna agli attivisti e alla situazione che si è venuta a creare nel parco è stata multifaccettata, oscillando tra tentativi di dialogo e azioni di forza.

La posizione del comune di Bologna

Il Comune di Bologna, rappresentato dal sindaco Matteo Lepore e dalla sua amministrazione, ha sostenuto la necessità del progetto di costruzione delle nuove scuole come un passo avanti verso l’innovazione e il miglioramento delle infrastrutture educative della città. Tuttavia, la decisione di procedere con l’abbattimento degli alberi nel Parco Don Bosco ha suscitato una forte opposizione, portando a un confronto diretto con la comunità che difende il parco. Nonostante le promesse di un dialogo aperto con i manifestanti, le azioni concrete da parte del Comune sono state percepite come insufficienti o tardive, aggravando la tensione.

Le forze dell’ordine e la sicurezza pubblica

L’intervento delle forze dell’ordine per lo sgombero del parco ha rappresentato un momento critico nel conflitto. L’uso della forza per allontanare gli attivisti e consentire l’avvio dei lavori ha sollevato questioni riguardanti il diritto di protesta e la sicurezza pubblica. Le immagini degli scontri e dei momenti di tensione hanno fatto il giro dei media, suscitando dibattiti sulla proporzionalità delle azioni intraprese per garantire l’ordine pubblico.

Rete di solidarietà

La battaglia per il Parco Don Bosco e contro il progetto di costruzione delle nuove Scuole Medie Fabio Besta a Bologna ha trascinato in una spirale di solidarietà che va ben oltre i confini del quartiere. Associazioni ambientaliste di rilievo nazionale come Legambiente, gruppi di attivismo climatico come Fridays for Future, sindacati come USB, SGB e Cobas, e partiti politici come Potere al Popolo e i Verdi hanno espresso il loro sostegno al Comitato Besta, riconoscendo l’importanza cruciale della loro lotta.

Questa vasta coalizione di supporto riflette una crescente consapevolezza dell’importanza di preservare gli spazi verdi urbani e di promuovere un modello di sviluppo sostenibile che metta al centro le persone e l’ambiente. La solidarietà intercomunitaria emersa in questa occasione dimostra come le questioni ambientali siano capaci di unire sforzi e visioni diverse, creando un fronte comune che va oltre le singole identità politiche o sociali.

Il ruolo dei movimenti sociali, in questo contesto, si rivela fondamentale non solo nella difesa degli spazi verdi ma anche nel promuovere un dibattito pubblico più ampio sui modelli di sviluppo urbano e sulle politiche ambientali. La lotta per il Parco Don Bosco diventa così un simbolo di resistenza e di speranza, un esempio tangibile di come la cittadinanza attiva e la solidarietà possano effettivamente incidere sulle decisioni che riguardano il futuro delle nostre città e del nostro pianeta.

Visioni per un futuro sostenibile

La lotta per il Parco Don Bosco a Bologna si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazione per la giustizia ambientale e sociale, diventando un simbolo di resistenza contro la cementificazione e la distruzione degli spazi verdi urbani. Le prospettive future di questa battaglia si intrecciano con le strategie a lungo termine del Comitato Besta e dei suoi sostenitori, che continuano a cercare vie legali e forme di protesta pacifica per opporsi al progetto delle nuove Scuole Medie Fabio Besta.

La determinazione e la resilienza dimostrate finora dai manifestanti suggeriscono che la lotta non si esaurirà a prescindere dall’esito immediato degli scontri e degli sgomberi. Il comitato e i suoi alleati stanno già pianificando ulteriori azioni, inclusa la possibilità di portare la questione all’attenzione di istanze legali e ambientali più ampie, nazionali ed europee, per garantire che il principio di non arrecare danno significativo all’ambiente sia rispettato.

Allo stesso tempo, questa battaglia solleva questioni fondamentali sul tipo di città in cui vogliamo vivere e sul ruolo che gli spazi verdi giocano nel garantire la qualità della vita urbana. La difesa del Parco Don Bosco diventa così parte di una lotta globale per un futuro in cui lo sviluppo urbano sia guidato dai principi di sostenibilità, equità e partecipazione comunitaria, piuttosto che dalla logica del profitto e della speculazione edilizia.

In questo senso, la battaglia per il Parco Don Bosco non è solo una lotta locale per salvare un pezzo di verde a Bologna, ma anche un appello più ampio per riconsiderare le nostre priorità come società e per immaginare insieme città più verdi, più giuste e più vivibili per tutti.

sgombero Parco Don Bosco
Foto dal gruppo telegram https://t.me/wumingfoundation

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