Casa editrice: peQuod Editore
Collana: Rive
Genere: Raccolta poetica
Pagine: 154
Prezzo: 16,00 €
“Una stagione in gabbia scenica” di Antonio De Mitri è una silloge poetica suggestiva e drammaticamente intensa, in cui l’autore racconta la vita e la condizione umana osservandole con sguardo disincantato e spesso amaro. L’opera si apre come se si fosse davvero in una stagione in teatro – théâtre lyrique privé saison 2020-2022; è poi divisa in otto sezioni, dai titoli evocativi e che rimandano ad altre storie, ad altri tormenti: orfeo all’inferno, la danza della morte, l’arte della fuga, la dannazione di faust, anni di pellegrinaggio, morte e trasfigurazione, il crepuscolo dell’idolatra e pavana per uno spirito defunto.
Ciò che colpisce, già dalla lettura dei titoli, è l’assenza di maiuscole; anche nelle liriche si riproporrà la stessa situazione: una ferrea volontà del poeta di non creare livelli, forse, di uniformare il flusso dei suoi pensieri, oppure si risponde a un’apocalittica volontà disgregatrice, chissà. Per questo motivo, anche la punteggiatura seguirà dei dettami da lui decisi, e sarà piegata ai suoi scopi narrativi; tale scelta potrebbe disorientare ma è anche molto affascinante e generatrice di significati inimmaginabili.
Nella prefazione alla silloge poetica della critica letteraria Maria Occhinegro così si afferma: «La coscienza della modernità è voce che domina nella poesia del nostro autore e frantuma l’ordine e le valenze del sistema lirico tradizionale, inserendosi nel solco dell’operazione tracciata dalle neoavanguardie e consolidata dal dibattito sul fare poetico. I titoli, la punteggiatura, la misura metrica, il ritmo, la rima, le maiuscole, i pilastri della scrittura in versi, non servono né a lui, né ai tanti altri per consolare ordinatamente l’uomo moderno delle sue disgrazie, ma sono rivisitati dall’interno e scardinati a tal punto che la raccolta lirica risulta una costruzione irregolare e, per usare un termine di Carmelo Bene, “depensata” di elementi poetici».
“Una stagione in gabbia scenica” è un viaggio coinvolgente, è un esperimento ben riuscito che analizza brutalmente il sentire umano, che lo frammenta e lo ricompone in forme sempre nuove; la disfatta della condizione umana è cantata con lucidità e consapevolezza, giocando con il lettore e spingendolo a riflettere, a immergersi anche lui nel mare in burrasca della sua interiorità, a unirsi al poeta nell’autopsia della sua razza – «folle di ragionamenti. cumuli di dati. ahi macabre ricerche. di significati. sepolti: sulla terra l’inferno. nella testa», e ancora «sotto il giogo di un corpo tirannico, straniero, sono spirito e soffro, e sento se soffrite. se il mio volo in catene compatite, spiriti gentili unitevi a me».
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