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Sulla sessualità come chiave della personalità
Freud metteva il sesso al centro di ogni cosa. Il sesso era la chiave di volta per capire la personalità di un paziente. Ma per Freud la civiltà era repressione degli impulsi sessuali e rispetto per il prossimo. Per W.Reich la repressione degli impulsi sessuali causava nevrosi. La nevrosi a sua volta determinava una mancata potenza orgastica. Il mancato abbandono al piacere, l’incompleta scarica nell’orgasmo causava nevrosi. Era un circolo vizioso. Per una vera rivoluzione sessuale secondo Reich bisognava abbandonare una morale repressiva e dei rapporti troppo coercitivi.
Bisognava cercare la soddisfazione sessuale, indipendentemente da regole e restrizioni sociali: questa in fondo era la sessuoeconomia. Lowen, pur essendo un allievo di Reich, non fu così focalizzato sul sesso, ma estese il suo ambito di ricerca al corpo. Per quanto il sesso poteva essere considerato una causa di molti disturbi, Lowen faceva un’analisi bioenergetica, considerava i blocchi e le contrazioni corporee. Per Lowen più un paziente era nevrotico e più era bloccato dal punto di vista bioenergetico. Ma oggi hanno ancora validità e attendibilità come decenni fa queste psicoterapie?
La “schizofrenia” del maschio italico
Da un lato almeno qui in Italia abbiamo la libertà sessuale, l’emancipazione femminile, la teoria del gender, le identità sessuali fluide, la diffusione esponenziale della pornografia. Dall’altro abbiamo gli antichi precetti della morale sessuale cattolica, da cui siamo tutti condizionati fin dai tempi del catechismo e anche prima. La risultante di queste due forze contrapposte è un uomo italico incerto, anzi addirittura schizoide dal punto vista psicoaffettivo. Lo stesso poeta Sanguineti si definiva “un pornografo inibito” in una sua lirica. Molti maschi italici sono molto peggio: sono pornografi e talebani al tempo stesso. Invocano libertà sessuale per sé stessi e per la propria partner, fissa oppure occasionale.
Ma al contempo dimostrano di avere una mentalità chiusa, retrograda, antiquata. Così li trovi al bar o in qualche locale a raccontare le loro acrobazie sessuali a tutta la loro comitiva, descrivendo tutto fin nei minimi dettagli, non lasciando spazio all’immaginazione, anzi spesso facendo vedere agli amici i loro video porno amatoriali, spubblicando la loro ragazza. Molti maschi italici si divincolano tra la goliardia e l’infantilismo cronico. Cosa importa se si vogliono bene? Cosa importa la qualità del sentimento amoroso che li lega? Cosa importa quanto importante venga considerata la loro relazione dalla ragazza? Cosa importa se la ragazza in questione li ama?
Raccontarlo agli amici, farlo vedere agli amici diffondere la propria intimità e quella della propria partner è molto più importante del bene che si prova per la ragazza e dal bene che prova la ragazza per costoro. Sono quelli che io chiamo, forse impropriamente, spargimenti di amore in pubblico e quest’epoca è piena di pornovendette, revenge porn, cyberbullismo, esibizionismo, voyeurismo, etc etc.
Sul comune senso del pudore
Con questo non voglio appellarmi al comune senso del pudore che non esiste più, ma solo al buon senso e a un maggior rispetto delle persone e della loro privacy. Un tempo lessi una lirica-invettiva di un poeta dell’Ottocento non famoso, che si scagliava contro i benpensanti, colpevoli di essersi scandalizzati per una donna che allattava in pubblico. Oggi i tempi sono cambiati. Che strana quest’epoca in cui si rischiano delle multe se non si ha un’informativa della privacy al proprio blog amatoriale e poi la discrezione, l’intimità sessuale di giovanissime non vengono tutelate.
A mio avviso il revenge porn è un crimine a cui deve essere data l’importanza che gli spetta. Invece spesso la questione è stata a lungo derubricata dall’agenda dei politici. La legge ad hoc è stata fatta solo dopo che una giovane onorevole è rimasta vittima del revenge porn. Prima di allora erano in pochi a voler legiferare. Prima di allora per i politici era una questione secondaria. Anzi per molti la questione era irrilevante. Nel revenge porn le donne sono oggetti, cose da usare e buttare via. Tutto ciò al tempo stesso diventa oggetto di curiosità morbosa e di ilarità.
Il fenomeno del revenge porn
Succede così che giovanissime credono ciecamente al ragazzo di cui si sono innamorate. Lui chiede una prova d’amore, ovvero un video porno con loro protagonisti. La ragazza, pur con qualche riserva e qualche titubanza accetta. Se poi lei lascia lui, ecco servito lo sputtanamento, ecco la diffusione online. Oppure succede che lui riprenda lei di nascosto con un telefonino. Molti pensano di farla franca perché pensano che la ragazza non denuncerà oppure perché pensano che non ne verrà a conoscenza. La brutalità di questo mondo è tale che alcuni diffondono ancora oggi dopo anni dal suo suicidio alcuni video di Tiziana Cantone. Cosa dire a riguardo?
Non si può che rimanere disorientati, basiti, esterrefatti, sbigottiti, atterriti, inorriditi di fronte a tanta bestialità. Quali gravi colpe hanno commesso queste vittime del revenge porn? Forse sono state un poco ingenue, ma non hanno colpe. La colpa è della prepotenza, della tracotanza, della violenza, della disumanità del maschio italico, che se ne vanterà, che considererà la sua ragazza o la sua ex solo come un trofeo da esibire. Non mi voglio dilungare facendo una descrizione particolareggiata dei comportamenti e degli atteggiamenti del maschio italico. Non voglio avventurarmi a fare nessuna fenomenologia del maschio italico. Mi chiedo però io come si può recare un così grave danno alla reputazione, all’immagine di una ragazza che si è amata e che ci ha amato? Tutto ciò è contraddittorio e ancora prima è inquietante.
Una società civile si vede da come tratta le donne
Una società civile non può accettare che le donne vengono così offese, ferite, diffamate in modo così aggravato. Molta parte del porno amatoriale è delinquenziale in molti siti hard perché molti video non sono consensuali. Il porno amatoriale dovrebbe essere certificato, verificato sempre. Questo sarebbe un modo efficace per arginare questo problema, da cui siamo lontani da trovare una soluzione valida una volta per tutte, anche se chi viene denunciato per questo reato rischia grosso: rischia anni di carcere. Alla base di tutto c’è una grande insensibilità nei confronti della donna e il considerarla come una proprietà del maschio sia nel caso che stia con lui e allora può essere esibita perché cosa propria sia nel caso che lei lasci lui e allora deve essere punita in modo esemplare una volta per tutte.
Ma la società invece di penalizzare il colpevole colpevolizza la vittima in nome di una morale con cui si giudicano i peccati altrui e mai i propri, in nome di un’etica usata a proprio piacimento e secondo il proprio comodo. Manca l’educazione sessuale nelle scuole e anche l’educazione civica. Manca ogni forma di educazione e gli amici, che formalmente si dicono così rispettosi delle donne e del prossimo, si danno di gomito e si chiedono: “non è forse lei quella ragazza di quel video virale?” e ridono a crepapelle sulla malcapitata. Eppure siamo nel 2022, ma ci sono ancora queste forme di barbarie, di oltraggi, di inciviltà. In definitiva il revenge porn è sintomatico di come certi maschi siano disturbati, di quale rapporto disturbato instaurino con le donne, della considerazione di subalternità e minoritaria attribuiscono alle donne, della loro esibizione muscolare e dell’affermazione del proprio Sé in un mondo che sfugge loro e va rispetto a loro in tutt’altra direzione.