Trivelle, nuovo voltafaccia del mise e dei cinquestelle.
Il 21 Dicembre 2018 il Consiglio dei Ministri ha deliberato di costituirsi innanzi alla Corte Costituzionale nel conflitto di attribuzione tra Stato e Regione, promosso dalla Regione Basilicata avverso la sentenza del Consiglio di Stato, Sezione IV, n. 5471/2018.
Stato da una parte, dunque, e Regione dall’altra, per decidere il futuro dell’istanza del permesso di ricerca (rappresentante unico Rockhopper) noto come “Masseria La Rocca”, 13,5 kmq, in provincia di Potenza.
La Regione Basilicata nel 2016 aveva negato il rilascio dell’Intesa, scatenando la reazione della società petrolifera che nel maggio del 2018 otteneva dal Tar Basilicata l’annullamento della delibera di Giunta con cui la Regione aveva negato l’Intesa.
La Regione era ricorsa al Consiglio di Stato contro l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Governo, uscendone sconfitta a seguito della Sentenza n.5471/2018.
A seguire, su richiesta congiunta del Comitato No Triv Brindisi Montagna, del sindaco di Brindisi Montagna, del Coordinamento No Triv Basilicata, Regione e Comune di Brindisi Montagna avevano sollevato un conflitto di attribuzione dinnanzi alla Corte Costituzionale, per far valere le prerogative decisorie a difesa dei diritti di partecipazione, di tutela del territorio e della salute, della democrazia.
Cosa fa il Governo a questo punto? Lo scorso 21 Dicembre delibera di costituirsi “in giudizio” contro la Regione e, di fatto, contro il Comitato No Triv Brindisi Montagna, contro il sindaco di Brindisi Montagna, contro il Coordinamento No Triv Basilicata, così creando le condizioni per uno sbocco della vicenda favorevole alla Rockhopper Exploration & soci.
A rileggere le dichiarazioni del Ministro Di Maio del 12 Dicembre, siamo di fronte ad un macroscopico e spudorato voltafaccia. Così Di Maio all’Ansa il 12 dicembre:”Per gli amici della Basilicata: abbiamo respinto l’autorizzazione per l’impianto di Masseria La Rocca”.
Voltafaccia a 5 Stelle, che si somma purtroppo alla ormai lunga catena dei pesanti provvedimenti che hanno dato le spalle ai tantissimi cittadini che avevano riposto la propria fiducia in una prospettiva di reale inversione politica riguardante grandi opere inutili e dannose e a favore del superamento del fossile e dell’estrattivismo nel nostro paese. Si tratta di provvedimenti dei grandi gruppi multinazionali, quali Arcelor Mittal (ex Ilva) a Taranto, la TAP, di recente il TAV Terzo Valico, mentre prosegue l’ambigua e pericolosa altalena politica della “valutazione costi benefici”.
Altrettanto grave, da parte di entrambi gli azionisti del Governo giallo-verde, l’aver rinnegato di fatto le ragioni del No alla revisione costituzionale tanto bramata da Renzi. Nel corso della campagna referendaria del 2016 sia Di Maio che Salvini si schierarono apertamente a difesa delle prerogative delle Regioni e contro il Centralismo in materia di governo del territorio ed energia, invitando a votare per il No.
Di fronte ad un fatto così grave, soprattutto per quanti vanno ancora dicendo strumentalmente di essere No Triv, di essere stati perfino tra i promotori del Referendum No Triv e della campagna contro la deforma costituzionale di Renzi, la richiesta a salvaguardia di un minimo di decenza è una soltanto: DIMISSIONI SUBITO!
Il caloroso invito riguarda in particolare i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle presenti a tutti i livelli istituzionali, nessuno escluso.
27 Dicembre 2018
Coordinamento Nazionale No Triv