Prima del prima e dopo del dopo
noi ci ritroviamo e ci ritroveremo qui;
in nessun luogo e in nessun tempo
ci riscatteremo perché il riscatto
e la rivalsa implicano la bieca accettazione
del perbenismo, del conformismo,
dell’arrivismo, etc etc. Non dimenticartelo mai.
Lasciamo che il nostro essere o presunto tale
si dispieghi in qualche sguardo alle passanti.
Il sale della vita sta anche in certi sguardi.
Noi conosciamo bene queste strade,
ma anche queste strade conoscono bene
noi. Questa cittadina ha occhi e orecchi
e sa tutto di noi, anche se terrà tutto per sé.
Se mi sento solo, talvolta il cielo
viene in soccorso o almeno così sento
di primo acchito (forse è solo un’impressione
fugace, errata). Quando sono solo
esco e la luce del giorno mi sembra
compiere la grammatura di me stesso.
No. Non è vero. È solo un’espressione poetica.
Non farci caso. Ridi pure di me.
La realtà è che ho cercato invano un posto nel mondo,
non l’ho trovato,
ora lasciatemi qui in un angolo qualsiasi
perché io sono una cosa tra le cose.
Le nostre esistenze e quel che resta
(forse solo uno stupido grigiore)
sono misere parvenza di questa cittadina,
che non ci ha dato niente
perché non ci doveva dare niente
e a cui non abbiamo dato niente
perché non dovevamo dare niente
in un reciproco scambio di indifferenza,
in una mancata effusione, in un perduto
abbraccio che si perde nella notte
dei tempi (in amore
dicono tutti che vince chi fugge,
che vince l’assenza).
Noi, quintessenza di qualcosa
o qualcuno che ci sfugge!
Noi, quintessenza del niente!
Questa città addormentata
ogni notte sulle sponde dei due fiumi
non è nostra, non è mai stata nostra.
Niente ci appartiene, se non l’abitudine.
Possiamo dire a onor del vero
che non abbiamo mai fatto parte
della “comunella dei malvagi”, descritta
da Michelstaedter, che siamo sempre
stati distanti dagli abusi di potere,
dai ricatti, dai compromessi. Siamo
sempre stati alieni dagli intrallazzi,
dalle pubbliche relazioni, dagli scambi
di favore per quieto vivere
ed è anche per questo che ora
siamo soli. Oh nella vita contano
le conoscenze e le frequentazioni!
Ah i miei concittadini
che prima erano catto-comunisti,
apparentemente duri e puri,
e ora per tornaconto personale
si scoprono destrorsi dell’ultima ora,
non conoscendo nemmeno
un minimo di dignità nell’incoerenza!
Che si levi alta la rabbia, oltre
quella torre, oltre quel campanile!
Che mai divenga rassegnazione,
anche se lo scoramento è cosa probabile!
Cambiamo completamente lo strato
più superficiale della nostra epidermide,
continuamente cambiamo pelle:
così probabilmente avviene anche
nello strato più superficiale della nostra interiorità,
ma il nucleo più profondo di noi stessi
forse resta inalterato, intoccabile.
Importante è stare accorti, essere vigili,
mentre si contempla il paesaggio,
perdersi in esso fin nelle più intime fibre
dell’animo, accogliere il mondo
per come viene, per come si presenta
senza combinare per forza intuizione e logica.
Le cime innevate dei monti là lontane.
Qua nell’immediato la piazza della stazione.
È bello ritrovarsi qui tra amici di infanzia
a parlare con leggerezza del più e del meno,
di vecchi amori, di compagni di scuola,
di vecchie conoscenze. È un modo
come un altro per espellere le tossine,
per sputare dalla ferita il veleno.
Noi parliamo. Le nostre parole libere
si perdono nella strada, nell’oscurità.
Quale fu il gesto che tradì il segreto
degli amanti? Sono qui e ora a pensare
che le scuse non servono a niente.
Ci vogliono atti riparatori perché
le parole difficilmente sono riparatorie.
Voglio parole realiste. Voglio parole mie.
Di parole non mie che trattano di idee
non mie non so che farmene.
Tu mi parli di un amore lontano,
(lei trovò solo un pretesto qualsiasi per lasciarti,
l’amore è gioco di proiezioni, rispecchiamento,
idealizzazione e chi rimpiange un amore lontano
rimpiange sé stesso nel tempo che fu, questo soltanto.
Quando ci si innamora ci si innamora
della parte migliore di noi stessi,
del noi nell’altra, e se una donna
si innamora di noi si innamora
di sé stessa in noi).
mentre sorseggi il cappuccino,
e io ti ascolto, sapendo perfettamente
le pieghe che prenderà il discorso.
Bisogna saper distinguere in amore
o nella sua parvenza l’attenzione
per l’altro dal compiacimento e dal narcisismo.
Io sono questo coso non amato,
ma a volte mi dico che non mi perdo
niente a non essere amato,
se regnano sovrani la mancanza d’anima
e l’incomprensione. Lo so. Lo so.
Bisogna trovare una donna o almeno
un’amante occasionale che ci procuri orgasmi!
Lo so. Essere soli significa essere perdenti,
significa essere derisi, sbeffeggiati fino all’ultimo dei giorni.
Chi dice che si sente solo è un fallito
e di queste cose non si parla perché qui vige
il caro vecchio inossidabile determinismo economico.
Ma non sono questi i problemi. Sono troppo accorto
per sapere che la mancanza d’amore
non necessariamente porta all’odio.
Qui la vita scorre a rilento,
ma altrove scorre a fiumi il sangue.
Accontentiamoci di questa noia
di provincia che ci assale sul far della sera.
Accontentiamoci delle nostre malinconie sottili.
Anche oggi un altro giorno è andato.
Camminiamo tra la gente indifferente.
Ci sentiamo parte di questa massa amorfa
che chiamiamo gente, che va e viene
e noi la seguiamo partecipi, ma per qualche
istante soltanto. Poi ci fermiamo. Un tempo dicevo a una ragazza:
“Io non so perché io sono io e perché tu sei tu,
ma se io sono io è perché tu sei tu e viceversa”,
ma in realtà ero un illuso, scoprii che la cosa non era reciproca,
che questo pensiero non era condiviso.
Le parole sono inutili. La poesia è inutile.
Tutta la poesia è inutile, se non è un mezzuccio
per fottere. Fottere per alcune persone è un mezzo
per raggiungere un obiettivo e per altre è il vero
fine della loro vita. Quanti secondi dura un orgasmo?
Quanto è intenso ma anche effimero! E quanta fatica
per conquistare una donna che dia degli orgasmi! Non giriamoci troppo intorno.
Non fatevi assalire dai dubbi perché per quasi
tutti è così. Anche coloro che evitano accuratamente
il sesso nella vita, inseguendo mistica e spiritualità,
finiscono per farsi pesantemente condizionare la vita
dalla mancanza di esso perché in questa società occidentale
bisogna fottere allegramente, ma mi raccomando
senza fare figli. Anche gli anziani non fanno
altro che rimpiangere il sesso, i bei tempi andati.
Ora io per farmi bello, per personal
branding dovrei usare parole difficili, fare
sottili distinguo, complicare il già complesso.
E io per apparire credibile agli occhi
degli intellettuali dovrei spaccare
il capello in quattro, dare libero sfogo alla masturbazione
cerebrale senza raggiungere l’orgasmo.
No. Mi dispiace conosco le regole del gioco,
ma non gioco. Potremmo dire: noi abbiamo
vissuto quel poco che ci bastava
e ancora un poco lasciateci vivere,
mentre ascoltiamo il rintocco delle campane,
che scandiscono la vita del paese.
Passano i giorni, passano gli anni
e noi siamo ancora qui con i nostri pensieri
ridotti all’osso, con i nostri animi rivedibili,
con i nostri bersagli mancati, con le nostre vite minime
(anche nella vita come nella finanza
si possono fare bilanci truccati.
Però male che vada si truffa solo noi stessi).
…le persone più fortunate
sono quelle che non pagano
per i loro errori, ma sono anche
le più ingiuste perché i loro errori
li pagano altri…