Sui diversi modi di porsi nei confronti della verità in estrema sintesi

Ci sono tanti modi di porsi nei confronti della verità.  Riassumerò quelli più diffusi, anche se talvolta non vengono esplicitati totalmente. 

  1. La verità non è cosa umana e non è neanche di questo mondo. Gli uomini possono avere solo sprazzi di creatività, ispirati da Dio. Bisogna attenersi alla parola di Dio. 
  2. È possibile avere solo un rapporto cumulativo, progressivo, asintotico con la verità.  Per Victor Hugo “la scienza è l’asintoto della verità”. 
  1. La verità è per pochi iniziati. È l’atteggiamento esoterico di chi disprezza le masse, seguendo Biante secondo cui “la maggioranza degli uomini è cattiva”. Ma il sapere iniziatico è decaduto. Se i pitagorici conoscevano i numeri irrazionali, quali grandi verità non devono mettere in piazza i gruppi esoterici e le massonerie?
  2. Secondo Sant’Agostino la verità abita nell’interiorità dell’uomo. 
  3. Come scrisse Vico: “Verum ipsum factum”. Il vero sta nel fare. Inoltre conoscere e fare sono la stessa cosa.
  1. Scrisse Emily Dickinson: “Dì la verità, ma dilla di sbieco”. La verità deve essere detta in modo criptico, obliquo. Vicino all’atteggiamento esoterico, ma chiaramente non è affatto esoterismo. 
  2. La verità va detta a tutti. Per Popper la democrazia consiste nel trasmettere la conoscenza a quante più persone possibile. Atteggiamento divulgativo ed essoterico (con due s). 
  3. Come scrisse Nietzsche: “Non esistono fatti ma solo interpretazioni”. È il nichilismo interpretativo che si oppone al positivismo e allo scientismo. 
  4. Secondo il misticismo orientale non esiste il Vero assoluto, ma ogni istante ha la sua verità. È immanentismo puro. 
  5.  Il vero è inattingibile. Secondo Gorgia:

Nulla è;

Se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile;

Se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri.

Questi atteggiamenti non sono mutuamente esclusivi. Alcune persone riescono a farli coesistere, pur con alcune contraddizioni e alcune incoerenze,  nella loro coscienza. Concludendo, spesso nella vita non è questione di conoscenze teoriche o di arricchimento esperienziale. Non è questione di maestri, di essere modellati, di apprendere in modo tacito la conoscenza. Gli uomini hanno sempre cercato un archè, un principio unificatore che lega le cose. Invece più l’umanità progredisce culturalmente e più il sapere si fa frammentario e si moltiplicano i rami dello scibile. Spesso però per chi non è uno scienziato, un intellettuale,  un artista, un professore nella vita è soprattutto questione di scelte dettate dalla coscienza.

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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