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Di Riccardo Renzi1
Per comprendere realmente la complessità delle origini della guerra russo-ucraina è opportuna una digressione storica. L’origine del conflitto secondo alcuni2 risiederebbe nel 1917, anno della rivoluzione bolscevica e della successiva guerra civile. Il 9 aprile del 1917 Lenin assieme alla moglie, Nadia Kostantinova Krupskaja e a una trentina di fidati compagni, parte in treno da Zurigo, si dirige in Germania e con la complicità dei tedeschi riesce ad entrare in Russia3. Secondo altri storici e analisti geopolitici, il presente conflitto sarebbe originato il 9 febbraio 1990, quando il segretario degli Stati Uniti, James Baker, chiese a Gorbacev: «Preferisce vedere una Germania unita fuori dalla Nato, indipendente e senza forze armate americane, oppure una Germania unita vincolata alla Nato, con la garanzia che la Nato non si sposterà di un pollice verso est»4.
L’espansione della NATO e le promesse non mantenute
Gli USA in quel periodo erano perfettamente coscienti dei pericoli della caduta dell’Unione Sovietica e il presidente George Bush senior il 1à agosto 1991 aveva denunciato l’atteggiamento sovranista ed estremista nazionalista ucraino. A tal proposito sono illuminanti le parole dell’ambasciatore americano a Mosca, Robert Strauss: «L’evento più rivoluzionario del 1991 per la Russia potrebbe non essere stato il crollo del comunismo, ma la perdita di qualcosa che i russi di ogni parte politica considerano parte del proprio corpo politico, e molto prossimo al cuore: l’Ucraina»5.
La Nato non ha mantenuto la parola data e trent’anni dopo si è spostata di quasi 2000 Km dall’Elba al Bug. In pochi anni ha inglobato: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Germania est, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Albania e recentemente Finlandia e Svezia. Tutti paese che facevano parte dell’Unione Sovietica o che comunque erano membri del Patto di Varsavia. Sul tradimento della promessa americana Putin è tornato più volte, già a partire dal 2007, e prima di lui Eltsin.

Putin e la NATO: espansione e interrogativi sulla sicurezza russa
Il 10 febbraio 2007 così si esprimeva Putin alla Conferenza di Monaco: «La Nato ha posto le sue forze avanzate sul nostro confine, anche se noi non reagiamo affatto a queste azioni. Noi abbiamo il diritto di chiedere: contro chi è diretta tale espansione? E che ne è stato delle assicurazioni dei nostri partner occidentali dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia»6.
Chiarite le questioni legate allo scorretto comportamento della Nato nei confronti della Russia, si rivela opportuna una digressione storica sulla storia e l’esistenza dell’Ucraina a partire dal Medioevo.
In quell’immenso quadrante fra la Lituania e gli Urali, che sarebbe poi divenuto la Russia, la più grande formazione politico-territoriale, che ivi si trovava già prima dell’inizio del Duecento, era il rus di Kiev7. Tale formazione era costituita da diversi principati unitisi tra loro per difendersi dalle orde degli invasori asiatici. Furono proprio tali orde che tra l’XI e il XII secolo ne causarono il declino8. L’orda mongola portò alla caduta del rus di Kiev e alla formazione del Khanato dell’Orda d’Oro.
Formazione e ascesa dei principati russi: il ruolo di Mosca nella storia
Essendo tale compagine territoriale a cavallo tra Europa ed Asia, diede vita a sviluppi del tutto particolari rispetto a quelli dei Khanati asiatici9. La parte settentrionale del Khanato e quella del medio e alto Volga abitate da popolazioni cristiane vennero lasciate sotto alla giurisdizione dei principi locali, purché questi si sottomettessero all’autorità del Khan e ad essa versassero tributi. Tra questi principati russi, agli inizi del Trecento, iniziarono a svilupparsi molto quello di Novgorod, di Vladimir e di Mosca10. Tra questi quello più importante a metà del Duecento era quello di Vladimir, situato a 180 km da Mosca, il cui principe si fregiava del titolo di “Gran principe di tutta la Russia”11.
A dimostrazione di ciò, nel 1299 la sede metropolitana ortodossa, che fino ad allora era stata Kiev, venne spostata a Vladimir. Ma è proprio in questo periodo che il principato di Mosca inizia ad emergere con sempre maggiore vigore12. Quando Mosca divenne il principato russo più potente si ebbe il trasferimento della sede metropolitana da Vladimir a Mosca (1326). Anche dai vari trasferimenti della sede metropolitana da un principato russo all’altro si evince una sostanziale linea di continuità tra la storia ucraina e quella dei principati russi. L’Ucraina non viene concepita in una storia a parte, ma fa parte del macrocosmo russo.
A questo espansionismo del principato moscovita, si aggiunge il volere dei vari principi di inserirsi in quella linea di eredità imperiale romana, che parte da Roma, passa per Costantinopoli e termina con Mosca, come “terza Roma”. Su tale linea vanno collocati la volontà del metropolita Giona di incoronare il principe di moscovita Vasilij “Zar (Cesare) di tutta la Russia” e il matrimonio tra Ivan III il Grande e la figlia dell’ultimo imperatore di Costantinopoli, Zoe Paleologa13.
Le radici storiche dell’Ucraina
Nella prima età moderna quella compagine di territori, oggi chiamata Ucraina, era suddivisa fra il Granducato di Lituania (che confluirà nella Confederazione polacco-lituana), la Moscovia (dal 1547 Regno russo e dal 1721 Impero Russo) e il khanato di Crimea, vassallo dell’Impero Ottomano14. Quando i territori dell’attuale Ucraina si ribellarono al regime polacco-lituano (1648), i russi ne approfittarono per il definitivo assoggettamento di quei popoli russofoni che con loro condividevano la storia. All’interno dell’Impero russo l’odierna Ucraina era divisa fra la Piccola Russia (i governatorati di Kiev, Char’kov, Poltava e Černigov), la Russia Meridionale (i governatorati di Ekaterinoslav, Cherson, Tauride e parte della Bessarabia) e la Russia Occidentale (i governatorati di Volinia e Podolia).
Il territorio ucraino rimase sostanzialmente sotto all’impero russo sino allo scoppio della Rivoluzione. Tra il 1917 e il 1922 vi fu un lungo periodo di guerra civile, tale periodo fu segnato dall’esistenza di più entità statali separate: nei territori austroungarici di lingua ucraina fu proclamata la Repubblica Nazionale dell’Ucraina Occidentale, mentre nell’area appartenuta all’Impero Russo si scontrarono la Repubblica popolare ucraina con capitale Kiev e la Repubblica socialista sovietica ucraina con capitale Charkov15. Bypassando tutte le vicende legate ai primi trent’anni dell’U.R.S.S., una data va ricordata, quella del 1954, quando per celebrare “i 300 anni di amicizia e fratellanza tra Ucraina e Russia”, l’U.R.S.S. decise di annettere la Crimea all’Ucraina, togliendola alla Federazione Russa16.
Motivazioni e controversie del trasferimento nel 1954 della Crimea all’Ucraina
Allora c’è da chiedersi perché Krusciov ha dato la Crimea all’Ucraina nel 1954? In realtà, non esiste una risposta esatta a questa domanda, motivo per cui genera così tante discussioni. Andremo però a valutare le varie spiegazioni e i punti di vista. Innanzitutto, vanno però specificate due cose: la prima è che, all’epoca, non destò alcun tipo di controversia, essendo le Repubbliche Federate unite, il popolo sovietico si considerava “un solo popolo”; inoltre, all’interno le regioni godevano di ampie autonomie. Il problema della restituzione della Crimea alla Russia infatti è sorto subito dopo il crollo dell’URSS. È però altresì vero che, il Consiglio Supremo non aveva il diritto di trasferire la Crimea. La questione territoriale, anche in base alla Costituzione dell’URSS, poteva essere rivista solo attraverso un referendum.
Il Presidium del Comitato Centrale del PCUS non aveva il potere di modificare i confini della repubblica. L’organo supremo del potere statale era il Consiglio Supremo della RSFSR, che approvò il decreto a posteriori. Ricordiamo inoltre, che questa non è stata una decisione solo di Krusciov, ma anche di Vorosilov, Molotov e Malenkov. Ufficialmente, le autorità sovietiche hanno spiegato che dopo la Seconda Guerra Mondiale la penisola era in profonda crisi. Le infrastrutture erano completamente distrutte. L’annessione della Crimea avrebbe dovuto risolvere la crisi economica e demografica della penisola. La Crimea in effetti iniziò davvero a svilupparsi rapidamente. Gli storici nazionali credevano che le autorità della RSS ucraina vicine alla Crimea sarebbero state in grado di restaurare la Crimea dopo la totale devastazione della Grande Guerra Patriottica piuttosto che seguire le istruzioni di Mosca.
Interpretazioni e speculazioni sulla cessione della Crimea nel 1954
Secondo alcuni ricercatori, la Crimea era già riuscita a riprendersi nel 1954 e gli indicatori di sviluppo industriale superavano addirittura il livello prebellico. Altri, ritengono che grazie al dono territoriale, Krusciov intendesse aumentare la quota della popolazione russa nella SSR ucraina e fermare il nazionalismo ucraino. Esiste una versione secondo cui il trasferimento della Crimea è stato programmato per coincidere con la data dell’anniversario dei 300 anni da quando la Rada si è tenuta a Pereslavl (riconciliazione russo-ucraina del 1654).
Ovviamente le motivazioni dei russi e degli ucraini oggi sono diverse. Putin ha affermato che il decreto è stato preparato personalmente da Nikita Krusciov per scopi personali. Con l’aiuto della Crimea, il capo dell’URSS intendeva ottenere il sostegno dei funzionari ucraini nella lotta per il potere con Georgy Malenkov. Per gli storici ucraini moderni invece, la leadership sovietica voleva farsi “perdonare” per le repressioni degli anni ’30.
La divisione geografica tra Europa ed Asia
L’immaginario geografico occidentale ha costruito una divisione del mondo in continenti che si fonda su una concezione greca classica. I continenti dei greci erano tre: Europa, Asia e Libia17. Il Medioevo18 cristiano conservò questa suddivisione, ai quali in epoca moderna furono aggiunte le Americhe e l’Australia. A questo punto emerge la classica suddivisione del mondo in “cinque continenti”. Da tale divisione emerge che tale concezione si basa su presupposti culturali e non fisici. Perciò esiste una “Russia asiatica” e una “Russia europea” da sempre una cosa sola con l’Ucraina. Nelle divisioni greco-romane, il fiume Tanai, l’attuale Don, era normalmente considerato il confine naturale tra Asia ed Europa, ma entrambe le sue rive facevano parte della “Sarmazia”19. La catena del Caucaso è stata rappresentata spesso come la barriera tra i popoli civilizzati ed i barbari, che talvolta lo attraversano per saccheggiare le popolazioni sedentarie.
Tale concezione viene a modificarsi in età moderna quando il Caucaso, gli Urali e il fiume Ural sostituiscono il Don come confine convenzionale più frequente tra Europa ed Asia nelle rappresentazioni geografiche occidentali20. Questa nuova suddivisione ha soltanto accentuato il distacco tra l’Europa occidentale e quello orientale, di fatto con tale nuova concezione geografica la Russia è stata messa sempre più ai margini dell’Europa. Infatti spesso si sente designare la Russia come “Russia meridionale,” e non “Europa sud-orientale,” espressione riservata alla penisola balcanica. Negli anni recentissimi, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1989) e il drammatico avanzamento della NATO, si è estremizzata questa tendenza, lasciando la Russia in una posizione sempre più isolata, sia culturalmente che politicamente.
L’invasione russa dell’Ucraina segna probabilmente la fine di un’era, quella del post-Guerra Fredda iniziata ufficialmente nel 1991, andando così a modificare un ordine geopolitico che si manteneva da quasi mezzo secolo.
Note:
- Istruttore direttivo presso la Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo.
- Storici e analisti geopolitici.
- A. Gibelli, La rivoluzione russa, Torino, SEI, 1973, p. 11.
- NATO Expansion: What Gorbachev Head, U.S. National Security Archive, bit. Ly/3MjUeFZ.
- M. E. Sarotte, The road to war, in Financial Times, 26-27/02/2022.
- V. Putin, Speech and Following Discussion at the Munich Conference on Security policy, 10/02/2007.
- B. D. Grekov, The culture of Kiev Rus, Moscow, Foreign languages publishing house, 1947, p. 13.
- Prima quelle turche dei Peceneghi e dei Cumani, poi quelle mongole di Gengis Khan, che videro il saccheggio di Kiev. Si veda L. Prezzi, Russia – Ucraina: Ortodossia: Cirillo a Kiev: Santa Rus’ e ambizioni imperialistiche, in Il regno: mensile di attualità cattolica, 54/16(2009), pp. 526-528.
- R. Cluny, L’orda d’oro, Milano, Edizioni Pime, 1965, pp. 35-42.
- F. Curta, East central & eastern Europe in the early middle ages, Ann Arbor, The University of Michigan press, 2005, p. 22.
- Cioè principe di tutti i principati russi, quello di Kiev compreso.
- La città di Mosca si era sviluppata a partire da un piccolo villaggio fortificato (Kremlin).
- N. V. Riasanovsky, A History of Russia, Oxford University Press, 1984, p. 103.
- C. Capra, Storia moderna (1492-1848), Firenze, La Monnier, 2013, pp. 220-224.
- Lev Trotsky, Storia della rivoluzione russa, Milano, Mondadori, 1969.
- Tutto ciò all’interno dell’Unione Sovietica, durante la presidenza di Nikita Sergeevič Chruščëv.
- F. Prontera, L’estremo occidente nella concezione geografica dei Greci, in La Magna Grecia e il lontano occidente: atti del ventinovesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1989, pp. 55-82.
- P. Gribaudi, Per la storia della geografia: specialmente nel Medioevo, Torino, C. Clausen, 1942, p. 21.
- L. Ricagni, Una realtà territoriale ed abitativa pressochè sconosciuta: Sarmazia: copiosa messe di congetture e scarsa disponibilità di documenti, in Rivista di storia arte archeologia per le province di Alessandria e Asti, annata 110 (anno 2001), pp. 144-184.
- E. Manzi, A. Melelli, P. Persi, Geografia dell’Europa occidentale, Torino, Utet, 1991, p. 49.