Sull’apparire e la televisione italiana (ovvero siamo “rane bollite”)

Per Aristotele “l’essere si dice in molti modi”, ma attualmente anche l’apparire si dice in molti modi. Nella società di oggi si può riscontrare una polisemia (e di conseguenza un’ambiguità) sia dell’essere che dell’apparire. Il mondo della televisione è grottesco e variopinto, abitato da presenze strane e inquietanti. Si va dai comici che non fanno ridere e fanno una satira che blandisce i potenti ai presentatori cinici, che intervistano ogni volta casi umani.


Nella televisione odierna troviamo gli opinionisti, spesso dei tuttologi, che nei talk-show non ricercano il vero, piuttosto come gli antichi sofisti vogliono prevaricare e dominare a tutti i costi. Non credo che il mondo della televisione arresti la sua continua degenerazione tramite meccanismi di autoregolazione.

Un codice deontologico per la TV

Credo invece che urgerebbe un codice deontologico scritto da coloro che non fanno la televisione, ma che hanno a cuore la tutela dei minori e di chi la subisce la televisione. Nel frattempo per gustarsi programmi e film di qualità più elevata bisogna rivolgersi non alla televisione generalista, la cui crisi sembra un processo irreversibile, ma al satellite. Però abbonarsi al satellite è un costo che non tutti possono permettersi.

Le starlette

La fenomenologia del mondo televisivo comprende anche la donna-oggetto, adibita perciò al ruolo di valletta afasica o di danzatrice senza grazia. Non mancano certo in tv – e lo dico senza alcun’ombra di moralismo – le tette e i fondoschiena di tante giovani fanciulle, che in interviste banali si dicono sempre brave e morigerate ragazze e rassicurano i telespettatori che bellezza, verità e bontà sono un  trittico indissolubile.

A onor del vero chi ha un minimo di buon senso e di realismo sa benissimo che queste starlette spesso si alternano tra la sala operatoria di un chirurgo estetico e il letto del potente di turno. Non mi interessa personalmente il fatto che vadano a letto con questo o con quello, condanno piuttosto il compromesso tra la ragazza e il potente. La libertà sessuale è uno dei valori fondanti della società occidentale,  a patto che non diventi compromesso, manfrina, ricatto, sopraffazione,  scorciatoia.

Rappresentazione della società

Il mondo dello spettacolo non è altro che una rappresentazione della nostra società. In questo senso vale ciò che scriveva Nietzsche: l’abisso ha occhi che ci scrutano. La televisione è quindi un abisso, che ci scruta e che ci rinvia per interposte persone (opinionisti, attori, starlette, presentatori, etc etc) i costumi, i vizi, gli eccessi, i difetti di noi poveri anonimi.

Queste ragazze del mondo dello spettacolo non mi fanno pena. Inoltre sono maggiorenni, consenzienti e capaci di intendere e di volere. Ognuno ha i suoi sogni, le sue illusioni. Queste starlette mi fanno pena solo quando dichiarano di aver fatto e di fare dei grandi sacrifici per arrivare dove sono arrivate. Se mentissero, sapendo di mentire le capirei. Il problema invece è che manager senza scrupoli le hanno fortemente suggestionate, convinte che andare qualche ore in palestra o fare una dieta sia un grande sacrificio. 

Sono dell’opinione che i sacrifici che hanno fatto siano inutili e riguardino la loro sfera personale, per cui se avessero un minimo di sale in zucca potrebbero anche risparmiarsi di rinfacciarlo ogni volta che aprono bocca di fronte ad un microfono.

Un altro problema spinoso è che lo show business narra i sacrifici e il talento, veri o presunti, di chi ce l’ha fatta, mentre tace spesso dei sacrifici e le capacità di chi non ce l’ha fatta. Un’altra cosa che mi fa ridere è che la bellezza degli accenti, delle cadenze italiche, la loro varietà non sono  rappresentati in televisione. Tutti fanno corsi di dizione e poi parlano in una sorta di milanese.

Apparire

L’importante per questi personaggi è apparire. Apparire in qualsiasi modo nelle reti ammiraglie della televisione nostrana. Avere visibilità mediatica. A costo anche di essere seminude per quanto riguarda le ragazze o per quel che riguarda gli intellettuali da salotto a costo di dire ovvietà ed elargire iper-semplificazioni per essere intelligibili a tutti.

La dipendenza dalla TV

E dire che guardare la televisione è uno dei divertimenti di noi poveri individui-atomi di questa massa amorfa e anonima, che si riversa nelle strade e nelle piazze per timbrare il cartellino o per un’ora d’aria.
Il bello è che molti giovani si fanno propinare certi modelli dalla televisione e vengono plasmati a immagine e somiglianza. Io proporrei personalmente nuovi test per valutare la sanità mentale di una persona.

Ritengo che una persona sia sana a livello mentale solo quando ho la prova che non si fa abbindolare dagli slogan coniati dai pubblicitari, non si conforma all’imbarbarimento televisivo e quando so per certo che le immagini del tubo catodico stimolano il suo nervo ottico, si depositano momentaneamente sulla sua retina, ma non riescono a passare dalla memoria a breve termine alla memoria lungo termine.

Una persona sana ed integra a mio avviso è una persona inattuale. Comunque vedere certi programmi televisivi è un test di personalità.  Mi rattrista pensare alla tele-dipendenza di molti italiani. Ma dove vogliamo andare? Cosa vogliamo fare, se buona parte del tempo libero di molti è passato davanti alla televisione? Per dirla alla Chomsky siamo “rane bollite”.

“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.” (da “Media e Potere” di Noam Chomsky)

Fermare la rivoluzione

Sembra che McLuhan abbia detto (non c’è certezza, quindi prendetelo col beneficio di inventario) che per fermare la rivoluzione in Angola bisognava regalare la televisione a tutti. Personalmente non guardo la televisione. Ne ho una in camera, me ne hanno regalata una da cento euro, ho ringraziato,  l’ho messa lì sulla scrivania di camera, ma non è neanche sintonizzata. Naturalmente non la guardo mai. È questione di preservare un minimo di salute mentale: almeno quella poca che mi resta! 

Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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