Il linguaggio inappropriato e inadeguato lascia spesso intravedere la malvagità che sta dietro alle parole; lascia scorgere il vero retropensiero. È facile per chi conosce un minimo l’italiano e la psicologia delle persone capire cosa c’è dietro certe battute, certe frasi. Esiste molto spesso il sottinteso, anche se datori di lavoro e “professionisti” della psiche, adibiti a responsabili del personale, ad esempio per rendere più produttivi i dipendenti tendono a negarlo, sostenendo che siano tutte paranoie. D’altronde ognuno ha i suoi interessi. Persone in perfetta buona fede vi diranno pure di non cercare il pelo nell’uovo e non fare l’analisi logica-verbale di ciò che vi viene detto. Ma sono loro gli ingenui e gli sprovveduti. Chi ascolta attentamente parola dopo parola non compie altro che un suo diritto. Quando c’è un litigio, una discussione, una diatriba inoltre bisogna sempre ricordare chi ha cominciato prima ancora di chi ha concluso. Comunque anche chi ha concluso ha delle responsabilità. Avevano le loro ragioni alcuni registi di commedie italiane: l’Italia è fatta anche di parenti serpenti e di fratelli coltelli, nonostante tutti cerchino di salvare la faccia, di salvare le forme, di negare l’evidenza dei fatti per quieto vivere. Lo stesso dicasi sul lavoro: luogo per antonomasia di odio, sfuriate, cazziatoni, ingratitudini, compromessi sessuali. Non parliamo poi delle maldicenze, delle calunnie e delle diffamazioni. Anche questa è violenza psicosociale. I mass media non danno il buon esempio. Infatti esiste quella che alcuni chiamano “macchina del fango”. Se dall’alto non danno il buon esempio come si può cambiare? Come si può migliorare? I più giovani possono essere più scusati e anche gli anziani. Le persone mature, anche di una certa età, assolutamente no. Sono totalmente responsabili, salvo casi eccezionali, di ciò che dicono. Chi ha a che fare quotidianamente con bambini o adolescenti deve essere doppiamente accorto perché loro sono molto più fragili degli adulti. È così facile scoprire i lati deboli degli altri e ferire gli animi altrui. Il problema non è prendersela o meno. Chi ferisce o offende dovrebbe smetterla. Camus sosteneva che ognuno non deve aggiungere dolore al dolore del mondo. Aggiungo io: specialmente se si ritiene, a torto o a ragione, cristiano. Anche chi scrive ha dei doveri. Io scrivo, per quel che mi riguarda, cercando di trattare delle magagne di tutti, senza mai andare sul personale. Chi parla invece stia attento a non parlare a vanvera. Chi è personaggio pubblico o comunque appartiene alla classe dirigente ha doppie responsabilità. In questo piccolo gioco al massacro verbale vince chi passa sopra tutte le cattiverie. Vince chi non risponde alle malignità. Non vince certo chi è più crudele. Come cantava la brava Fiorella Mannoia alla fine “vince chi dimentica”. Con certi personaggi, se ti prendono di mira, è tutto inutile. Puoi essere intelligente o creativo quanto vuoi, ma è lo stesso tutto vano. Cercano di demotivarti, di demoralizzarti, di distruggerti. I professionisti dell’odio sono ovunque: sui social, nei bar di provincia, nei condomini delle metropoli. Alcuni individui odiano così tanto che si lasciano sopraffare dall’antipatia che provano per una persona. Diciamo che per alcuni l’idiosincrasia è tutto. Non sanno valutare affatto in modo equanime. Ecco allora che giudicano in modo totalmente negativo il loro nemico. Lo considerano una nullità. Lo considerano un idiota totale, uno zero assoluto. Così facendo lo sottovalutano. Le cose quindi sono due. Dipende dal potere che hanno. Se hanno potere questi cattivi rovineranno le vite altrui. Se non lo hanno rovineranno la propria. In ogni caso saranno sempre calunniatori patologici. La loro sorte dipenderà anche da quanti nemici avranno. Dipenderà anche un’altra cosa: a quali consorterie e a quali cricche apparterranno questi individui. Infatti è risaputo che in Italia c’è talmente tanto corporativismo che vengono difesi e protetti i personaggi più indifendibili, più imbarazzanti. Così facendo giorno dopo giorno si consumano delle ingiustizie. Alcuni hanno bisogno di individuare e di avere almeno un nemico. Sono in atto migliaia di piccole guerre psicologiche. Alcuni non possono vivere senza. Io mi chiedo: è da cristiani tutto ciò? È un modo di vivere e di intendere la vita da cristiani? E chiedo anche a questi professionisti dell’odio se tutto questo viene fatto in nome dell’uguaglianza o della rivoluzione. La realtà a mio avviso è che l’odio spesso non è dovuto a chissà quali ideali. Spesso i motivi di certi rancore sono più abietti, i più meschini o quantomeno dovuti all’egoismo. Gli italiani sono un popolo latino e per questo motivo creativo. Ma allo stesso tempo sanno anche essere viscerali ed emotivi. La conflittualità è fisiologica in Italia. Pregi e difetti del vivere in Italia…
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