Predappio si presenta subito con la sua doppia anima. L’imbarazzante responsabilità di aver dato i natali a Benito Mussolini e la voglia di dimenticarlo e lasciarlo sepolto nella cripta di un ameno cimitero di provincia.
Tutto attorno sapori genuini e la bellezza dei colli Italiani.
Bastano due passi per avvicinarsi ai simboli e luoghi di quello scomodo passato, e per comprendere che quel sogno malvagio e incivile non è ancora morto. Incontriamo il custode della cripta e qualche timido fan. Sorridono con tristezza, come se Mussolini fosse morto il giorno prima. Hanno tutti i denti marci, quasi che i loro pensieri e le loro parole, per tutto il tempo ammutolite dal reato, producessero danni sullo smalto dei loro denti.
Acqua in bocca, nera per di più, e poi marcisci.
Eppure quella fiamma è lì che ti passa sotto il naso. Ti sorride e sbeffeggia. Stringe patti con tiranni potenti e massonerie segrete, complotta contro il Pontefice, troppo comunista per essere il figlio di Pietro. Accetta protezione da dittatori assassini impuniti, e costruisce, tassello dopo tassello, il consenso populista e qualunquista di una società ai limiti del crollo. Parla di rivoluzione e di diversità. Costringe le donne a figli indesiderati per proteggere la vita, ignorando la vita stessa della donna. E promuovendo la morte per annegamento di chi fugge in cerca di una salvezza. Come galline dentro una stia a fare uova, le femmine dei bianchi sono incubatrici ambulanti e silenti.
D’altronde lo stesso patriarca Benito seminò oltre il matrimonio la sua eredità genetica scomoda, nessun rispetto per la famiglia e le donne.
È passato un secolo. Ma la fiamma se ne infischia se ora siamo una civiltà più giusta e colta. Anzi siamo troppo impegnati, abbiamo Twitter e non c’è spazio per lunghe spiegazioni.
Non c’è tempo e non c’è modo di guardare tutto con attenzione e comprenderlo. È un lungo videogioco, basta spegnere lo schermo e tutto finisce.
Tornano le fiamme tricolore. Torna la polizia sulle strade. Torna la speranza e il credo. E ogni pensiero diventa una prigione.
Il fascismo se ne frega perché non c’è al mondo cultura abbastanza illuminata per sconfiggere la paura. E la paura e l’ignoranza sono il terreno fertile dell’inciviltà del primitivismo. Del razzismo, dell’istinto animale e dell’odio. Della discriminazione come soluzione ai problemi. Nostalgia distorta e distorsiva. Memorie cancellate e riscattate dal foro di una pallottola.
Il fascismo si copre con le più grandi vestigia del passato. Dilata le proporzioni armoniche della nostra ricchezza culturale per dilatare la paura, e come una tenia nell’intestino, ti divora da dentro.
Difronte la tomba qualche fiore e i brividi per quello che ancora oggi trovi testimoniato. “Manchi tanto! Se ci fossi tu tutto era migliore. Rip nostro xs Duce!!” (riportato testualmente)
Non può esserci cultura o conoscenza profonda in un pensiero fascista. Nemmeno possono esserci una grammatica e una sintassi.
Intanto tornano i brividi lungo la schiena.
Ogni pensiero avverso è un pensiero ottuso.