Tra realtà e leggenda: analisi del mito del veganismo edenico

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Sin dagli albori della civiltà umana miti e religioni ci spingono a credere ad una sorta di edenica situazione primordiale dell’essere umano.

La costante, per ogni religione, è sempre la stessa, purezza e candore puniti da una sopraffazione che porta ad una maledizione.

Per motivi di economia del discorso mi soffermerò alla situazione giudaico-cristiana anche se possiamo trovare testimonianze simili sia nelle tavole assiro-babilonesi che egizie.

Partiamo dalla genesi della Bibbia cristiana, dopo aver plasmato l’uomo [non creato perché non si parla mai di creazione ma sempre di porre in essere o plasmare, ciò perché anche una tradizione alchemico-cabalistica ebraica aveva intuito tale principio ben prima della fisica moderna] (n.a.) lo invita a mangiare di qualsiasi frutto tranne quello della conoscenza del bene e del male.

E qui mi soffermo: non l’albero della conoscenza, perché Dio ci ha resi consci facendoci a sua immagine e somiglianza. Io ardirei a dire che Dio ha plasmato un corpo soffiando spirito, quindi ha plasmato il solo corpo ma l’anima è divina ed è Dio stesso; anima che poi si manifesta in spirito con le nostre azioni e la nostra apparenza. L’unico divieto era non conoscere il male ma conoscere nel senso di fare, cioè non alzare le mani sul creato e sui simili.

Dunque mangiare di ogni frutto, non della carne, non di coltivazioni.

Dopo la maledizione per il divieto infranto c’è l’obbligo di coltivare la terra col sudore (nascita dell’agricoltura, la pastorizia esisteva anche nella condizione edenica e anzi rappresentavano la sapienza, tradizione mantenuta sino a due secoli fa nella cultura contadino-popolare) ed a divorare carcasse e poi, in seguito, a cacciare.

Seppure ai più può sembrare un’ipotesi fantasiosa ricordiamo sempre che dagli exempla, dai racconti mitici e religiosi può trarsi un fondamento scientifico, i significati allegorici trascendono il senso letterale e possono divenire regole d’azione e conoscenza.

Molti studiosi sono, infatti, oggi concordi nel dire che per la conformazione anatomica umana non siamo fatti per mangiar carne ma solo frutta o al limite vegetali da cui, del resto, possiamo trarre tutte le risorse alimentari di cui necessitiamo non solo per la sussistenza ma anche per lo sviluppo evoluzionistico del cervello.

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