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Un uomo trovato morto nella sua villa. Una scena che sembra una rapina finita male. Ma qualcosa non torna.
Il vicequestore Tiburzi lo capisce subito: la vittima, rivela il medico legale, prima di essere uccisa è stata drogata con un insolito cocktail di medicinali. Perché? Se doveva essere uccisa perché complicarsi la vita drogandolo e in modo così raffinato? E la rapina come si inserisce nel delitto?
La vittima è un noto commercialista. Ricco, affermato, ma anche pieno di nemici. Una moglie elegante e distante. Un figliastro pieno d’odio. Un passato costruito su segreti e compromessi.
Mentre la città soffoca nel caldo estivo, le indagini fanno emergere le contraddizioni. Una relazione ambigua. Una vita doppia. Un piano studiato nei dettagli. O forse solo una tragica coincidenza?
“Una vita di inganni” è un giallo raffinato e avvolgente, dove ogni personaggio ha qualcosa da nascondere. E dove la verità si nasconde dietro le maschere quotidiane.
Un’indagine che scava a fondo nei legami familiari, nelle ambizioni, nei rimpianti. Perché, a volte, il movente non è solo l’odio o l’avidità. È anche l’amore tradito.
Come tutto ha inizio
Tutto ha inizio in una villa. Una rapina finita male, un uomo trovato morto. Eppure, come spesso accade, ciò che appare agli occhi non sempre corrisponde alla realtà.
Il vicequestore Tiburzi si troverà coinvolto in un’indagine tanto complessa quanto affascinante. Perché un noto commercialista è stato ucciso? Cosa lega davvero la rapina all’omicidio? Sono solo alcune delle domande a cui dovrà cercare una risposta.
In un intreccio carico di suspense, Maurizio Mos, con la sua penna calibrata e uno stile limpido, ci trascina nel cuore di un romanzo in cui nulla è come sembra in questo thriller. Un giallo elegante, raffinato, dove ogni personaggio ha qualcosa da nascondere e dietro ogni angolo si celano maschere e finzioni.
Le maschere: Pirandello e il doppio volto dei personaggi
Uno degli aspetti più apprezzabili del romanzo è il modo in cui Mos affronta – con delicatezza e raffinatezza – il tema della maschera, concetto caro alla tradizione letteraria italiana e in particolare a Pirandello.
“Uno, nessuno e centomila”
Così scriveva il grande autore siciliano, e così appaiono anche i personaggi del libro di Mos: dietro le loro quotidianità si celano inganni, sotterfugi, avidità, gelosie, amori traditi e sogni spezzati, che danno vita a un sottile gioco di parole e azioni. Il vicequestore Tiburzi si muove in questo scenario con l’abilità di un danzatore, un ballerino che riesce a destreggiarsi su fili sottili intrecciati con le trame nascoste della vita di tutti i giorni. “Una vita di inganni” è un giallo raffinato e avvolgente, dove ogni personaggio ha qualcosa da nascondere. E dove la verità si nasconde dietro le maschere quotidiane. Anche nella presentazione ufficiale si sottolinea la centralità del tema delle maschere, simbolo di finzioni, segreti e apparenze. Ma, si sa, le maschere prima o poi cadono, frantumandosi davanti allo specchio della verità.Tiburzi riuscirà a smascherare ciò che si cela dietro le apparenze? A sciogliere i nodi del dubbio e della finzione? Questo lo scoprirete solo leggendo il thriller di Maurizio Mos.
Un pensiero sulla scrittura
Non è il primo libro che leggo di Maurizio Mos e, come le volte precedenti, posso dirmi soddisfatta. Ho particolarmente apprezzato la scelta del formato: caratteri grandi e chiari, ideali anche per chi ha difficoltà nella lettura. Una soluzione che rende il testo più fruibile e migliora la scorrevolezza generale.
Questa volta, però, ho percepito qualcosa in più. La scrittura di Mos sta maturando, diventando sempre più sicura e incisiva, capace di coinvolgere il lettore pagina dopo pagina.
Estratto dal romanzo
“… Erano alla fine della settimana, le indagini non avevano fatto un passo in avanti… Intanto già ai telegiornali e sui giornali erano comparsi i primi resoconti vagamente critici sulle indagini. C’era da temere un insuccesso.”
Questo estratto mi ha colpita particolarmente. Spesso diamo per scontato che ciò che non si risolve subito sia destinato a fallire. Ma la verità è che occorre dare tempo alle azioni perché maturino. E questo è proprio ciò che Mos riesce a fare con il suo thriller: costruire con pazienza una tensione crescente, fino al disvelamento finale.
Chi è Maurizio Mos
Maurizio Mos nasce a La Spezia il 16 novembre 1951. È in pensione dal 2013, dopo aver lavorato per anni in diversi enti pubblici. Ha una figlia trentenne, laureata in Filosofia.
Amante della campagna, vive in solitudine nella casa di famiglia, dove si dedica a lunghe passeggiate. È anche un grande appassionato di auto d’epoca (soprattutto quelle dei suoi vent’anni, seppur platonicamente, come lui stesso racconta) e di letteratura gialla: la sua collezione supera i 200 titoli.
