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Come una ragnatela
L’essere umano è un animale sociale. Si realizza attraverso le relazioni sin dall’alba dei tempi, anche se la filosofia ci ha sempre restituito una visione solipsista dell’individuo e cioè che ogni azione che si esplica all’esterno va ricondotta all’interesse personale del proprio unico io. Ma non siamo qui a filosofeggiare.
L’essere umano è di fatto un animale sociale. E tra le “forme” più alte della comunicazione, tra i mille modi in cui l’essere umano cerca espressione, ci sono la letteratura e il teatro. Essi sono legati da un filo sottile ma molto resistente, elastico, un filo che va a tessere una fitta ragnatela, forte come l’acciaio, capace di sopportare un carico elevato. Eppure i fili della ragnatela sono leggeri e sembrano molto delicati. Sono questo le relazioni tra individui? Una struttura di seta, capace di avvolgere o catturare?
La letteratura: l’arte di leggere e scrivere
Letteratura deriva dal latino litteratura, der. di littĕra e littĕrae. In origine, l’arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s’intende comunem. per letteratura l’insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque (Enciclopedia Treccani).
Il teatro è un’alta forma di espressione
La teatro parola teatro deriva dal greco antico théatron, “luogo di pubblico spettacolo”; dal verbo theàomai, “osservo”, “guardo”, la stessa radice di theoreo, da cui “teoria” è un insieme di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano l’esecuzione di un evento spettacolare dal vivo (fonte Wikipedia).

Uniamo queste due alte forme di cultura: Teatro e Letteratura
Uniamo queste due alte forme di cultura: Teatro e Letteratura e facciamo un salto in Giappone, che cosa viene fuori?
Il kamishibai.
Il kamishibai, traducibile come “dramma di carta” è un antico metodo giapponese di narrazione che ha avuto la sua massima espressione tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta del Novecento. Un tempo utilizzato solo dai cantastorie, si tratta di un teatro in legno, un originale ed efficace strumento per l’animazione alla lettura, che combina immagini e testo. Edizioni Artebambini è stata la prima casa editrice a promuovere e portare in Italia il kamishibai che, a oggi, è molto più di una semplice alternativa per raccontare le storie: è un’opportunità per scoprire mondi nuovi in modo unico e coinvolgente.
Allan Sey
Allen Say è uno scrittore e illustratore nippo-americano. È noto soprattutto per Grandfather’s Journey, un libro illustrato per bambini che racconta il viaggio di suo nonno dal Giappone agli Stati Uniti e ritorno, che ha vinto la medaglia Caldecott per l’illustrazione nel 1994. Questa storia è autobiografica e si riferisce ai continui spostamenti di Say durante la sua infanzia. Il suo lavoro si concentra principalmente su personaggi giapponesi e nippo-americani e sulle loro storie, e diverse opere hanno elementi autobiografici (fonte Wikipedia).
L’albo illustrato: L’uomo del kamishibai
Il libro: L’uomo del kamishibai, è scritto e illustrato da Allan Sey ed edito da Artebambini Edizioni. È un testo unico nel suo genere, curato nei minimi dettagli. Le immagini delicate catturano l’osservatore, è facile trovarsi in un parco giapponese, con alberi di ciliegio in fiore, mangiare un dolcetto e godersi uno spettacolo del teatro di carta. Di carne c’è solo l’uomo che la racconta.
Questo testo, oltre a una storia fatta di parole, carta, immagini meravigliose, regala quella che può diventare un’esperienza unica: creare un kamishibai. Un laboratorio di emozioni, da vivere insieme a qualcuno o perché no, anche da soli.
Perdita di antichi mestieri
In un mondo dove le macchine vogliono sostituire gli esseri umani, questo piccolo albo ci racconta di mestieri antichi. Quello del kamishibai è un mestiere orientale, del lontano Giappone, eppure vicino a noi, personalmente mi ricorda il Teatro dei Burattini: come dimenticare Mangiafuoco e Pinocchio?
In Europa, la diffusione delle compagnie di attori, di burattinai e marionettisti, avviene dalla metà del Seicento.
L’uomo del kamishibai, si guadagnava da vivere vendendo dolcetti insieme alle sue storie, non in un’unica volta, ma a episodi, cosicché il pubblico sarebbe tornato per ascoltare che cosa sarebbe accaduto ai personaggi della storia. Un antico “Netflix”, ma forse più una fiction a puntate.
“Non molto tempo fa in Giappone, in una piccola casa sulla collina, vivevano un anziano signore e sua moglie. Sebbene non avessero avuto figli, si chiamavano l’un l’altra “Jiichan” e “Baachan”. Jiichan vuole dire nonno e Baachan significa nonna”.
E allora da macchine disumane, torniamo a “essere umani”.